Ultimamente sono riuscita a trovare un vecchio libro sulla Val Maira dal titolo “La mia valle aveva un'anima – Vita, figure, storie di nostra gente”, di Piero Raina, stampato nel 1982.
Classe 1921, ha lasciato le sue amate montagne, per sempre, nell'agosto del 2009. Avrei fatto in tempo a conoscerlo... chissà cosa mi avrebbe raccontato; immagino che un incontro con un personaggio simile mi avrebbe lasciato dentro qualcosa di meraviglioso. Ciò che caratterizzava quest'uomo è che lui racchiudeva nel suo cuore e nella sua testa tutto quell'incredibile mondo fatto di cose semplici e fatica, di dolore e rassegnazione, ma anche di coraggio, ingegno, forza e allegria, perchè “nella miseria la gente era allegra, cantava. Una fetta di polenta, una manciata di castagne, e venivamo su come querce, il lavoro non spaventava” (Il mondo dei vinti, Nuto Revelli).
Chi era Piero Raina?
Era un contadino originario di Elva, il suo titolo di studio la V elementare, che con i suoi racconti ha saputo toccare il cuore della gente (sicuramente il mio) molto più di tanti presunti scrittori. E' stato anche sindaco di Elva e ha collaborato con la rivista Il Drago di Dronero.
Sono stati il suo spirito di osservazione, la sua capacità di ascoltare e la voglia di farsi raccontare che hanno dato vita alle sue più belle pubblicazioni.
La sua scrittura umile, diretta, senza pretese, è ricca di poesia; non a caso è stato definito il poeta della Val Maira.
Amava il suo paese, la sua terra, la sua gente che così bene è riuscito a descrivere in questo libro.
Anche il titolo merita una approfondita riflessione. Prima di voltare pagina mi soffermo sulla parola “anima”. La mia valle aveva un'anima. Da solo sembra già un racconto, questo titolo. Fa riferimento a una realtà che egli stesso ha vissuto e che con il progressivo spopolamento della montagna è andata perdendosi.
Mi piacerebbe dirgli che la sua valle ha ancora un'anima, quella che mi parla ogni qualvolta mi trovo in quei posti, ed è per questo che vi sono così attaccata.
Raina descrive in maniera efficace il mondo contadino, le sue sfumature più tristi e gli aspetti più sereni. Mi commuovo nel leggere che cosa era un momento di festa in montagna, come si scherzava, come si stava insieme, molte piccole cose erano motivo di concitazione e allegria, allora, nei paesi remoti delle Alpi.
Fa riferimento anche alla guerra, che ha lasciato le donne sole nelle borgate, che ha strappato i figli ai genitori e li ha dispersi per il mondo, per sempre, per una causa che essi neppure conoscevano.
Quanto male è stato fatto a queste popolazioni che già dovevano lottare con la durezza della vita di lassù, d'estate nei campi sotto il sole cocente e d'inverno a spezzarsi la schiena spalando neve.
Eppure si rideva. Adesso abbiamo veramente troppo e ci pare di non avere mai abbastanza. Siamo insoddisfatti. Raina racconta dell'euforia dei bambini che si scottavano la bocca per mangiare il pezzo di pane caldo appena uscito dal forno, in occasione dell'unica infornata dell'anno; dei ragazzi che la notte rubavano una pagnotta per farsi belli davanti alle ragazze, della semplicità delle spose che donavano come bomboniere i “bindel”, dei nastri colorati di seta che venivano poi utilizzati nelle case per confezionare coccarde da applicare agli abitini e alle coperte dei piccoli. Nulla andava buttato, nulla andava sprecato.
Suo è anche il primo libro che ho comprato in Val Maira, proprio il primo giorno che vi ho messo piede nella mia vita. Già allora ero rimasta colpita da questo senso di stretta appartenenza alla propria terra come motivo di orgoglio, sono tornata a casa stringendo il libro sul cuore e lo conservo come una delle cose più care che ho (La caresso dal temp, 2003).
Tanto mi hanno deliziato alcuni racconti di “La mia valle aveva un'anima” che meriterebbero una lettura ad alta voce da condividere come se tutti ci trovassimo ad una veglia come quelle che avevano luogo nelle stalle, dove i più grandi incantavano i più piccoli con le loro storie. Quando avrò un po' di tempo e ammesso che vi faccia piacere, mi piacerebbe riportare un po' per volta alcuni pezzi che ho ritenuto i più toccanti e significativi.
Come ha detto un amico di Piero Raina nell'introduzione: “questo libro è una testimonianza di vita e va letto con lo stesso stato d'animo con il quale è scritto: semplicità di spirito, senso di amore e di fraternità”.
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