Il Duca nel boulevard e la colmata che cambiò il volto di Mergellina

Il Duca nel boulevard e la colmata che cambiò il volto di Mergellina

C'era una volta viale Regina Elena

Viale Gramsci
Viale Gramsci
di Vittorio Del Tufo
Domenica 19 Maggio 2024, 09:17
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«L'architettura non deve essere come la scultura. Deve essere scultura» (Frederick Kiesler)

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Lo chiamavano il Duca, ed era un predestinato. Fratello minore di Margherita di Savoia, appassionato di sport, studiò a Londra nella prestigiosa Harrow School e sin da ragazzo sognava di diventare capitano di vascello e, perché no, ammiraglio. E invece il 25 maggio del 1915, all'entrata dell'Italia nella Prima guerra mondiale, il re Vittorio Emanuele III lo nominò addirittura luogotenente generale del Regno. Lui era Tommaso di Savoia - appartenente al ramo dei Savoia-Genova - e il destino avrebbe legato per sempre il suo nome a una delle più belle ville di Napoli: villa Sanfelice di Monteforte, il primo, importante edificio realizzato nella seconda metà dell'Ottocento nell'ambito dell'ambizioso progetto di colmata a mare, che porterà alla realizzazione di via Caracciolo e della parallela viale Elena (poi viale Gramsci).

Fu questo giovane, ambizioso militare che si muoveva tra Napoli e Torino nell'Italia degli anni 70 dell'Ottocento a commissionare all'architetto ticinese Augusto Guidini l'imponente villino che segna il paesaggio urbano di viale Gramsci acquistato successivamente dalla famiglia Sanfelice di Monteforte, il cui stemma è visibile sul prospetto affacciante sulla Riviera di Chiaia. Un gioiello architettonico in stile neoclassico il cui pezzo forte è la scala di rappresentanza, preceduta da due colonne in marmo di Carrara dai capitelli dorici.

L'architetto Guidini, autore del progetto, amava fare le cose in grande: aveva anche collaborato alla realizzazione della Galleria Vittorio Emanuele II di Milano. Quel Vittorio Emanuele II che del piccolo Tommaso, rimasto orfano di padre ad appena un anno, era stato il tutore.

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La colmata a mare che avrebbe portato alla realizzazione di via Caracciolo e di viale Regina Elena modificò profondamente il paesaggio urbano di Mergellina sul modello dei grandi boulevard parigini; anche le carreggiate laterali, adibite inizialmente a galoppatoio, richiamavano le contre-allées parigine adottandone la filosofia. Ma Mergellina aveva subito profonde trasformazioni già a partire dal 1812. L'apertura della strada di Posillipo, nel 1812, «fa sì che quei due o trecento metri di riva non rappresentino più l'estremo margine occidentale della strada di Chiaia e per essa della stessa città di Napoli; non più l'appartato luogo di delizie e di aristocratiche passeggiate» (Renato De Fusco, Rileggere Napoli nobilissima). Insomma l'urbanizzazione di tutta l'area dalla Torretta a Posillipo e in particolare l'apertura di via Caracciolo trasformarono quello che allora era conosciuto - ed amato - come un lembo di spiaggia in un elegante quartiere cittadino. Viale Regina Elena venne adottata dalle famiglie nobili napoletane per acquisire una seconda residenza sul mare, con buona pace degli abitatori originari di quei luoghi, pescatori e lavandaie, molti dei quali pagarono un prezzo altissimo allo sviluppo edilizio e urbanistico.

Il villino di Tommaso di Savoia, poi Palazzo Sanfelice di Monteforte, fu il primo importante edificio realizzato lato mare, sulla Riviera di Chiaia, nell'ambito di quel progetto di risistemazione urbanistica che ha cambiato il volto della città. La villa Sanfelice-Monteforte ha ancora oggi due ingressi, dalla Riviera e da viale Gramsci. Sul lato Riviera di Chiaia è visibile lo stemma della famiglia Sanfelice di Monteforte, che acquisì il villino da Tommaso di Savoia pochi anni dopo la sua edificazione; mentre l'altro stemma, apposto sulla facciata sul Viale Gramsci, va identificato con quello dei Ruffo di Calabria (dopo un matrimonio tra le due famiglie). Ad acquistare il palazzo fu molto probabilmente don Francesco d'Assisi Sanfelice (1826-1910), primo marchese di Monteforte. I Sanfelice erano una famiglia di antichissimo lignaggio, di origini normanne, che annoverava nel casato personalità del calibro dell'architetto Ferdinando Sanfelice, della famosa nobildonna Luisa Sanfelice, coinvolta nelle vicende della Repubblica napoletana del 1799, e del cardinale Guglielmo Sanfelice.

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L'edificio su tre livelli, circondato da cedri di alto fusto, si eleva ai margini di viale Gramsci. I quattro piccoli fabbricati posti ai vertici del giardino erano adibiti rispettivamente ad uccelleria, serra, casa del giardiniere e casa del guardiano. «L'edificio - spiega l'architetto Sergio Attanasio, presidente dell'associazione Palazzi Napoletani - è interessante soprattutto per l'impaginato delle facciate riquadrate da paraste che incorniciano i balconi con archi a tutto sesto. Sulla facciata rivolta verso la Riviera di Chiaja troviamo lo stemma dei Sanfelice, mentre su quello sul viale Gramsci, troviamo lo stemma Ruffo di Calabria, in quanto il marchese Don Francesco Sanfelice sposò in seconde nozze, nel 1856, donna Francesca Ruffo dei principi della Scaletta». La parte più interessante risulta essere la corte interna, coperta da un grande lucernario, con la grande scala di rappresentanza, in stile neoclassico, retta da colonne e cinta da una artistica ringhiera in ferro. Il tutto secondo un'impostazione di edificio di rappresentanza destinato a ricevimenti più che alla vita di una famiglia nobile del tempo. Molto belli e dotati di ricche decorazioni in gusto neoclassico, sono gli ambienti del piano nobile, che conferiscono all'antica residenza un aspetto austero e nobiliare. Dal confronto tra il disegno di progetto e l'attuale edificio possiamo rilevare che il terzo livello fu ampliato e la parte coperta fu estesa all'intera superficie di copertura del livello inferiore. Ciò avvenne presumibilmente quando la proprietà passò ai Sanfelice».

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Il palazzo Sanfelice di Monteforte sorge a poca distanza dalla Torretta di Chiaia, nata come torretta di avvistamento nel 1563, ai tempi del viceré duca d'Alcalà, dopo l'incursione dei soldati saraceni guidati dal leggendario pirata Uccialì. Dopo quell'episodio, la fortificazione del territorio divenne per i viceré spagnoli un'autentica ossessione: da qui la decisione di edificare sulla spiaggia di Chiaia una torretta di avvistamento dalla quale gridare «Mamma li turchi».

Abbandonata per oltre trent'anni la villa Sanfelice di Monteforte è stata restaurata nel 2017 grazie all'intervento della Fondazione Salvatore e al ruolo propulsivo, in particolare di Marco Salvatore, professore emerito dell'Università Federico II e uno dei maggiori esperti mondiali nella ricerca e nell'applicazione della diagnostica per immagini. A lungo questi grandi spazi erano stati occupati dall'unica dipendente di una compagnia di assicurazione che nel 1986 ha chiuso i battenti. Oggi è un luogo di incontro, di progettualità e di innovazione; ospita infatti NapHub ed è sede dei raduni de Il sabato delle idee, incubatore e laboratorio politico e socio-culturale della città che guarda al futuro. Storia, arte e cultura dialogano sotto il cielo di Mergellina e davanti al mare del mito e della leggenda.

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