Raggi laser sui satelliti nemici e attacchi cibernetici: così il Pentagono progetta le guerre stellari contro Russia e Cina - la Repubblica

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Raggi laser sui satelliti nemici e attacchi cibernetici: così il Pentagono progetta le guerre stellari contro Russia e Cina

Il centro spaziale di Tayhuan nello Shanxi, in Cina
Il centro spaziale di Tayhuan nello Shanxi, in Cina 

Il New York Times raccoglie indiscrezioni dalla Difesa Usa sui piani per competere nello spazio e indica come serpeggi la preoccupazione di essere in ritardo rispetto alle iniziative di Mosca e Pechino

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LONDRA – Raggi laser azionati da terra o da un satellite per distruggere satelliti nemici. Attacchi cibernetici per mettere fuori combattimento la trasmissione di dati satellitari. E anche satelliti armati di una sorta di braccio meccanico, in grado di agganciare un satellite avversario e manometterlo. Sono alcuni dei sistemi allo studio del Pentagono per rispondere alla crescente minaccia di Russia e Cina nello spazio, in quello che gli esperti militari definiscono un nuovo capitolo della sfida tra le superpotenze: le “guerre stellari” del prossimo futuro. Naturalmente non è detto che scoppieranno, così come non c’è mai stata una guerra nucleare fra Paesi in possesso di armi atomiche. Ma indiscrezioni raccolte dal New York Times confermano che gli Stati Uniti stanno accelerando i piani per competere con Mosca e Pechino, riconoscendo di essere in ritardo rispetto alle iniziative di russi e cinesi in questo campo.

Nei giorni scorsi il Wall Street Journal ha rivelato il lancio di un satellite sperimentale russo specificatamente disegnato per distruggere un ampio numero satelliti occidentali, sia militari che civili, con una singola esplosione nucleare in orbita: quella che alcuni definiscono “l’arma segreta di Putin” e che il presidente della commissione intelligence della camera dei Rappresentanti Usa, il deputato Mike Turner, ha paragonato “alla crisi dei missili atomici sovietici a Cuba del 1962, trasferita nello spazio”.

Quanto alla Cina, il generale Stephen Whiting, capo dello Space Command, il comando delle forze spaziali americani, ha dichiarato che dal 2018 Pechino ha triplicato la propria rete di satelliti per spionaggio, sorveglianza e ricognizione, “per trovare, osservare e colpire le capacità militari degli Stati Uniti” nello spazio.

Fino ad ora l’America aveva usato la vasta rete di satelliti che ha in orbita intorno alla Terra per comunicare e per spiare i propri nemici. Di fronte alle nuove, aggressive mosse intraprese da Russia e Cina, scrive il New York Times, il Pentagono ha approvato una “fase nuova” per procurarsi una nuova generazione di strumenti, basati sia su terra che nello spazio, con i quali difendere il proprio network di satelliti da potenziali attacchi e, se necessario, per mettere fuori uso i satelliti avversari.

Un concetto molto diverso dal cosiddetto “scudo spaziale”, progettato ma mai sviluppato, che veniva discusso da Washington negli anni Ottanta per proteggere gli Stati Uniti da un possibile massiccio attacco di missili nucleari sovietici. “Dobbiamo proteggere le nostre capacità spaziali e al tempo stesso essere in grado di negare a ogni avversario la capacità di usare le proprie per scopi ostili”, ha affermato in marzo il generale Chance Saltzman, capo delle operazioni spaziali alla Space Force, un’agenzia creata nel 2017 dalla US Air Force, “perché se non avremo questa capacità nello spazio, perderemo”.

Smentendo di progettare armi nello spazio, il mese scorso Russia e Cina hanno presentato senza successo al Consiglio di Sicurezza dell’Onu una risoluzione congiunta per “vietare la collocazione di armi nello spazio”: ma il Pentagono ribatte che è una proposta impossibile da verificare e ipocrita, perché Mosca e Pechino sono le prime a promuovere esperimenti e azioni di questo tipo. “Non vogliamo estendere la guerra nello spazio”, ha detto di recente la generale Deanna Burt, vicedirettrice delle operazioni spaziali americane, “ma se accadesse dobbiamo essere pronti a combattere e a vincere anche lì”. In ambito occidentale, gli Stati Uniti non sono i soli a ritenerlo necessario: il programma della cosiddetta “controffensiva spaziale” americana viene coordinato con Regno Unito, Canada e Australia; la Francia ha annunciato piani per sviluppare entro il 2030 un satellite armato con raggi laser. La militarizzazione dello spazio, conclude il New York Times, è inevitabile.

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