Risorgimento italiano..........

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    Il Risorgimento............una violenza


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    Mai definizione fu pi� calzante per definire gli avvenimenti che hanno portato all�unit� d�Italia: un evento storico che si � consumato nell�aperta ostilit� delle popolazioni interessate o, quanto meno, nella pi� assoluta indifferenza.

    Elena Bianchini Braglia, una delle pi� qualificate studiose della storia risorgimentale, ha pubblicato un libro che riassume i termini storiografici della questione con un originale stratagemma letterario: la signora Italia in crisi d�identit� si reca da uno psicologo per cercare di mettere ordine nelle vicende della sua vita.


    Monaldo Leopardi, padre di Giacomo, scriveva: �non vi � ragione che gli italiani si graffino il volto, accorgendosi che la loro casa � divisa in pi� camere e non in un solo salone�. In effetti la civilt� italiana fu esempio grandioso di arte e di cultura quando gli italiani non erano tali, ma erano fiorentini, milanesi, romani, veneziani, napoletani� Con la nascita della nazione unitaria la cultura italiana � andata incontro a un rapido declino e gli abitanti della penisola hanno cominciato a essere guardati con la lente di stereotipi caricaturali e folcloristici, se non come un popolo di straccioni!

    Nel racconto della signora Italia emergono i personaggi che sono stati elevati al rango di �padri della patria�: Vittorio Emanuele, Cavour, Garibaldi, Mazzini solo per citare i pi� importanti. Caratteristica comune a tutti erano le debolezze umane e talvolta la fragilit� caratteriale, e soprattutto la scarsa consapevolezza della posta in gioco degli eventi risorgimentali. Infatti il movimento unionista era qualcosa che andava ben al di l� di questioni locali: i fili dei burattini erano tirati dalle logge massoniche straniere, soprattutto nei paesi anglosassoni protestanti, che volevano cancellare la Chiesa Cattolica e in generale ogni traccia di Ancien R�gime. Per questo la rivista dei gesuiti �La Civilt� Cattolica�, tenace avversaria culturale del Risorgimento, definiva il protestantesimo come la �molla della rivoluzione�, osservando come il fine del Risorgimento fosse quello di sostituire la morale cattolica con quella, per tanti aspetti assolutamente angosciante, delle chiese protestanti.

    Per i popoli italiani il Risorgimento sar� una lunga sequenza di episodi dolorosi: guerre, plebisciti-truffa, brigantaggio, scandali e corruzione� Ma ci furono anche episodi nobili della Resistenza antirisorgimentale che non devono essere dimenticati: la Brigata Estense che segu� in esilio il duca di Modena, l�eroica resistenza di Gaeta e di Ancona, la vittoria pontificia a Mentana: il libro ripercorre con commossa partecipazione queste vicende alle quali la Bianchini Braglia ha dedicato studi approfonditi pubblicati in altri volumi.



    Elena Bianchini Braglia, Risorgimento. Le radici della vergogna. Psicanalisi dell�Italia, CSR Edizioni Terra e Identit�, Reggio Emilia 2009, pp.288, � 15,00 � www.elenabianchinibraglia.it

    Dal sito : http://blog.libero.it/BRIGANTESEMORE/8267333.html

    Le origini risorgimentali della corruzione italiana

    risorgimento_79


    di GIORGIO FILOGRANA

    Vittorio Emanuele II rivolgendosi al plenipotenziario inglese August Paget dichiar� esplicitamente: �Ci sono due modi per governare gli italiani: con le baionette o con la corruzione�. Fece usare le une e l�altra con spregiudicata brutalit� e cos� nacque l�Italia: una monarchia poco democratica fondata sulle tangenti.

    Il nuovo stato fu travagliato da molti scandali, dal crack della Banca Romana allo scandalo delle Regie Tabaccherie dove alcuni innocenti pagarono per colpe mai commesse (mentre il re poco prima si era appropriato di 20 milioni dell�epoca come �residuo� di bilancio ), sino alle grandi truffe delle ferrovie dove negli elenchi dei soci e nei bilanci c�erano ripetizioni e imprecisioni tali da meritare l�apertura di qualche fascicolo giudiziario.

    L�avvenimento pi� imbarazzante fu per� l�affare dei lavori del canale Cavour in cui fu coinvolto Gustavo Cavour, fratello del presidente del consiglio Camillo, uno dei maggiori azionisti della Cassa di Sconto, che se n�era accaparrato l�appalto grazie a capitali inglesi.

    I Cavour erano affaristi abilissimi e spregiudicati. Per esempio durante una carestia, quando il prezzo del pane era altissimo, la famiglia Cavour rappresentava la maggioranza degli azionisti dei mulini di Collegno che facevano incetta di farina e grano.

    Ferdinando Petruccelli della Gattina, giornalista abile e sarcastico, ne diede un lucido resoconto nel suo libro I moribondi di Palazzo Carignano. Il Petruccelli era all�opposizione e non tollerava gli inutili rituali della retorica parlamentare. Nel suo libro leggiamo che la camera, composta da 443 deputati, era in realt� un esercito di principi, duchi, conti, marchesi, generali, ammiragli, avvocati, cavalieri e commendatori. C�erano anche un bey dell�impero Ottomano, qualche legion d�onore ed infine Giuseppe Verdi. Mancava invece Carlo Cattaneo il quale, pur essendo stato eletto per tre volte, si rifiut� di giurare fedelt� ai Savoia.

    Il centro del parlamento era definito la �zattera della Medusa, dove tutti i naufraghi sono aggrappati, tutti i superstiti, tutti gli sbandati. Essa � un ospizio degli invalidi�. La sinistra sembrava un arcipelago di anime in pena: mazziniani, garibaldini, pseudofederalisti e oltremontani ed infine gli �uccelli da passeggio� cio� l�estrema sinistra, cos� definita perch� sempre sul punto di passare sui banchi della destra.

    Intanto le tasse continuavano a crescere e i giornali del 1866 rilevarono che 22 milioni d�italiani avevano pagato il doppio delle tasse rispetto a 19 milioni di prussiani. A giudizio di Lord Clarendon il governo era una nullit� e la corona d�Italia era a rischio con quel re �ignorante, bugiardo, intrigante che nessuno poteva servire senza danno per la propria reputazione�. A giudizio degli ambasciatori inglesi �in una nota diplomatica destinata a Londra� il pi� debole di tutti era il ministro degli esteri conte Campello: �La sua intelligenza � cos� limitata e appare cos� totalmente ignaro dei problemi del suo dicastero che tentare di avere una conversazione con lui equivale a perdere tempo�.

    Seguiamo lo scandalo della Banca Romana nel resoconto del giornalista Pietro Sbarbaro. Sin dai tempi della Repubblica Romana di Mazzini era a capo dell�oligarchia della Banca un certo Tanlongo, che fu incaricato dai vari capi di governo (da Cavour a Giolitti fino a Crispi) di offrire somme considerevoli ad alcuni prelati che avrebbero dovuto ammorbidire il Vaticano sulla questione Unit� d�Italia e di assecondare i fratelli della massoneria. A questi furono concessi prestiti personali estesi anche ad amici degli amici con l�emissione in eccedenza di banconote. Giolitti tent� di nascondere lo scandalo, comprese sei buste voluminose che riguardavano Crispi, ma l�affare fu scoperto. Il Tanlongo fu arrestato il 18/1/1893 e la sua difesa sostenne che le irregolarit� erano state sollecitate dallo stesso governo.

    Alla caduta del governo Giolitti fu nominato Crispi il quale, per coprire lo scandalo, d�accordo con il re govern� per un anno intero a camera blindata, cio� convocandola solo undici giorni. Fu dimostrato che la Banca Romana aveva consegnato illegalmente a Crispi 718.000 lire dell�epoca (13 miliardi d�oggi). Nessuno tuttavia os� intralciare lo statista che stravinse le elezioni e govern� con ampi poteri. La fine politica di Crispi fu segnata dalla cattiva avventura coloniale in Africa, ma non mancarono altri moribondi ad occupare le aule del palazzo.

    In collaborazione con: www.centrostudifederici.org/
     
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  2. Simpaticissima
     
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    Interessantissima questa parte della storia del nostro paese. Le argomentazioni ci toccano molto. Bisogna soffermarscisi un po' per riflettere ed elaborare gli avvenimenti e le conseguenze che ne sono derivate, delle quali, per molti aspetti risentiamo ancora oggi
     
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    bisogna che iniziamo a comprendere la vera storia carissima ..................per affrontare un futuro che per ora non � dei migliori.............
    Ciao al forum :D :D
     
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  4. Simpaticissima
     
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    Condivido. Buonanotte cara Prinzessin
     
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    Vivi una buona vita onorevole, cos� quando sarai vecchio e te la vedrai passare davanti agli occhi, potrai gioirne una seconda volta. Condividi la tua conoscenza e sii gentile con il prossimo, ognuno di noi, in cuor suo sta lottando le sue battaglie.

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    Buon giorno ^_^ Prinzessin Adelgunde 🌹
    Ho letto tutto con molto interesse e per molti versi condivido questo sfogo contro un'immagine di Italia desiderata dal popolo che non fu....
    Vittorio Emanuele II e Cavour non puoi capire quanta antipatia nutro nei loro confronti...
     
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  6. Bianca Serena
     
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    Il massacro di Pontelandolfo e Casalduni.................
    da parte delle truppe dei Savoia comandate dal Generale Cialdini

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    Il 14 agosto 1861 Pontelandolfo e Casalduni, paesini del Beneventano, furono completamente rasi al suolo e gli abitanti trucidati senza distinzione di sesso e di et�. Contrariamente agli eccidi cui ci hanno abituati le peggiori pagine della storia dell�occupazione nazista, questo crimine � molto meno noto, forse perch� interess� una popolazione vicina ai �briganti�, epiteto con cui sono stati etichettati coloro che intendevano resistere all�arroganza dei piemontesi, che, all�indomani dell�unificazione dell�Italia, si comportarono da invasori e non, come avevano fatto intendere, da fratelli liberatori.

    Nel 1861 in Italia meridionale i contadini erano vessati dai latifondisti filo-piemontesi che detenevano il potere. Il 7 agosto 1861 i briganti di Fra Diavolo occuparono Pontelandolfo, uccidendo i soldati piemontesi e saccheggiando e incendiando alcune case di ricchi proprietari terrieri; in quest�occasione proclamarono un governo borbonico provvisorio; ai briganti di Fra Diavolo si unirono i contadini. Qualche giorno dopo, per ripristinare l�ordine, fu inviato un reparto di quaranta bersaglieri e quattro carabinieri comandati da un tenente. Questo reparto, che all�inizio si era presentato con intenzioni concilianti, fu aggredito dalla folla che chiedeva pane e libert� e dovette rinchiudersi in una torre, da cui cominciarono a sparare sulla gente, che, inferocita, poi trucid� tutto il reparto ad eccezione di un sergente che, riuscito a fuggire, testimoni� i fatti.

    Litografia_ballagny,_fine_XIX_sec._gen._enrico_cialdini

    Il generale Cialdini, invece di punire i colpevoli, decret� la distruzione totale di Pontelandolfo e Casalduni, considerando responsabili tutti gli abitanti del luogo. Gli abitanti di Casalduni, avvisati dell�arrivo dei soldati, abbandonarono il paese e si rifugiarono sulle montagne sotto la protezione dei briganti; solo quelli che non erano riusciti a fuggire subirono una morte atroce. Non cos� fortunati furono gli abitanti di Pontelandolfo. La popolazione fu sorpresa nel sonno. Le truppe, perch� nessuno potesse salvarsi, chiusero le vie d�uscita del paese e si scatenarono con particolare violenza sulla popolazione, massacrando e violentando donne, vecchi e bambini.

    Quindi furono saccheggiate le case e le chiese e alla fine fu dato fuoco all�intero paese, eseguendo l�ordine del generale Cialdini: �Desidero vivamente che di questi due paesi non rimanga pi� pietra su pietra. Ella � autorizzato a ricorrere a qualsiasi mezzo, infliggendo a quei due paesi la pi� severa punizione�. Il bersagliere Carlo Margolfo annotava nel suo diario: �Entrammo in paese e subito cominciammo a fucilare i preti e gli uomini, quanti capitavano. Indi il soldato saccheggiava. E, infine, abbiamo dato l�incendio al paese. (�) Quale desolazione! Non si poteva stare d�intorno per il gran calore. E quale rumore facevano quei poveri diavoli che per sorte avevano da morire abbrustoliti sotto le rovine delle case. Noi, invece, durante l�incendio avevamo di tutto: pollastri, vino, formaggio e pane�.

    Il generale Cialdini il giorno dopo telegraf� al ministro della guerra piemontese: �Ieri all�alba giustizia fu fatta contro Pontelandolfo e Casalduni. Essi bruciano ancora�. Ma quali erano le motivazioni che spingevano i briganti e i contadini ad assassinare soldati di un esercito non straniero, italiani come loro? In realt� i liberatori, da cui i contadini si aspettavano terra, lavoro, giustizia e libert�, si erano impadroniti di uffici pubblici e posti di governo e avevano introdotto tasse sulla successione e leggi oppressive. Molti contadini, danneggiati dalle nuove norme vessatorie, si erano armati e nascosti nei boschi; ad essi si unirono elementi diversi che avevano in comune unicamente l�odio per la modalit� con cui era stata compiuta l�unificazione: furfanti di bassa lega, ma anche nobili fedeli ai Borbone, ex soldati dell�esercito borbonico, disertori, evasi dal carcere, persino ex garibaldini delusi. La successiva introduzione della legge Pica (1863), che avrebbe dovuto rimuovere il brigantaggio, serv� ad accrescere il malcontento dei contadini che subivano il fascino dei guerriglieri ribelli. Alle imboscate e ai combattimenti intrapresi dai briganti seguivano le rappresaglie scientifiche degli �invasori� piemontesi. Prima venivano distrutte le chiese e uccisi i preti, poi dappertutto violenze, torture, sevizie, anche su donne, vecchi e bambini. In questo clima di terrore si consuma il dolore di migliaia di vittime, violentate, fucilate o impiccate.

    Gli esecutori degli eccidi in Abruzzo, Campania, Basilicata e Calabria furono insigniti di medaglie e decorazioni. Probabilmente si tratt� di una rivolta proletaria mai portata a termine e forse anche della prima guerra civile dell�Italia unita. Le violenze ingiustificate fecero scrivere a Gramsci: �Lo stato italiano era una feroce dittatura che ha messo a ferro e fuoco l�Italia meridionale e le isole crocifiggendo, squartando, seppellendo vivi i contadini poveri che gli scrittori salariati tentarono di infamare con il marchio di briganti�.

    dipinto-strage-Pontelandolfo

    Dal sito : www.agoravox.it/153-anni-fa-il-massacro-di.html
     
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    Il generale Enrico Cialdini: una figura controversa del Risorgimento

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    Introduzione di Luigi Malavasi Pignatti Morano



    Se per studiare il fenomeno del cosiddetto brigantaggio meridionale si facesse esclusivo affidamento sui manuali universitari, del generale Enrico Cialdini � uno dei principali artefici della dura repressione dei moti antisabaudi nel Mezzogiorno � si conoscerebbe, forse, a malapena il nome. Una semplice verifica, del resto, � sufficiente per constatare questa discutibile omissione. Chi scrive, infatti, ha provato a consultare l'indice dei nomi di tre testi piuttosto diffusi tra gli studenti (Storia contemporanea di T. Detti e G. Gozzini, Storia contemporanea di G. Sabbatucci e V. Vidotto e L'et� contemporanea di A. M. Banti); e il risultato � stato pressoch� il medesimo: Cialdini non � mai citato nei primi due volumi, mentre nel terzo � menzionato una sola volta in riferimento alla guerra d'indipendenza del 1866. In sostanza, solo ai lettori di Banti � dato sapere quantomeno dell'esistenza di Cialdini, mentre alla campagna contro il brigantaggio il suo nome non � mai accostato.
    Eppure il generale originario di Castelvetro non fu certo uomo di poco conto, considerato che, all'indomani dell'Unit� d'Italia, ricevette pieni poteri civili e militari in qualit� di luogotenente dell'ex Regno delle Due Sicilie. Suo compito era quello di soffocare le rivolte dei ribelli e dei legittimisti che "infestavano" il Meridione e mettevano a repentaglio la sicurezza interna del nuovo e ingrandito Stato sabaudo. Compito che egli assolse col massimo zelo, senza preoccuparsi dei costi umani di quella che alcuni recenti studi definiscono la prima guerra civile italiana. Cialdini stesso, del resto, dopo aver duramente represso i "briganti" insorti nel Napoletano, non solo non nascose il prezzo di sangue pagato dalle popolazioni locali, ma anzi, nel comunicare a Torino i risultati conseguiti, lasci� trasparire dalla meticolosa precisione dei suoi dati un evidente compiacimento: �8968 fucilati, tra i quali 64 preti e 22 frati; 10.604 feriti; 7112 prigionieri; 918 case e 6 paesi interamente bruciati; 2905 famiglie perquisite; 12 chiese saccheggiate; 13.629 deportati; 1428 comuni messi in stato d'assedio� (citato in G. B. Guerri, Il sangue del Sud).
    Che giudizio merita, quindi, il generale Cialdini? Pu� essere assolto per i suoi crimini di guerra adducendo come attenuante la "giusta" causa nazionale per la quale ha combattuto, nella convinzione di compiere il suo dovere di soldato? Oppure, come ha sostenuto nel 2011 il sindaco di Pontelandolfo (paese del Beneventano che il 14 agosto 1861 fu vittima di un feroce eccidio), �tutte le onorificenze e le medaglie generosamente conferitegli [dovrebbero essere] rimosse�?


    Cialdini1866WP

    L'accusa di Elena Bianchini Braglia



    A Castelvetro di Modena l�8 agosto 1811 nasce Enrico Cialdini, passato alla storia come grande generale e padre della patria. Con l�assedio di Gaeta che chiude la storia del Regno delle Due Sicilie, diventa famoso e ottiene il titolo di duca. Ma in realt� a Gaeta, come anche poi nella repressione del brigantaggio, pi� che un prode ufficiale sembra un criminale di guerra. Ordina senza remore di bombardare abitazioni e ospedali, uccide civili e ammalati. Un testimone, Teodoro Salzillo, narra di �settantasei giorni di fuoco s� ostinato e micidiale che anche nei propri letti venivano uccisi i malati e i feriti�. Poi aggiunge che per �questo fatto orribile (accaduto nel secolo che s�� detto del progresso)� Cialdini viene richiamato dal governatore. Per giustificarsi non trova di meglio da dire che �le palle dei miei cannoni non hanno occhi�. E il Salzillo ritiene che questa �tremenda risposta!� porter� �eterna vergogna a chi os� pronunciarla!�.
    Quando gli assediati decidono di arrendersi, il 13 febbraio 1861, Cialdini continua a bombardare. A trattative avviate il fuoco � anzi pi� intenso, perch�, spiega a Cavour, �sotto il tiro dei cannoni cederanno a condizioni pi� vantaggiose per noi�. Addirittura a capitolazione firmata ordina di colpire la polveriera del Transilvania, dove muore il sedicenne Carlo Giordano.
    Il risentimento del popolo del Sud non muore certo sugli spalti di Gaeta: nei mesi successivi trova espressione nel fenomeno della resistenza per bande. E anche qui Cialdini mostra una brutale ferocia. Ordina persecuzioni, arresti in massa, esecuzioni sommarie. Distrugge casolari, masserie e centri abitati. Non uccide solo i briganti, ma anche tutti quelli che crede possano averli in qualche modo aiutati. E la categoria dei sospettati s�allarga all�inverosimile. Il 3 gennaio 1862 a Castellamare del Golfo, 7 persone vengono fucilate: tra queste ci sono tre donne, un sacerdote, un anziano. E c'� anche la pi� giovane martire della "libert� che nega se stessa": una bambina di nove anni, Angela Romano.
    Infine, i tristemente noti eccidi di Casalduni e Pontelandolfo. Dopo che una colonna di piemontesi viene attaccata e 40 carabinieri vengono trucidati da una folla esasperata, Cialdini ordina di distruggere tutto, di non lasciare che resti �pietra su pietra�. Ricorda il bersagliere Carlo Margolfo: �Entrammo nel paese. Subito abbiamo incominciato a fucilare i preti e gli uomini, quanti capitava, e infine abbiamo dato l�incendio al paese, abitato da circa 4500 abitanti. Quale desolazione! Non si poteva stare dintorno per il gran calore, e quale rumore facevano quei poveri diavoli che la sorte era di morire abbrustoliti!�.
    Migliaia di persone arrostite, un paese di 4500 abitanti sacrificato per quaranta carabinieri uccisi� Ecco l�eredit� di Cialdini: con le sue rappresaglie ha anticipato le pi� feroci dittature, ha fatto da maestro ai nazisti. E l�allievo, si noti, non ha in questo caso superato il maestro: Enrico Cialdini, nella sua crudele grandezza, � rimasto solo, e di rappresaglie uno a cento, fortunatamente, la storia non ne ha pi� dovute vedere.


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    La difesa di Paolo Rodolfo Carraro



    Impresa sempre ardua � giudicare i personaggi storici, in specie quando � trascorso molto tempo dalla loro opera. Cialdini era un soldato che si impegn� quasi sempre in prima linea nelle battaglie che combatt�, con valore e senza timore della morte. Ebbe pure un carattere decisionista che lo portava a voler risolvere celermente le campagne e gli assedi che si trov� a dirigere.
    Per le contestazioni mosse a lui relative alla campagna contro il Regno delle Due Sicilie dobbiamo considerare che il preliminare di quel conflitto, cio� una dichiarazione dello stato di guerra da Torino a Napoli, non ci fu, e si trov� a condurre operazioni che secondo le leggi e le consuetudini internazionali non erano legittime. Ne deriverebbe quindi una censura, ma ai vertici dello Stato, non ai militari.
    Da qui le prime critiche: l'assedio ad Ancona contro le truppe pontificie e quello di Gaeta, contro i Borbonici. Dai documenti degli archivi risulta che il governo Cavour lo tempestava di dispacci intimanti la conclusione veloce degli assedi (a loro volta ispirati da Napoleone III che sapeva quanto quelle operazioni potessero influire sull'opinione pubblica internazionale). Oggettivamente ogni altro comandante non si sarebbe potuto comportare diversamente. La questione della repressione del brigantaggio � comunque la pietra che pi� pesa sul giudizio che si d� al Cialdini.
    Chi ha potuto esaminare i documenti dell'archivio storico militare ha affermato che in quella vicenda, come del resto in tutte le guerre civili � perch� di guerra civile si tratt� � nessuna delle parti in lotta lesin� ogni genere di nefandezza. In questo tipo di guerra, dove i soldati vengono attaccati a tradimento, trucidati e mutilati, � normale che la reazione sia la rappresaglia. Fu sempre cos� in ogni epoca e in ogni luogo. Per evitare ci� non andrebbe fatta la guerra. Punto! Ma, come abbiamo scritto, il conflitto era iniziato in modo irregolare, e il governo doveva risolverlo in fretta per questioni di relazioni internazionali: la pietra che rotolava aveva creato la frana. Non dimentichiamo pure che quei fatti che durarono un decennio non videro contrapposti i Settentrionali ai Meridionali, ma gli unitari (che comprendevano i proprietari terrieri del Sud e le bande armate da loro finanziate) agli indipendentisti (che annoveravano tra le loro file pure i briganti veri e propri), per cui parecchie azioni di repressione furono effettuate dalla classe dominante al potere nel Sud con l'appoggio dell'esercito del Nord.
    Era una societ� dove chi prendeva le decisioni era un 2-3% della popolazione, cos� come in tutta Europa. La repressione venne criticata sia nel Parlamento italiano che in Europa, ma la stragrande maggioranza di chi deteneva potere e possibilit� di influire sulla pubblica opinione non protest� perch� la repressione armata delle rivolte faceva comodo a tutti. Non possiamo quindi, a nostro parere, caricare la figura del Cialdini di responsabilit� che erano al di sopra di lui, mero esecutore degli ordini del suo governo.

    Dal sito : http://lafinediunmondochefu.blogspot.it/search?q=cialdini
     
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    Un Padre della Patria e un tiranno a confronto


    franzivvonmodenagrosaspina_hi




    Ecco un episodio che coinvolse la famiglia del Padre della Patria Camillo Benso Conte Cavour :
    durante una grave carestia a Torino; il prezzo del pane era salito a livelli insostenibili, e la gente moriva di fame. Cominci� a correre per la citt� la notizia che Camillo Benso Conte di Cavour era il principale azionista dei mulini di Collegno, noti perch� vi si faceva incetta di di farina e di grano. una vera folla si radun� sotto le finestre del lussuoso Palazzo della famiglia Cavour.
    Una folla affamata chiedeva pane..... Ebbene, che cosa seppe e volle fare dinnanzi a una folla di miseri piegati dalla carestia,il liberatore, colui che dava voce ai gemiti di un popolo oppresso ? Non si limit� di dare " brioches" , secondo un clamoroso falso storico,avrebbe fatto la povera Maria Antonietta meritandosi per questo la ghigliottina.......Camillo Benso conte di Cavour,emblema dei liberati e dei liberatori,,seppe fare molto di pi� : ordin� alle forze alle forze armate di disperdere a colpi di baionetta, quella folla affamata e molesta! Alcuni di quei disgraziati furono persino arrestati : finirono in carcere, per avere osato chiedere pane a chi si proponeva come liberatore dei popoli oppressi..........................
    La famiglia dei Cavour non godeva di buona reputazione. Il padre si era occupato di diverse speculazioni finanziarie che, se erano state molto vantaggiose per lui, si erano nondimeno rivelate una rovina per molti altri. Ma pare che il benessere del popolo non fosse tra le principali preoccupazioni della famiglia. O meglio, lo era quando si trattava di farsi belli mascherando le proprie velleit� politiche con la necessit� di liberare chi non doveva essere liberato
    ..............................................................


    Sempre durante una grave carestia, a Modena " stavolta", nel 1815, dinanzi al popolo che rischiava di patire la fame, quello spietato tiranno , quel crudele, retrivo oscurantista che fu , secondo i manuali di storia, il Duca Francesco IV d'Austria/Este utilizz� i suoi beni personali, senza intaccare i risparmi dello stato, e acquist� pane e minestra per tutti i poveri della citt�. Scriveva Marc'Antonio Parenti, celebre filologo modenese, a quell'epoca segretario del governo della Mirandola
    " Anche qui si � introdotta la distribuzione delle minestre ai poveri, e diversi buoni e agiati individui si prestano con edificazione e zelo a questa bella opera di carit�.............ma sono sempre le persone cristiane, e non i vantati filantropi, che eseguono in pratica ci� che gli altri si contentano di esaltare con parole ampollose"

    Non c'� da chiedersi poi, credo, perch� i piemontesi non riuscirono a sobillare quelle rivolte popolari che avrebbero voluto utilizzare per rendere pi� credibile la loro mascherata! Ci sarebbe stato da meravigliarsi il contrario. Perch� la gente , sopratutto la gente semplice, il popolo, da sempre guarda pi� ai fatti che alle chiacchiere.

    Da " le Radici della Vergogna " di Elena Bianchini Braglia edizioni
     
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    Ti leggo sempre con molta attenzione, Prinzessin. Dobbiamo essere molto attenti agli avvenimenti che hanno portato l'Italia a quello che � oggi. Favorevoli o contrari agli avvenimenti del passato, il bilancio oggi � molto pesante. Stiamo cadendo sempre pi� nel baratro. Ognuno poi tragga le sue conclusioni. Io sono una nostalgica del tempo che fu
     
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    CITAZIONE (Simpaticissima @ 22/3/2016, 16:41) 
    Ti leggo sempre con molta attenzione, Prinzessin. Dobbiamo essere molto attenti agli avvenimenti che hanno portato l'Italia a quello che � oggi. Favorevoli o contrari agli avvenimenti del passato, il bilancio oggi � molto pesante. Stiamo cadendo sempre pi� nel baratro. Ognuno poi tragga le sue conclusioni. Io sono una nostalgica del tempo che fu

    Mi associo
    " un popolo che non conosce il suo vero passato � costretto a soccombere "
    Indro Montanelli

    noi non abbiamo ancora fatto i conti con la nostra vera storia...............
     
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    Vivi una buona vita onorevole, cos� quando sarai vecchio e te la vedrai passare davanti agli occhi, potrai gioirne una seconda volta. Condividi la tua conoscenza e sii gentile con il prossimo, ognuno di noi, in cuor suo sta lottando le sue battaglie.

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  13. Simpaticissima
     
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    Da rabbrividire grazie Prinzessin che ci apri gli occhi su quella che � stata la vera storia di questa Italia . Oggi, con altri metodi, ma la situazione, non � cambiata. A chi ha <<l'onore del potere>>, anche <<l'onore>> di distruggere il popolo, portandolo alla fame.
     
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    Vivi una buona vita onorevole, cos� quando sarai vecchio e te la vedrai passare davanti agli occhi, potrai gioirne una seconda volta. Condividi la tua conoscenza e sii gentile con il prossimo, ognuno di noi, in cuor suo sta lottando le sue battaglie.

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    Gli Eroi del Risorgimento contro il Risorgimento



    giuseppe_garibaldi_colori1

    Le celebrazioni per i 150 anni dell�unit� d�Italia sono state, oltre che inutili, persino dannose perch� hanno omesso come al solito di ricordare all�opinione pubblica le accorate disillusioni di alcuni dei pi� famosi eroi risorgimentali sull�esito del processo unitario. Ricordiamone solo alcune.

    Nel mio post Il giudizio di Garibaldi sull�Italia unita: il ritratto dell�Italia di oggi[1] ho riportato il giudizio dell��Eroe dei due Mondi� espresso nel 1880, e riferito da Giordano Bruno Guerri nel suo libro Il sangue del Sud:

    Tutt�altra Italia io sognavo nella mia vita, non questa miserabile all�interno e umiliata all�estero e in preda alla parte peggiore della nazione�.

    Nel 1868, lo stesso Garibaldi, in una lettera a Adelaide Cairoli, si era gi� espresso nel modo seguente:

    Gli oltraggi subiti dalle popolazioni meridionali sono incommensurabili. Sono convinto di non aver fatto male, nonostante ci�, non rifarei oggi la via dell�Italia meridionale, temendo di essere preso a sassate, essendosi col� cagionato solo squallore e suscitato solo odio�.

    Il paragrafo �I delusi dall�unit�� della voce di Wikipedia relativa alla �Spedizione dei Mille�riporta i giudizi negativi di due altri famosi esponenti risorgimentali, Luigi Settembrini e Ferdinando Petruccelli della Gattina[3].

    Di grande interesse anche la rivisitazione, o revisione, dell�usuale identificazione di Giuseppe Verdi con l�oleografia risorgimentale compiuta dallo storico della musica Aldo Nicastro:

    �Del resto, nella misura in cui Verdi, immettendo le scorbutiche dichiarazioni moralistiche del Quarantotto nell�asessuata struttura artigianale dell�opera d�oltralpe, s�era fatto portatore di una dialettica interna capace di salvarne le istanze migliori e di condurle pian piano all�approdo che si sa; in tal misura, � possibile rendersi conto di come anche l�equivoco liberal-risorgimentale della nascente e confusa borghesia italiana non riuscisse a toccarlo intimamente. Le adesioni del �liberale� e �romantico� Verdi a quelle aspirazioni sono state sempre e soltanto verbali e generiche, ossequienti alla retorica dell�epoca; e non di rado viziate da alcuni episodici, quanto significativi, scoppi di �reazionario� e nostalgico malumore: come quello che si mette in evidenza nel commento all�imposta sul macinato voluta da Quintino Sella nel 1867 per riparare in parte ai disastri economici delle ultime campagne contro l�Austria. Cos� scriveva in proposito Verdi il 16 giugno 1867 all�Arrivabene:

    Cosa faranno i nostri uomini di Stato? Coglionerie sopra coglionerie! Ci vuol altro che mettere delle imposte sul sale e sul macinato e rendere ancora pi� misera la condizione dei poveri. Quando i contadini non potranno pi� lavorare ed i padroni dei fondi non potranno, per troppe imposte, far lavorare, allora moriremo tutti di fame. Cosa singolare! Quando l�Italia era divisa in piccoli Stati, le finanze di tutti erano fiorenti! Ora che siamo tutti uniti, siamo rovinati�.

    Giuseppe-Verdi1

    Considerazioni di straordinaria attualit�, quelle di Verdi, alla luce non solo della recente ondata di suicidi dovuti alle politiche governative ma anche all�analogia, gi� riscontrata nel 2011 di fronte alla prime mosse del governo in carica, tra Mario Monti e Quintino Sella[5]!

    Tutto ci�, per tacere delle riflessioni critiche sul Risorgimento riscontrabili nella grande letteratura e nel grande cinema(e nei grandi sceneggiati RAI degli anni �60 e �70!) che, naturalmente, i nostri �celebratori� si sono ben guardati dal menzionare �

    Sono gli effetti, sull�industria culturale, del nuovo corso patriottardo inaugurato al Quirinale da Carlo Azeglio Ciampi e proseguito da Giorgio Napolitano.


    dal sito : http://andreacarancini.blogspot.it/2012/05...-contro-il.html
     
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