Le Borse di tutto il mondo volano. E non è speculazione - Panorama
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(Ansa)
Economia

Le Borse di tutto il mondo volano. E non è speculazione

I segnali dicono che la tendenza mondiale di mercati e dell'economia in generale andrà ancora meglio

Le borse volano con numeri da record mai raggiunti prima e gli investitori festeggiano. Con una sola domanda: ma è tutto vero? Negli ultimi giorni le Piazze europee e americane hanno toccato i massimi e il rally iniziato in autunno sembra non finire più. Ma cosa c’è di reale dietro i record? E questa euforia verrà poi pagata?
Partiamo dai numeri. Ieri Wall Street ha chiuso ai massimi storici, superando i 40mila punti. La performance è arrivata dopo la diffusione dei dati sui prezzi al consumo, che hanno mostrato un calo dell’inflazione in aprile. Martedì chiusura record a Piazza Affari, che ha superato i 35mila punti, aggiornando il massimo raggiunto nel 2008. E così anche altre borse europee: Francoforte ha guadagnato +12,8% da inizio anno, Parigi +9.5%, Londra +9,6%.

Il motivo dei record? “I dati sull’inflazione a livello mondiale confermano lo scenario di discesa, anche se su un periodo di tempo non immediato. Di conseguenza le aspettative degli operatori sulle politiche monetarie sono diventate ottimistiche, è consolidata la previsione che le banche centrali, dopo il periodo di altissimi tassi di interesse e politiche monetarie restrittive, imboccheranno ora in maniera decisa la strada di riduzione tassi”, spiega Paolo Manasse professore Macroeconomia Università di Bologna. Il pericolo di recessione, tanto temuto, sembra dunque scongiurato e il taglio ravvicinato dei tassi (a giugno per la Bce e a settembre per la Fed) è sempre più concreto. “I mercati finanziari dipendono non da quello che è già successo, ma dalle aspettative sul futuro. Se si consolida la prospettiva di riduzione dei tassi, diventa più conveniente investire in borsa. Se le aspettative sono per il ribasso dei tassi è meccanico che i mercati azionari festeggino, perché attendono il rialzo degli indici di borsa. Tutti acquistano oggi, per avere poi azioni i cui prezzi aumentano”, continua Manasse. A trascinare i listini c’è anche una stagione di trimestrali che sta andando oltre le aspettative. Negli Stati Uniti quasi 8 aziende su 10 hanno superato le previsioni, con utili aumentati in media del 5,4% contro il 3,4% atteso. In Europa il 58% ha superato le stime. E a questo si aggiunge la questione liquidità, che fa bene alle borse. Da ottobre quando è iniziato il rally dei mercati, è passata da 100mila 104mila miliardi di dollari

Una bolla da temere o una crescita reale? “E’ una crescita che non dipende dal fatto che i fondamentali delle aziende sottostanti migliorino in maniera incredibile. Non si comprano più azioni dell’azienda X perché ci si aspetta che questa faccia chissà quali grandi profitti in futuro. Ma quando i tassi scendono la crescita economica in generale migliora: si investe di più, si consuma di più, le imprese hanno meno interessi da pagare. È un miglioramento generale dell’economia, indotto dalla riduzione dei tassi, e la borsa si muove di conseguenza. Quindi non è un andamento puramente speculativo, è reale perché deriva da qualcosa di vero, ma non dal reale miglioramento delle singole imprese”, avvisa Manasse. Certo storicamente siamo abituati all’eccessivo ottimismo o pessimismo delle borse. E il timore è che si possa pagare in futuro. “Di solito i mercati finanziari esagerano, nel bene e nel male. È molto difficile dire oggi in che misura ci sia una parte di euforia non giustificata e quanto sia giustificata dall’attesa della riduzione tassi. I mercati finanziari operano come scommessa sul futuro, bisogna vedere se sono realistiche. Fin quando i mercati vanno bene conviene comprare, perché i prezzi continuano a salire. Ma quando smetteranno di salire qualcuno rimarrà certamente con la patata bollente in mano…È sempre così, per questo è sempre meglio comprare quando i mercati vanno male”, risponde Manasse.

Non resta che attendere le prossime decisioni delle banche centrali. Sono sempre di più le aspettative sul primo taglio già a giugno da parte della Bce, mentre per la Fed si pensa orami a settembre. Un primo passo, anche se poi la strada potrebbe essere lunga, sempre dettata dall’obiettivo dell’inflazione al 2% e con tutte le pesanti incognite geopolitiche a incombere. “In teoria con il taglio dei tassi non dovrebbe succedere niente in borsa. Se infatti la riduzione sarà quella esattamente attesa dai mercati non succederà nulla di eclatante. Le aspettative sono già incorporate nei prezzi sui listini. Se invece i tassi scenderanno meno del previsto allora il mercato calerà. E se i tassi invece dovessero scendere di più di quello che il mercato ha anticipato, allora i prezzi andranno ancora più su”, conclude Manasse. Restano i tassi e la politica monetaria, insomma, il motore di tutto, oggi e domani.

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Cristina Colli