Fiammetta Borsellino: "I boss Graviano non sono mostri, col depistaggio mio padre ucciso due volte"
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Venerdì, 7 Giugno 2024
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Fiammetta Borsellino: "I boss Graviano non sono mostri, col depistaggio mio padre ucciso due volte"

L'intervento della figlia del giudice allo Steri al convegno "Mafie e antimafie": "La mancata verità sulla morte di mio padre è un'offesa all'intelligenza del popolo italiano, connessa alla disonestà di chi doveva cercarla". Presente pure Alfredo Morvillo, fratello della moglie del giudice Falcone: "Palermo senza memoria e indifferente, servono governanti che guidino la gente lontano da Cosa nostra"

Se Fiammetta Borsellino, figlia minore del giudice Paolo Borsellino, ucciso assieme alla sua scorta in via D'Amelio, ha nuovamente puntato il dito contro i silenzi e il depistaggio che ha allontanato per decenni la verità e la giustizia sulla strage "ed ha ucciso mio padre per la seconda volta", sottolineando come per lei l'incontro con i boss Giuseppe e Filippo Graviano, a dicembre del 2017, sia stato fondamentale anche per capire che "non sono dei mostri", Alfredo Morvillo, ex procuratore di Trapani e fratello di Francesca Morvillo, moglie del giudice Giovanni Falcone assassinata con lui e gli agenti di scorta a Capaci, si è concentrato invece sull'indifferenza che colpisce buona parte della città, che ha bisogno di "governanti" che non credano solo nelle poltrone ma allontanino i cittadini da logiche mafiose. Entrambi sono intervenuti al convegno "Mafie e antimafie oggi", organizzato allo Steri.

"Ho cominciato questo impegno più pubblico solo a conclusione del processo Borsellino quater - ha detto Fiammetta Borsellino - quando si è sancita l'esistenza, di cui oggi non si vuole completamente parlare, del depistaggio. Siamo stati messi di fronte a questa amarissima verità, che ha ucciso mio padre per la seconda volta, a questo percorso deviato di allontanamento della verità caratterizzato da gravissime anomalie, investigative e processuali". Una "mancata verità" che "ho sempre definito una offesa all'intelligenza del popolo italiano, soprattutto perché oggi è connessa alle ragioni della disonestà di chi questa verità la doveva cercare".

La figlia del giudice si è poi soffermata sull'incontro in carcere con i boss stragisti di Brancaccio: "Non sono mai stata animata da sentimento di vendetta o di rabbia certa del fatto che questi sentimenti poi inducono i mafiosi a uccidere e generano solo distruzione e morte". E ha aggiunto: "Sono uomini di una pochezza e una piccolezza unica", ma "dal giorno in cui li ho incontrati è scaturito l'impegno nelle carceri, soprattutto di massima sicurezza, in tutta Italia. Ho sentito l'urgenza emotiva di incontrare i Graviano. Fa parte di un percorso personale per me molto importante. Dico solo che l'incontro, al di là degli effetti e dei risultati, ha una valenza in sé. Sicuramente ha prodotto in me un cambiamento, anche una illuminazione rispetto al fatto che queste persone non sono dei mostri del male, non devono restare nel rango di fantasmi". 

Morvillo ha invece affermato: "Mi chiedo se a distanza di 32 anni dalle stragi mafiose ci sia una certa intransigenza a Palermo. Ma ho l'impressione che la risposta sia no. Perché c'è una fetta di indifferenza quasi mortificante. Palermo non è una città che mostra di avere memoria e fino a quando non ci saranno uomini in grado di essere credibili agli occhi della gente, di guidarla verso la meta di essere liberi e di esprimere le proprie idee, non cambierà nulla. Io ho ricevuto solidarietà di nascosto da gente che paura di dire come la pensa. Mi auguro, da cittadino comune, che un giorno ci guidino persone di alto spessore morale, che credono veramente nella lotta alla mafia, non a parole, andandosi a sedere in prima fila il 23 maggio, ma che facciano ciò che faceva ad esempio padre Puglisi, che era un modello per i cittadini".

Il fratello di Francesca Morvillo ha poi detto: "Spero per Palermo che nascano prima o poi uomini forti che credano in qualcosa e non soltanto nella bella poltrona. La massa della gente, degli indifferenti, difficilmente potrà rinunciare al tipo di vita condotta finora, alle raccomandazioni e ai favori che certi ambienti politico-mafiosi sono in grado di fare. La gente da sola è difficile che possa trovare la forza di rinunciare a questo sistema nel quale vive da tempo. Avrebbe bisogno di modelli, di essere guidata, di una guida credibile. E' inevitabile che in una città questo ruolo non possiamo che riconoscerlo ai nostri governanti. La gente guarda a loro, non ai magistrati, ai professori o alla polizia. Sono loro che - ha rimarcato - hanno un grande ascendente. Quindi, il governante che fa questo mestiere in una città come Palermo, deve sapere che fare il governante a Palermo, non basta occuparsi della raccolta della spazzatura, del traffico, ma serve una guida per i cittadini che avvii i cittadini che li allontani dalle logiche mafiose".

Morvillo ha poi proseguito: "Conosciamo tutti la storia di questa città. Cosa ha lasciato nell'animo e nella mente di tutti noi la storia di Palermo e quello che è successo 32 anni fa" con le stragi? "Palermo per la sua storia dovrebbe essere la capitale dell'antimafia. Questa città dovrebbe essere un laboratorio di iniziative. Siamo nel 2024 i nostri cari sono morti 32 anni e siamo ancora qua a discutere di antimafia sociale. Il massimo che poteva avvenire è successo con il dottor Paolo Borsellino. Una cosa disumana. Lui sapeva che era arrivato l'esplosivo per lui", ma "è rimasto fermo nei suoi ideali e nei suoi principi di vita per fare qualcosa per il prossimo. Ma la gente non ha capito nulla, si parla di Falcone e Borsellino come di un tema qualunque.Questo è un tema che ancora mi emoziona e penso anche a Ninni Cassarà, ucciso con una moglie e figli piccoli. E' stato tradito da qualcuno, tanti di questi omicidi nascondono connivenze e collusioni".

Fonte: Adnkronos

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