Il furto da Cornali a Dalmine: le immagini dei ladri in azione. Il titolare: «Spaccate e rapine per anni, ma resistiamo» | Corriere.it

Il furto da Cornali a Dalmine: le immagini dei ladri in azione. Il titolare: «Spaccate e rapine per anni, ma resistiamo»

diMaddalena Berbenni

Una  banda di almeno quattro persone ha staccato le grate a una finestra con la fiamma ossidrica ed è fuggita con 100 mila euro di gioielli e orologi. Ingenti anche i danni all'interno del negozio 

Furto Cornali Dalmine

Uno dei ladri all'interno della gioielleria

L’allarme antifurto scatta a mezzanotte e 6 minuti quando la finestra va giù e i banditi piombano nel negozio. Hanno passamontagna, guanti, martello e borse capienti per portarsi via quanti più oggetti preziosi possibile. Spaccano, corrono, arraffano. Nei filmati, sono uomini neri che si muovono come gatti e concedono un unico tocco di colore: le maniche rosse che spuntano da sotto una maglia scura a uno dei due. A mezzanotte e 14 minuti, l’auto della vigilanza privata è davanti alle tre vetrine della storica gioielleria Cornali di largo Europa, a Dalmine dal 1957. Ma loro non ci sono più. Otto minuti e il colpo è chiuso, con 100 mila euro di bottino e 40 mila di extra per i danni lasciati sul campo di battaglia.

«Ci sono le assicurazioni, come sempre è più il disagio e la violenza che subisci a casa tua», allarga le braccia Silvio Brambilla Cornali quando il negozio è ormai sistemato e una commessa già riceve una cliente per il ritiro di una riparazione. Un paio di operai si concentrano invece sulla finestra da cui i ladri hanno fatto irruzione. Si trova sul lato opposto rispetto all’ingresso principale del negozio ed è facilmente raggiungibile dai passaggi pubblici che spezzano le facciate curvilinee del lungo edificio che ospita Cornali, fatto di esercizi commerciali a pianoterra e due piani di appartamenti sopra. Con la fiamma ossidrica, i ladri hanno staccato la grata in ferro che proteggeva la finestra, che sono poi riusciti a forzare. Erano almeno in quattro: due sono rimasti fuori a fare da palo e gli altri due si sono dati da fare all’interno. Il bandito con le maniche rosse aveva uno zaino indossato al contrario, in modo da riporvi rapidamente i gioielli e gli orologi (per lo più Tudor e qualche Iwc e Longines anche di secondo polso), strappati dalle vetrinette espositive. Si trovano verso l’entrata e sono state spaccate a martellate. Il complice viaggiava invece con un borsone nero. Non sono state toccati caveau e casseforti con la merce più di valore.

Furto Cornali Dalmine

Il bandito con il martello 

Fuggiti in un baleno, i ladri hanno tentato di oscurare gli obiettivi di una telecamera esterna con della schiuma, per ostacolare le indagini ora portate avanti dai carabinieri. Il punto di partenza, per cercare innanzitutto una targa, sono proprio i filmati sia del negozio sia degli altri sistemi di videosorveglianza, pubblici e privati, della zona. Testimoni su cui contare, per ora, non ce ne sono. Dopo che è scattato l’allarme, la centrale ha ricevuto diverse chiamate da Dalmine, ma la banda è stata talmente veloce da sparire prima di essere notata.

Cornali è una «family company». Ci lavorano, oltre alla moglie di Brambilla, figlia del fondatore che ha dato il nome all’impresa, i loro tre figli. Da Dalmine si sono allargati a Bergamo nel 1985, in via San Bernardino, «e tre mesi dopo, era il 9 marzo, ci rapinarono», ricorda Brambilla. Subirono poi due spaccate, di cui una in passaggio Bruni, ma soprattutto la rapina del 2006, quando uno dei loro figli si vide puntare la pistola alla tempia e il bottino fu di un milione di euro. Arrestarono (e condannarono) Dario Iodice, il loro vicino di casa partenopeo, amico e cliente «fedele», che in città si spostava in Bentley.

Eppure, la famiglia di gioiellieri resiste e adesso, proprio in centro, ha rilevato gli ex locali della boutique Dev, dove ha spostato il negozio di piazza Matteotti in modo da trasformare quell’angolo di via XX Settembre nel proprio quartier generale. A Dalmine, invece, ha sviluppato un laboratorio di orologeria. «Il nostro lavoro è cambiato negli anni e varia molto da zona a zona — riflette Brambilla —. Oggi i marchi impongono una selezione fortissima, perché hanno loro boutique (Cornali propone, tra gli altri, Pomellato, ndr). Sono richiesti investimenti elevatissimi, a cominciare proprio dalla sicurezza».

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13 maggio 2024 ( modifica il 13 maggio 2024 | 08:30)