Quella gara confezionata in Liguria per il re del Cambio: “Dobbiamo dare la zampata” - La Stampa

Formalmente è iscritto – dal 22 giugno 2022 - nel registro degli indagati per turbativa d’asta. Michele Denegri, imprenditore torinese, già presidente del gruppo Diasorin, big vercellese della diagnostica, molto noto anche nel mondo della ristorazione torinese dove è proprietario del celebre ristorante Del Cambio (riportato ai vertici nazionali dopo il fallimento) e dell’ostello Combo vicino a Porta Palazzo, si era aggiudicato la Locanda San Pietro a Portovenere nel 2017. Risponde dell’ipotesi di reato formulata dalla procura di La Spezia in concorso con Matteo Cozzani, all’epoca sindaco della cittadina nonché plenipotenziario portavoce del governatore Toti.

L’inchiesta – va detto – è incanalata verso una prospettiva di archiviazione delle accuse, ma la vicenda di un’asta bandita dal Comune negli anni scorsi per la vendita di un complesso di fabbricati e terreni di proprietà comunale sull’isola Palmaria (valore a base d’asta 12 milioni di euro circa) rischia di imbarazzare uno degli uomini più ricchi del nostro Paese (secondo Forbes ha un patrimonio di circa 3 miliardi di dollari).

Le intercettazioni e l’accusa

Il titolo del paragrafo agli atti dell’inchiesta di La Spezia non lascia dubbi: «L’asservimento di Cozzani all’imprenditore Denegri». Diverse sono le telefonate in cui Cozzani e Denegri dialogano sul bando. È il 6 giugno 2021 quando il sindaco chiama l’imprenditore: «Dobbiamo ricominciare a vederci». E l’altro: «Diamo la zampata, io devo investire in questo posto». Gli investigatori annotano: «Cozzani e Denegri si accordano sul fatto che verrà eseguita un'asta con possibilità di rialzo in modo tale che l'imprenditore piemontese, dotato di forza economica consistente, di fronte ad eventuale altra proposta abbia sempre la possibilità di rialzare l'offerta per arrivare ad aggiudicazione».

Il primo cittadino promette atti per sbloccare questioni legate agli investimenti dell’imprenditore: «Entro il 26 giugno ti do il permesso di costruire». Impegni che per gli inquirenti «vengono prontamente rispettati». De Negri è chiaro: «L’importante è che non sia una di quelle aste con la busta chiusa senza possibilità di rilancio. Cioè – prosegue - metti che uno arriva e mi mette dieci milioni sul tavolo, perché più o meno i valori saranno questi, e una ne mette dieci e cento, quello di dieci e cento vince, ma magari quello che ha offerto dieci…». Il sindaco lo rassicura: «Farò come quelle del tribunale».

Annotano i finanzieri del nucleo di polizia economica di La Spezia: «In tutti i precedenti casi era prassi utilizzare il metodo della busta chiusa. Il maggior offerente che si aggiudica la gara. Il caso specifico è stato pertanto applicato ad uso e consumo delle necessità di Denegri». Quando però l’asta viene bandita l’imprenditore non si presenta. Deserta. Copia incolla al secondo tentativo che si colloca temporalmente a dicembre del 2023. E siccome la tentata turbata libertà degli incanti non esiste nel codice l’inchiesta rischia di andare verso un provvedimento di archiviazione.

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