Inchiesta in Liguria, le intercettazioni tra Beggi e Cozzani: “Questo Paese è così, merita soltanto di essere rapinato” - Il Secolo XIX
Le carte

Inchiesta in Liguria, le intercettazioni tra Beggi e Cozzani: “Questo Paese è così, merita soltanto di essere rapinato”

Le intercettazioni choc tra Filippo Beggi, collaboratore della Regione indagato per falso, e Matteo Cozzani, il capo di gabinetto del presidente Toti al centro dell’inchiesta sul malaffare in Liguria

Tiziano Ivani
2 minuti di lettura
Due investigatori della Guardia di finanza in sala intercettazioni 

La Spezia – «Ma è un Paese fatto così, merita solo di essere rapinato ’sto Paese». Filippo Beggi, collaboratore della Regione indagato per falso, è segretario nonché amico storico di Matteo Cozzani, il capo di gabinetto del presidente Toti al centro dell’inchiesta sul malaffare in Liguria.

Il 13 aprile 2023 Beggi apprende che i carabinieri forestali hanno sequestrato il cantiere dello stabilimento balneare in Palmaria per presunte irregolarità nei permessi e si sfoga proprio con il braccio destro del presidente della Regione: «Ma questa è campagna elettorale Matteo, questa è banalmente campagna elettorale, ma un Paese fatto così, merita solo di essere rapinato».

Ma nelle informative della Guardia di finanza ci sono altre conversazioni del medesimo tenore. La pm Elisa Loris le cita anche nella sua richiesta per l’arresto di Cozzani al fine di descrivere il profilo dell’indagato: «Non di rado si è percepito anche pieno disprezzo per le istituzioni e lo Stato, condividendo idee “predatorie” – mette nero su bianco la magistrata - Matteo Cozzani col padre Carlo, discorrendo su possibili piani di alcuni imprenditori per uscire da gravose situazioni debitorie, approvava la paventata idea di ricevere denaro garantito dallo Stato ( 400 mila euro), pagare i creditori, e poi fallire: «... lo Stato, ho detto “Fai bene, guarda ti appoggio, intanto lo Stato sono delle m....e»

Nelle carte dell’indagine c’è poi un capitolo che riguarda le aziende della famiglia Cozzani: «Quanto alle aziende “di famiglia”, agli affari, e ai loro incrementi, Matteo Cozzani è risultato sempre assolutamente partecipe delle vicende di tutte: si fa riferimento a Segnalvara srl (segnaletica stradale, ndr), formalmente amministrata solo dal padre Carlo Cozzani (non indagato, ndr), ma di fatto pienamente gestita anche da Matteo che infatti le convogliava i clienti e dal fratello Filippo».

Proprio il fratello minore dell’ex sindaco, pure lui ai domiciliari, sembra spiegarlo con chiarezza in una conversazione intercettata: «Poi io e mio fratello abbiamo incrementato l'azienda, facciamo dall'abbigliamento personalizzato, dalle penne, ai manifesti 6x3, striscioni».

Nei documenti si fa riferimento anche a Of srl, la società che distribuisce Bevilà, l’acqua in brick che, secondo la ricostruzione di Procura della Spezia e Guardia di finanza, in alcuni episodi rappresentava una sorta di tangente. Esempio: i vertici del Salone Nautico di Genova - Saverio Cecchi e Alessandro Campagna - sono accusati di corruzione perché, stando alla tesi d’accusa, avrebbero acquistato una partita (10 mila euro) di acqua in brick per sdebitarsi con il capo di gabinetto di Toti di un finanziamento alla kermesse considerato più che generoso, 780 mila euro.

«La società era formalmente amministrata solo da Filippo, ma di fatto pienamente gestita anche da Matteo Cozzani», è spiegato nelle carte. Ancora: «Nell’ambito delle attività imprenditoriali attenzione particolare merita poi Ant srl. Soci - annotano gli inquirenti - ne sono gli amici di Matteo Cozzani, Gionata Casone (non indagato, ndr) e Filippo Beggi, è formalmente amministrata solo da quest’ultimo, ma di fatto pienamente gestita anche dallo stesso Cozzani. Essa è risultata anche un utile mezzo, per Matteo Cozzani e Filippo Beggi – divenuti dipendenti regionali -, per convogliare provviste provenienti dal pubblico (in modo diretto o anche indiretto tramite “triangolazioni” con altri soggetti). Durante l’indagine è emerso che alla società Ant srl., appena possibile, Cozzani convoglia clienti (Liguria Digitale, l’ignara prorettrice dell’Università di Genova)».

I commenti dei lettori