Cannes 77, giorno 3. Coppola e l'utopia del cinema Bird vola alto, Furiosa non basta la furia
Adriano De Grandis
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Adriano De Grandis

Cannes 77, giorno 3. Coppola e l'utopia del cinema
Bird vola alto, Furiosa non basta la furia

Venerdì 17 Maggio 2024

Primi sussulti in Concorso, con l’arrivo di Coppola, che divide in maniera estrema la critica. Alcuni lo bocciano di brutto, ma la verità è che lui resta uno dei veri grandi che ancora oggi pensano cinema e lo sanno fare. Occhio a "Bird" di Andrea Arnold: può andare a meta.

MEGALAPOLIS di Francis Ford Coppola (Concorso) – Due Palme d’oro in bacheca, forse la terza non arriverà, ma il suo resta un grande mappamondo di cinema, dalla forza inesauribile delle immagini e dalla voglia di strappare alla consuetudine un’opera magmatica, densa, magari anche sbilanciata, ma che brilla per la sua temerarietà. Siamo a New York, dove un architetto (Adam Driver nella parte di Cesare Catilina) sogna di riscostruire la città, Una nuova Grande Mela, un’idea che entra presto in collisione con il sindaco Franklyn Cicero (Giancarlo Esposito). Tra i due cerca di intercedere la figlia del primo cittadino, Julia (Nathalie Emmanuel). Ma questa non è una trama e nemmeno una traccia. Solo un’idea. Perché c’è di tutto e di più. A 13 anni dal suo ultimo film “Twixt” e con uno strascico di polemiche sul set, per comportamenti scorretti da parte del regista nei confronti di troupe e attori, il film irrompe al festival con una potenza assoluta, quantitativamente esagerato, che oscilla più volte in mille frammenti, rotazioni storiche e filosofiche, rimandi letterali e grancassa della storia dell’umanità. Insomma è un film che può nell’immediato lasciare più interdetti che beati, tra l’ipertrofico richiamo a un melò neo-classico, che sfocia nel finale perfino in un’ipotetica utopia, nello sfavillare prodigioso di immagini. D’altronde Coppola non ha mai rinunciato a essere XXXL, taglia colossale. Una società che avvampa e stritola tutto ciò che tocca, una lussuriosa manifestazione di potere, di intrighi, di passioni e tradimenti, dove l’evidente richiamo a Roma provoca una interazione temporale, perché il tempo è una variabile che si può arrestare e far ripartire e il cinema permette perfino un colpo di scena straordinario e probabilmente unico, con l’intervento fuori dallo schermo, sul palco, di un “personaggio” esterno al film. Se è il film di una vita, Coppola chiude il suo cerchio personale, con un’esplosione vulcanica, tanta vita, tanta storia, forse troppa, ma avercene. “Megalopolis” andrà digerito e successivamente posto tra i suoi grandi lavori, perché cinema così oggi non lo pensa quasi più nessuno. L’utopia del cinema. Voto: 8,5.

BIRD di Andrea Arnold (Concorso) – Bailey è una ragazzina che vive in un contesto difficile. Il padre sembra preso da tutt’altre cose, si vuole sposare; la madre sta con un energumeno poco rispettabile e violento, il suo orizzonte è pieno di insidie, ma la sua voglia di vivere è palpabile. Un giorno uno strano uomo, che si crede un uccello, ma potrebbe essere un nuovo angelo wendersiano, le apre la mente e la strada per i sogni e le speranze, per tutto quello che in fondo manca e sembra impossibile raggiungere. Forse il miglior film della regista britannica, forse il definitivo canto di una gioventù errante, dispersa e anche disperata. Sorretto da un cast eccellente, a cominciare dalla protagonista Nykiya Adams, dal padre Barry Keoghan e dall’uomo dei sogni Franz Rogowski, “Bird” è un urlo corale verso una società che emargina e taglia le ali. Bella come sempre nei suoi film la scelta delle canzoni. Si vola alto, possibile premio in arrivo. Voto: 7,5.

FURIOSA: A MAD MAX SAGA di George Miller (Fuori Concorso) - Non delude, perché divertente, ma non entusiasma “Furiosa : a Mad Max saga”, dove si assiste alla fase iniziale della vita di Furiosa, eroina del femminile, in un mondo al maschile. Peccato perché sembra che Miller giochicchi ormai con un canone estetico ripetitivo e senza quelle sorprendenti invenzioni dei capitoli precedenti. Certo restano il ferro e la sabbia, il vento e i motori, la ruggine e il sangue, ma il chiasso è spesso esornativo e in quanto alle prodezze dei singoli, il fumettone si compiace dell’azione, ma non riesce a tessere le dinamiche epiche di un tempo. Resta un film visionario, scatenato, viscerale, ma fin troppo carico di colori, di CGI quasi stucchevole e invadente. Insomma, essendo un prequel, è come una prova preparatoria del film successivo, girato però dopo. Perché, diciamolo sottovoce: anche un po’ di noia affiora. E ai titoli di coda, le vecchie immagini di “Fury road” mostrano ineluttabilmente la differenza.  Voto: 6.

 

 

Ultimo aggiornamento: 16:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA