Lo scorso 2 maggio è uscito al cinema “Il Coraggio di Blanche”, il nuovo film drammatico della regista e sceneggiatrice Valérie Donzelli che è tratto dal romanzo, del 2014, “L’amore e le foreste” dello scrittore francese Éric Reinhardt. Troviamo l’attrice Virginie Efira nella parte della protagonista Blanche, una donna che deve affrontare con coraggio l’inaspettato temperamento violento e abusante del marito.

“Il Coraggio di Blanche”, recensione

Blanche (Virginie Efira) è bellissima. Ha un sorriso ammaliante, talmente magnetico che quando ride non si riesce a smettere di guardarla. Ha superato la quarantina e i suoi splendidi occhi castani, dalla forma un po’ a mandorla, sono incorniciati da una manciata di rughe che però non la imbruttiscono per niente. Anzi, il fatto che non le facciano perdere fascino conferma la sua naturale bellezza incantevole. Una chioma di capelli biondo chiaro le accompagna il viso dalle guance tonde, con la pelle levigata e liscia che pare fatta di porcellana. Ha un corpo ancora tonico, con un paio di gambe perfette, l’addome piatto e due seni tondi, non troppo grandi, che se ne stanno lì alti, immobili, come se la forza di gravità non esistesse.

Vive in Normandia con la gemella Rose (Virginie Efira) e la madre rimasta vedova qualche anno fa. Lavora in una scuola come professoressa di francese e ha da poco terminato una relazione importante, ma complicata. Sembra essersi rassegnata, con un sottile velo di malinconia, a questa sua condizione di solitudine che non ha scelto. La sorella vuole a tutti i costi presentarle qualcuno e una sera la costringe ad andare a una festa insieme a lei, ma mentre si ritrova seduta in un angolo a contemplare quel baccano caotico che la circonda incrocia per caso lo sguardo di una sua vecchia conoscenza, Grégoire Lamoureux (Melvil Poupaud). Un tempo in notevole sovrappeso, adesso Grégoire è un uomo attraente dallo sguardo profondo e inconsapevolmente seducente, ma in quel modo tenebroso di osservare il mondo in maniera così affamata c’è qualcosa di cupo che non desta fiducia.

Non per Blanche però, che quella stessa notte sprofonderà nelle sue carezze cedendogli con fervore in modo quasi cieco. In un attimo si ritroverà inghiottita in un vortice di passione e amore forte e vibrante che ricorda il calore di un tizzone ardente. Come una ragazzina, vive questo legame con la spensieratezza delle prime cotte adolescenziali tra viaggi, pranzi, passeggiate, e smaliziata si lascia divorare da quegli incontri intimi, pulsanti e intensi, come un pugno dritto allo stomaco. Attraverso lo scontro estasiante delle loro carni che brucianti si toccano violentemente, Blanche si perde nella dedizione che impiega Grégoire in quegli atti d’intimità. Come felini si cercano e si desiderano, lanciandosi in un mare di voluttà e piacere, ma in quella bollente bramosia germoglia anche una dolcezza tenera che rende ogni rapporto ancor più sentito fin dentro le viscere. Lei riscopre in lui la voglia di pianificare un futuro insieme, di abbandonarsi alla felicità senza timore, di sperare in quel progetto di vita a due tanto scontato quanto mai banale.

Tutto sembra perfetto come in un romanzetto rosa dalle scarse pretese e quando Blanche rimane incinta, il quadro romanticamente un po’ stucchevole sembra completo. Nel più classico dei cliché la coppia si sposa e Grégoire, che lavora in banca, viene trasferito a Metz, in Francia costringendo Blanche a lasciare la sua amata terra in riva al mare, i suoi affetti più cari e il suo impiego da insegnante per seguire il marito. Circa un anno dopo, ormai nata la figlia Stella, durante una cena in un ristorante prestigioso per festeggiare il loro anniversario Blanche scopre che il trasferimento di Grégoire non è stato voluto dalla banca ma a suo tempo fu il marito, di nascosto, a chiederlo di proposito per allontanarla dalla sua famiglia.

Questo sarà solo l’inizio che pian pano lascerà trapelare la vera natura di quell’uomo che sembrava impeccabile, ma che in realtà è soltanto un deviato, insicuro ometto disturbato, che abuserà psicologicamente e fisicamente della moglie inerme e incapace di difendere se stessa per tirarsi fuori da un intricato e diabolico gioco di manipolazione e controllo morboso.

“Il Coraggio di Blanche”, critica

Adattamento cinematografico del romanzo, del 2014, “L’amore e le foreste” del drammaturgo francese Éric Reinhardt, “Il Coraggio di Blanche” è il nuovo film della regista e sceneggiatrice Valérie Donzelli.
Interpretato dall’attrice Virginie Efira nella parte della protagonista Blanche, questo lungometraggio affronta in maniera molto precisa le varie fasi, fin dal primo germogliare, di un rapporto di coppia abusante e violento. Esamina tutti i passaggi classici, che sono quasi uno schema che si ripete praticamente identico nella maggioranza dei casi dell’amore tossico: dal corteggiamento adulatorio e ruffiano, che è come un bombardamento emotivo, alla manipolazione psicologica per tentare di rendere la compagna succube, insicura e bisognosa, fino ad arrivare alle vere e proprie molestie violente e al vittimismo pietista perpetrato dal carnefice per continuare ad avere il controllo esclusivo della relazione.

Come una storia che si ripete all’infinito, questa eterna danza tra lupo e Cappuccetto Rosso si ripresenta così spesso che sentiamo la necessità di farne dei film e dei romanzi per spiegarne il fenomeno, come se ancora non fossimo in grado di riconoscerne in tempo i sintomi. Ma in questa precisa storia la vittima non rimane tale, come un agnello sacrificale, bensì trova il coraggio di reagire e di riprendersi se stessa, abbandonando quell’uomo piccolo e meschino, condannandolo a un inferno di solitudine coi suoi pensieri e le sue responsabilità da colpevole.

Uno spettacolo difficile da guardare, sofferto, dilaniante, ma appassionante e mai scontato. Del resto con questo argomento sarebbe stato molto facile scivolare nella banalità di una rappresentazione prevedibile e qualunquista. E invece la regista è stata molto brava a ricostruire una trama lineare e purtroppo assai conosciuta, senza far perdere l’interesse allo spettatore. Recitato molto bene da tutto il cast, è stato un piacere guardarlo in lingua originale (francese).

Ciò che rammarica davvero è il fatto che abbiamo ancora così tanto bisogno di affrontare il tema in questione, come se l’umanità non riuscisse mai a guarire da questa ferita lacerante che continua a spurgare sangue in un dolore agonizzante senza limiti.
Quattro stelle su cinque.