Rinascite, la storia di Fabio F.: "Stringere a me il bambino che abbiamo perso mi ha dato forza per cambiare e dare ai miei altri figli un padre presente" - la Repubblica

Un ritratto di Fabio F.
Un ritratto di Fabio F. 

Rinascite, la storia di Fabio F.: "Stringere a me il bambino che abbiamo perso mi ha dato forza per cambiare e dare ai miei altri figli un padre presente"

"Gli eventi traumatici vissuti possono fungere da catalizzatore, se si utilizzano come stimoli al cambiamento. Ma è necessario attraversarli e sentire il dolore che portano con sé". La psicologa Nicoletta Suppa fornisce strumenti per leggere la bellissima storia di resilienza di Fabio F., 45enne di Milano. Dalla perdita del lavoro a quella di un figlio

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Un evento traumatico e doloroso può mettere in pausa la vita e farci scivolare in un tunnel di sofferenza. Oppure, può essere elaborato e usato come un’opportunità per cambiare in meglio la propria esistenza, tirando fuori coraggio e resilienza. La storia che ci ha consegnato Fabio F, milanese di 45 anni, ne è un esempio; per questo abbiamo deciso di raccontarla. Il dramma di cui parliamo è un grave lutto: la morte di uno dei due gemelli che aspettava sua moglie, diversi anni fa, ha innescato un processo che ha portato Fabio a cercare in sé nuove risorse per trasformare la sua vita, a partire dalla situazione lavorativa.

Tutto inizia con la perdita del posto fisso: “Era il 2014 e da un giorno all’altro mi sono ritrovato senza un lavoro. Certo erano nell’aria dei licenziamenti, ma fino alla fine ho sperato che non toccasse a me. Il mio ruolo era molto specifico e lo mantenevo da oltre 10 anni: ero un tecnico ospedaliero, una volta usciti dal giro è difficile rientrare. Dovevo reinventarmi e soprattutto dovevo farlo velocemente, perché avevo una moglie e un figlio a cui pensare per non far mancare loro nulla. Per un anno ho accettato qualsiasi lavoro onesto, anche andare a occuparmi di pulire e tenere in ordine le case di alcune persone che avevano bisogno di un tuttofare. Non mi sono mai tirato indietro e sono riuscito a farmi assumere come lavapiatti in un ristorante che avevano appena aperto a Milano. Fortunatamente mi offrivano un contratto a tempo indeterminato, però il lavoro aveva orari folli e lo stipendio era ovviamente modesto”.

L’attesa di due gemelli si trasforma in una gravidanza difficile. “In quel momento avevo assolutamente bisogno di maggiori garanzie: mia moglie Francesca era incinta e stavamo per avere il nostro tanto desiderato secondo figlio, così accetto il posto da lavapiatti e ricomincio da zero. La vita ci fa una sorpresa, di quelle proprio inaspettate: durante l’ecografia scopriamo che avremmo avuto due gemelli maschi. Nonostante lo “shock” e lo sgomento iniziali (nessuno di noi in famiglia ha mai avuto dei gemelli), la gioia raddoppia e con essa la mia voglia di fare per conquistare una tranquillità economica per la famiglia che si stava allargando. L’euforia si spegne in brevissimo tempo perché, purtroppo, ci troviamo a dover affrontare una gravidanza monocoriale gemellare difficile: a rischio ci sono la vite dei gemelli e di mia moglie, costretta a sottoporsi a continue visite".
Ansia, preoccupazioni, dubbi, domande cui vengono date risposte vaghe - perché nessun può garantire il decorso di una gravidanza come questa e quindi la coppia è sempre preoccupata e in allarme. "In poco tempo la gravidanza si complica: l’alimentazione non arriva a entrambi i feti e ci informano che le statistiche di sopravvivenza sono limitate. C’è bisogno di un’operazione urgente. Oltre a questo ci prospettano delle possibili difficoltà fisiche e mentali dei bambini; impossibile capire con certezza la misura del deficit prima della loro nascita”.

La moglie di Fabio si sottopone all'intervento: “Arriva il giorno dell’operazione e dopo poche ore la notizia che uno dei due bambini non è sopravvissuto. Era il 29 settembre. Come accettare di sopravvivere al proprio figlio? Cosa dire a lei, che lo aveva portato dentro di sé? Come andare avanti? Queste e mille altre domande si affacciano nella mente e nel cuore, mentre i giorni trascorrono e bisogna pensare anche a un funerale, a una bara bianca e scegliere un cimitero in cui andarlo a trovare per il resto della vita. Che nel frattempo deve andare avanti, perché al lavoro non posso rinunciare e non c'è nemmeno possibilità di farmi sostituire a lungo. Ci ho messo quasi 50 minuti a riuscire ad entrare alle pompe funebri; lo ricordo con un peso sul cuore. Intanto avevo avuto una 'promozione': da lavapiatti a cameriere. Anche se non mi risparmio, dentro sono distrutto dal dolore della perdita di uno dei gemelli e in più mi fa male dover stare lontano dal mio figlio maggiore, che purtroppo dobbiamo lasciare praticamente sempre con i nonni. Mi faccio forza, mi impegno al massimo ogni giorno per sostenere mia moglie e mio figlio, correndo senza sosta tra casa, lavoro e ospedale.
Un giorno mia moglie si sveglia in una pozza di sangue. Corriamo all’ospedale, la ricoverano sotto antibiotico e ci spiegano che questa emorragia era un tentativo che il suo corpo stava facendo per espellere il feto senza vita. La situazione è seria: alla 29esima settimana di gravidanza decidono di far nascere il piccolo con il cesareo. Tutto va per il meglio, mia moglie non è più in pericolo e il bambino “sta bene”, cosa che lascia i medici senza parole. È il nostro miracolo. Dovrà restare in ospedale presso il reparto di terapia intensiva di neo-natalità in incubatrice per altri 40 giorni prima di tornare a casa con noi. Lo guardo e mi si stringe il cuore a sapere quanto ha già lottato per venire al mondo questo fragile guerriero, di nemmeno 1 kg di peso".

La decisione di cambiare vita arriva nel momento in cui Fabio prende in braccio l'altro bambino, quello che non ce l'ha fatta. “Ho voluto guardare tutto sotto un altro aspetto: non è vero che Stefano non ce l'ha fatta, ha dato la sua vita per il fratello. I medici consigliano sia a me che a mia moglie di guardarlo per non dimenticarlo: è importante capire che è esistito. Mia moglie non vuole, io invece accetto e a oggi posso dire che è stata una delle migliori scelte che ho fatto nella vita, vedere il mio piccolo Stefano avvolto in una copertina così sereno del gesto fatto per salvare il gemellino. Da quel momento in poi ho deciso che avrei cambiato vita, in meglio, per me e per la mia famiglia".E a cambiare le cose, Fabio, riesce davvero. "Lavorare al ristorante a tempo indeterminato ci dava una tranquillità economica, importantissima, ma annullava tutto il resto. Non potevo prendere permessi, lavoravo tutti i weekend e arrivavo a casa talmente stanco che non riuscivo più neanche a scambiare quattro chiacchiere con mia moglie e a dedicarmi ai miei due figli. Avevo appena detto addio ad un figlio e avevo rischiato di perdere mia moglie e l’altro gemello. Avevo bisogno di star loro vicino, di esserci. Così, senza farmi coinvolgere dall’astio dei miei parenti che vedevano questa mia scelta come sconsiderata, mi licenzio per ripartire da zero. Volevo un lavoro che mi permettesse di stare con i miei figli e la strada migliore era la libera professione. Un bel salto, dopo una vita da dipendente con contratti a tempo indeterminato. Ho iniziato a fare corsi di aggiornamento e a cercare annunci non più a caso, ma adatti alle mie esigenze. Ho iniziato a scegliere e a determinare i miei desideri, senza farmi trascinare dall’angoscia delle bollette da pagare. Così ho iniziato come venditore, muovendomi tra settori differenti, finché non vengo contattato per creare una rete commerciale. Questo nuovo impiego mi motiva, i guadagni aumentano. Ma so che posso fare di più. Continuo a reinvestire parte dei soldi in corsi professionali: così scopro di essere portato per il lavoro del copywriting e del marketing. Sento di essere sulla strada giusta. E infatti lo è, perché da lì a poco divento consulente e il business man mano si allarga. Oggi sono uno stimato professionista, ho parecchie collaborazioni con importanti aziende incluso un rinomato studio di commercialisti. Le entrate sono soddisfacenti”.

Un nuovo equilibrio regala a Fabio la possibilità di dedicare tempo ai figli. “La mia più grande gioia? Aver trovato un equilibrio tra lavoro e famiglia. Sono riuscito a dare ai miei figli non solo tutto quello di cui hanno bisogno materialmente, ma soprattutto il mio tempo. Vederli crescere, accompagnarli a scuola o alle varie attività sportive, giocare con loro, ascoltarli, supportarli. Insomma esserci. In fondo cambiare lavoro tante volte è stato un passaggio utile a raggiungere l'unico obiettivo che mi ero dato: fare il papà. Sono felice di non aver perso nessun momento importante della loro vita. Star loro accanto in attimi unici e speciali è la più grande soddisfazione che provo dall'aver rivoluzionato la mia esistenza. So che a volte capitano situazioni difficili, critiche, devastanti, di fronte alle quali non possiamo fare nulla... però so anche che spetta a noi scegliere e decidere come affrontarle. Come vivere le nostre vite, come reagire di fronte al dolore e alla fatica. Non arrendiamoci mai”.

“Quella di Fabio è una storia di resilienza, ma soprattutto mostra il coraggio nella perseveranza” spiega la dott.ssa Nicoletta Suppa, psicologa, psicoterapeuta e sessuologa.

“È un racconto di un pezzo di vita che si legge tutto d'un fiato, perché sembrerebbe senza tregua. Tutto si avvicenda a ritmi serrati: la perdita del lavoro, la notizia della gravidanza, lo stupore nella scoperta di aspettare dei gemelli, poi i problemi gravi di salute della moglie e la paura di quel che potrebbe accadere. Da lì una serie di eventi che cambieranno per sempre la rotta di quest'uomo, ma mai la sua visione: vivere mettendo al centro i bisogni di se stesso e della sua famiglia. Fabio non ha mai smesso di lottare e soprattutto non ha mai smesso di guardare oltre gli ostacoli. I colpi sono arrivati su più fronti: quello personale - con la perdita del lavoro - e quello familiare, con il lutto più grave che si possa subire, ovvero la perdita di un figlio. A questo si è aggiunta la paura di perdere anche la moglie e il timore di non poter garantire al figlio maggiore una presenza costante e adeguata".
Come è riuscito a trovare la forza di reagire senza l'aiuto di un terapeuta? “Le difficoltà si sono sommate, ma Fabio ha trovato la forza di cambiare rotta perché non si è mai perso come persona. Ha continuato a puntare lo sguardo verso un obiettivo: migliorare la situazione lavorativa per dare una qualità di vita migliore alla famiglia e allo stesso tempo garantire la sua presenza ai figli. Nel cambio del lavoro ha rischiato. Nel tendere al suo obiettivo l'uomo ha scoperto di avere qualità di cui ignorava l'esistenza; le ha trovate in se stesso. E questo è stato possibile poiché Fabio ha fatto affidamento a una fiducia di base, in sé stesso e nelle cose, convinto di poter avviare un cambiamento se lo avesse desiderato davvero. L'elemento chiave della sua storia sta nel fatto che non ha mai avuto la sensazione di perdere il timone della sua nave: dalla scelta dei mestieri più umili alla ricerca di un modo per ottenere quel che desiderava, Fabio si è sempre sentito artefice del cambiamento".

Come possiamo mettere in atto la stessa dinamica di Fabio per superare un dolore così forte? “Le emozioni forti possono seppellirci, oppure darci nuove risorse. Gli eventi traumatici vissuti possono fungere da catalizzatore, se si utilizzano come stimoli al cambiamento. Ma per fare questo è necessario attraversarli e sentire il dolore che portano con sé. In questo caso, Fabio ha attraversato il senso di fallimento lavorativo e, ancora di più, il vissuto della perdita. Ha voluto, con coraggio, viverlo fino in fondo, guardando suo figlio senza vita. Lo ha fatto da solo, trovando in sé quella spinta che lui sapeva gli sarebbe servita. Nel trauma della perdita, Fabio ha vissuto emozioni contrastanti: la disperazione e la speranza, data dalla vita dell'altro gemello, che lui stesso definisce 'fragile guerriero' e che per lui ha rappresentato quel simbolo di forza cui guardare per continuare a lottare lui stesso. Ha osservato il figlio in terapia intensiva per 40 giorni, assistendo a quel desiderio di sopravvivenza che stupisce e che è fonte di insegnamento. In questo evento Fabio ha dunque sperimentato insieme il senso della morte e il senso della vita che continua. Simbolicamente questo riassume in sé il significato della resilienza, la qualità che permette di trasformare un ostacolo in uno stimolo”.

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