Giacomo Matteotti. Quell’attesa vana della moglie Velia
MAURIZIO SESSA
Cronaca

Giacomo Matteotti. Quell’attesa vana della moglie Velia

Il delitto del deputato socialista: donne protagoniste nel libro “Io muoio per te“ di Riccardo Nencini.

Giacomo Matteotti. Quell’attesa vana della moglie Velia

Giacomo Matteotti. Quell’attesa vana della moglie Velia

"All’oscuro di tutto è Velia, la moglie. Ha passato la notte affacciata alla finestra che guarda il Tevere scorrere, non sa cosa dire ai bambini che le chiedono dove sia il padre". La donna sgomenta in attesa, poetessa romana di profondi sentimenti religiosi, è Velia Titta. E colui che non ritorna, suo marito, è Giacomo Matteotti, deputato e segretario del Partito Socialista Unitario nato a Fratta Polesine il 22 maggio 1885, rapito e assassinato il 10 giugno 1924.

Velia e Giacomo sono i protagonisti di Muoio per te (Mondadori), secondo romanzo – il primo è Solo del 2021 – che Riccardo Nencini, socialista di lungo corso e direttore del Gabinetto Vieusseux, dedica al martire dell’antifascismo ucciso da una banda di sicari fascisti capeggiata dallo statunitense di origine fiorentina Amerigo Dùmini, la cosiddetta Ceka. Il 30 maggio 1924 dagli scranni della Camera dei deputati, continuamente interrotto dai banchi della maggioranza,

Matteotti aveva lanciato un pesante J’accuse: le recenti elezioni sono state viziate da brogli e segnate da intimidazioni e violenze delle squadre fasciste. Una delegittimazione della tornata elettorale che al contempo minava alle fondamenta l’intero edificio fascista. L’omicidio politico di Matteotti fece il giro del mondo, mise in grave crisi il governo Mussolini fino quasi a decretarne la caduta. Le opposizioni si sarebbero poi ritirate sull’Aventino.

Storia di un’uccisione annunciata. Velia, del resto, non si era mai fatta illusioni. L’impegno antifascista del marito, uomo di rigorosa formazione giuridica, si era dimostrato sempre inflessibile. Matteotti un caparbio “eroe tutto prosa”, così a dieci anni dalla scomparsa lo avrebbe ricordato Carlo Rosselli. Un esempio raro di idealismo innestato alla realtà. E Velia aveva scritto a Giacomo: "Non ti è concessa più nessuna viltà, dovesse costarti la vita".

Il cadavere di Matteotti, fatto a pezzi ed evirato, fu ritrovato il 16 agosto a Riano nella macchia della Quartella.

Velia e Giacomo non si muovono solitari nell’avvincente trama storica orchestrata da Nencini sullo spartito di documenti inediti. Coprotagoniste del romanzo altre coppie, altre donne. "Le donne che furono accanto ai personaggi principali della storia che ha cambiato l’Italia – sostiene Nencini – sono state cancellate, abrase, dimenticate". Donne come Margherita Sarfatti, amante e musa ispiratrice di Mussolini, che ne forgiò il calco imperiale nella biografia “Dux”. Come la leggendaria Anna Kuliscioff, compagna di Andrea Costa e poi di Filippo Turati, l’apostolo del socialismo, roso durante le ricerche di Matteotti dal dubbio che il fascismo sarebbe durato indefinitivamente. E come Giulia Schucht, la violinista russa compagna del compagno Antonio Gramsci, recluso per diktat del duce affinché gli fosse impedito di pensare, ma in cella appuntò “I quaderni dal carcere”.

A Fratta Polesine, il 21 agosto 1924, tra due ali di folla il feretro di Matteotti fu portato a spalla "da mani di operaie" e dal fratello maggiore di Velia, Titta Ruffo. Il baritono ammirato in tutto il mondo per protesta decise da allora che non avrebbe più cantato le arie di Verdi, Puccini e Donizetti in Italia. Giacomo lasciava tre figli: Giancarlo, Matteo e Isabella. Il 3 gennaio 1925 Mussolini tenne alla Camera il discorso in cui si assunse "la responsabilità politica, morale, storica" del delitto Matteotti. E con un giro di vite il regime fascista si mutò definitivamente in dittatura.

Lecito chiedersi e chiedere a Nencini se la storia sia o no maestra di vita? "Non è vero che la storia è maestra di vita – ammonisce Nencini – la storia non è maestra di niente. Può ripetersi, eccome". La storia talvolta imbocca percorsi imperscrutabili, propone coincidenze sconcertanti. Il 10 giugno 1924 Giacomo Matteotti fu sequestro e assassinato. Il 10 giugno 1940 l’Italia militarmente impreparata venne scaraventata nella seconda guerra mondiale.