Voti di scambio e infiltrazioni mafiose, botta e risposta tra Orlando del Pd e maggiornza in Regione
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Inchiesta corruzione e infiltrazioni mafiose. Botta e risposta tra Orlando (Pd) e centrodestra

Scontro tra il deputato del Partito Democratico ed ex ministro e i capigruppo di maggioranza del Consiglio Regionale

Botta e risposta tra Andrea Orlando, ex ministro e deputato del Partito Democratico, e i capigruppo di maggioranza del Consiglio Regionale. Al centro dello scontro le presunte infiltrazioni mafiose emerse dalla maxi inchiesta sulla corruzione in Liguria.

"Un imputato di scambio elettorale politico mafioso si sarebbe difeso dicendo che in passato Marta Vincenzi aveva scritto anche lei una lettera alla comunità riesina e questo costituirebbe in qualche modo un precedente - sostiene Orlando -. Marta Vincenzi è stata una dirigente, un'esponente del Partito Democratico colpita da una vicenda giudiziaria molto dura, secondo me una condanna eccessivamente alta, ma questa vicenda non può cancellare un altro dato politico e storico incontrovertibile: Marta Vincenzi è stata la prima esponente politica in Liguria a sollevare il tema della presenza mafiosa sul nostro territorio".

"Come membro della Commissione Antimafia, come lo sono oggi, chiesi un'attenzione di tutte le forze politiche - prosegue Orlando - la destra ci rispose che noi sollevavamo questa questione e gettavamo fango sulla regione. Le cose purtroppo ci hanno dato ragione: furono sciolti i comuni nel ponente, andarono avanti i processi che dimostrarono la presenza della criminalità organizzata in Liguria e purtroppo ancora oggi siamo di fronte a questa evidenza. All'inizio di questa legislatura presentai il rapporto di Libera nella nostra regione e scrissi a tutti i parlamentari chiedendo un impegno comune per contrastare la presenza della criminalità organizzata che si muove quando ci sono grandi opere e quando c'è silenzio. Quindi noi oggi abbiamo il dovere di non tacere e di riconoscere chi ha sollevato per la prima volta questa questione. Da Ministro della Giustizia misi in guardia: un pericolo enorme che consente alla mafia di crescere e di diventare aggressiva è il silenzio e la reticenza negazionista. Proprio questa vicenda drammatica che la Liguria sta vivendo deve essere un'occasione per una discussione seria su come contrastare una realtà che purtroppo è presente in modo significativo anche nella nostra regione".

A stretto giro di posta la replica, in una nota, dei capigruppo di maggioranza del Consiglio Regionale Claudio Muzio (Forza Italia), Stefano Balleari (Fratelli d’Italia), Stefano Mai (Lega Liguria-Salvini), Alessandro Bozzano (Lista Toti), Mabel Riolfo (Componente liberale Gruppo Misto). 

"Il tema delle infiltrazioni mafiose - scrivono - è troppo serio per essere usato, come fa l’onorevole Andrea Orlando del Pd, quale argomento di scadente propaganda elettorale. Come capigruppo di maggioranza vogliamo invece rivendicare con orgoglio la decisione di istituire, all’inizio dell’attuale legislatura, la Commissione antimafia in seno al Consiglio regionale. Una scelta che smentisce, senza se e senza ma, le dichiarazioni dell’onorevole Orlando e che testimonia in maniera chiara la consapevolezza del problema da parte nostra e la volontà di contribuire ad affrontarlo in modo efficace. Non ci risultano analoghe iniziative quando ad amministrare la Regione era il centrosinistra".

"In questi anni - proseguono - le sedute della Commissione antimafia del Consiglio regionale, presieduta in maniera impeccabile da un esponente dell’attuale opposizione, eletto all’unanimità dall’Assemblea insieme al vicepresidente di maggioranza, hanno portato a un grande lavoro condiviso di approfondimento, di ascolto, di conoscenza, e da ultimo a una legge, votata anch’essa all’unanimità, sui beni confiscati alle mafie e alla criminalità organizzata e sul sostegno agli Enti locali per la riconversione di questi beni".

"Non prendiamo perciò lezioni dall’onorevole Orlando - concludono i capigruppo di maggioranza - e rispediamo al mittente le accuse di una nostra sottovalutazione del fenomeno mafioso. Da garantisti e da persone rispettose della Costituzione e del principio cardine della separazione dei poteri, lasciamo che sia la magistratura a emettere sentenze definitive e a certificare nero su bianco, in maniera puntuale e provata, dove sussistano infiltrazioni mafiose e dove no. Lo dovrebbe sapere bene l’onorevole Orlando, che nella sua lunga carriera politica ha ricoperto anche l’incarico di ministro della Giustizia".

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