Il libro sotto la giacca o nel giornale piegato, “Devo pagare? Credevo fossero omaggio” - la Repubblica

Torino

Il libro sotto la giacca o nel giornale piegato, “Devo pagare? Credevo fossero omaggio”

ANSA/TINO ROMANO

ANSA/TINO ROMANO

 
Viaggio tra gli stand del Salone e gli stratagemmi per evitare i furti
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Dallo stand della Lonely Planet sono sparite 5 o 6 guide pocket di Porto e di Praga. Sono piccoline, ma soprattutto cominciano con la P e nello scaffale sono sistemate in basso a destra. Da Rubbettino (nomen omen) ieri mattina qualcuno ha portato via un libro. Quale? «A caso, quello che era nell’angolo». Da Guido Tommasi un signore se n’è andato con 6 volumi sotto braccio, dalle ricette per cucinare a crudo al romanzo illustrato per ragazzi “Il commissario Gordon e le nocciole scomparse”: età di riferimento 6 anni, valore complessivo circa 140 euro. Essendosi ormai spostato di tre stand, il personale gli ha chiesto cortesemente di pagare. «Se mi prende per un ladro — ha detto a Fabrizia Malerba — allora glieli restituisco». Storie di vita quotidiana di editori ed editrici in fiera, dove alle volte i libri scivolano nelle borse appoggiate a terra, si infilano nei giornali, restano in mano per distrazione. A segnalarlo, di solito, sono gli stessi clienti presenti allo stand.

«In un evento così grande lo si mette in conto — spiega Costantino Virgilio di Mimesis — Diamo per scontato che queste cose possano accadere, ma non è un dato troppo rilevante». I conti, poi, si fanno alla fine e, tra omaggi e libri scomparsi, non è sempre facile quantificare il fenomeno. Chi riesce a tenerne traccia parla dell’1-2 per cento al massimo, una quarantina di libri su circa 3.500 esposti. Molto dipende anche dal tipo di volumi e dalla forma dello stand. C’è chi ha contingentato gli ingressi, come l’Ippocampo, con la sua libreria a forma di stazione e treno a vapore. Chi come Carocci ha coinvolto i ragazzi delle scuole torinesi: danno una mano e buttano un occhio. Da Bao il fenomeno è molto marginale e per il cofondatore Michele Laschino «quando succede è di solito per distrazione nella ressa». È pure capitato che dopo tanto tempo in fila per pagare le persone se ne andassero. Con il libro però.

Vari i profili degli autori del gesto, perlopiù adulti. Così, tra i motivi, c’è pure chi pensa al costo del biglietto: come se qualcuno si sentisse autorizzato a portar via qualcosa. Poi c’è il tema dell’afflusso, ma il numero chiuso non pare la soluzione: «Il Salone perderebbe la sua anima — commenta Paolo Sasso di Guido Tommasi — qui si vende tanto nonostante si paghi un biglietto». Molto spesso si lascia correre, ma le scuse accampate sono grandi classici. C’è chi pensava che le casse fossero all’uscita e pure chi, vedendo tanti libri esposti, che fossero gratuiti.

Ma il Salone è fatto soprattutto di belle storie, come quella racconta Mariagrazia Zulli, direttrice commerciale del gruppo Fandango: «L’altro giorno è venuta una persona che non aveva la carta di credito. Noi non avevamo il resto e alla fine le abbiamo dato comunque il libro. Ieri mattina è tornata con una bustina con i soldi contati». E poi la si prende con filosofia, forse memori della “Storia di una ladra di libri”. «Almeno — chiude Filippo Vannuccini, della Nave di Teseo — sono libri che vanno in giro».

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