“Io sono il popolo“. Il filo nascosto tra fascismo e populismo sta qui, infatti «è questa la prima regola del populismo mussoliniano», come afferma Antonio Scurati in questo libretto, “Fascismo e populismo – Mussolini oggi” edito da Bompiani. Scurati, come tutti sanno, è entrato in rotta di collisione con la Rai (o meglio, la Rai è entrata in rotta di collisione con lui) per la mancata ospitata il 25 aprile nella quale avrebbe rivolto dure critiche al governo di oggi e alla presidente del Consiglio che – com’è noto – rifiuta di spingersi sino a proclamarsi antifascista.

Lo scrittore, autore del monumentale e fortunato romanzo storico “M”, qui argomenta in poche pagine la tesi che il fascismo italiano sia il vero progenitore del populismo, categoria al tempo stesso molto “solida” per le modalità con cui si fa largo e abbastanza “gassosa” nel senso che può riferirsi al Duce come a Beppe Grillo, a Orbàn come a Guglielmo Giannini, cose molto diverse che certo hanno alcuni elementi in comune. Questi, secondo Scurati, oltre l’identificazione dell’uomo (o donna) forte con il popolo, sono per esempio lo spargimento della paura presso l’opinione pubblica, quella paura (ieri del socialismo, oggi degli immigrati) a cui segue presto l’odio, ieri espresso col manganello e oggi via social.

Poi l’antiparlamentarismo, dal mussoliniano “bivacco di manipoli” fino alla grillesca “scatoletta di tonno”. E poi la finta scelta di guidare il popolo in favore di quella di “seguire il popolo”: al populista basta annusare il vento della “gente” e assecondarlo, e questo gli viene facile non avendo princìpi né strategia ma solo tattica. Persino l’uso del corpo, nel populismo, è molto particolare, dal Duce a petto nudo che miete il grano fino alla nuotata di Grillo nello stretto di Messina e in un certo senso all’appello a scrivere solo il nome, “Giorgia”, con una vertiginosa operazione friendly che salta ogni mediazione tra la premier e il popolo.

Per cui, «i populisti di ieri e di oggi sono accomunati dal rappresentare una minaccia per la qualità e la pienezza della vita democratica e liberale, una minaccia riassunta nella centralità autoritaria del “capo”», scrive Scurati. L’autore del pamphlet lascia cadere la sua riflessione, diciamo così, sul più bello, e cioè sull’analisi concreta della situazione concreta del nostro paese oggi. È chiaro che egli ha ben presente i nessi tra il fascismo-populismo e perlomeno alcuni tratti della condotta dell’attuale governo. Resta che il nome di Giorgia Meloni qui non compare, forse per evitare altre polemiche, forse perché la questione trascende i governi di oggi ed è come se l’allarme democratico prescindesse dalla realtà per diventare fatto permanente come una malattia progressiva o comunque mai debellata.