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Culture

Meryl Streep, la regina del cinema internazionale trionfa a Cannes

Il 14 maggio, l’attrice tre volte premio Oscar, calcherà la Croisette per ricevere la Palma d’oro al 77° Festival del cinema per i suoi 50 anni di carriera. All’archivio ben tre premi Oscar e una filmografia con capolavori entrati nella storia

di URSULA BERETTA
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Meryl Streep (Instagram @festivaldecannes)
Meryl Streep (Instagram @festivaldecannes)

Troppo facile definirla l’attrice dei record. Perché, se è vero che premi e riconoscimenti collezionati nel corso della sua lunghissima carriera rimangono come monito a ricordarne il Dna di fuoriclasse, Meryl Streep è davvero molto di più. È una summa di tutte quelle le donne che ha portato sul grande schermo, straordinaria interprete di una femminilità sfaccettata e mai uguale a se stessa che ha saputo scarnificare con una dedizione da manuale fino a renderla più che credibile. Sempre senza mai avere paura di mettersi in gioco ma, al contrario, accogliendo sulla sua pelle tutta le contraddizioni di quello che è sicuramente il mestiere più bello del mondo ma anche quello più complicato.

Meryl Streep (Instagram @merylstreep)
Meryl Streep (Instagram @merylstreep)

Eppure, il cinema non era tra le priorità di questa ragazza del New Jersey affascinata dal teatro e dal canto fino al momento in cui si imbatté nella performance di Robert De Niro in Taxi driver di Martin Scorsese e decise che la settima arte sarebbe stata il suo futuro. Osteggiata per la sua bellezza poco canonica, Meryl Streep ha dimostrato che il suo puro talento, da solo, poteva andare oltre ogni pregiudizio e mangiarsi le critiche poco costruttive, come gli oltre sessanta film nei quali è apparsa dimostrano. E non solo. La lista infinita dei premi ricevuti, tra cui tre Oscar e nove Golden globes, costellano i suoi cinquant’anni di cinema che saranno celebrati il prossimo 14 maggio al Festival di Cannes quando la Streep riceverà la Palma d’oro a suggello di una carriera che, all’alba dei suoi prossimi 75 anni, li compirà il 22 giugno, non dà, fortunatamente, segni di stanchezza.

Nata nel 1949 a Summit, nel New Jersey, Mary Louise Streep ebbe fin da piccola un forte imprinting artistico, in cui canto e recitazione occupavano un posto di primo piano. E quella bambina che recitava tra le mura di casa usando i fratelli minori come comparse, una volta cresciuta si convinse a fare del teatro il centro del suo futuro pur proseguendo gli studi e arrivando a laurearsi a Yale nel 1975. A un certo punto però, il parquet del palcoscenico non le bastò più.

La «colpa» fu di Robert De Niro e del suo Travis Bickle, l’ex marine disturbato di Taxi driver che la spinse a fare un provino come protagonista del film King kong per il quale venne scartata perché considerata non sufficientemente avvenente. Un commento impensabile oggi ma che allora costituiva la norma e che non disturbò più di tanto Meryl che «andò in cerca di parole più gentili», come ebbe a controbattere lei, direttamente dal regista Fred Zinnemann che la selezionò per un ruolo minore in Giulia nel 1977, accanto a Jane Fonda e a Vanessa Redgrave. L’occasione d’oro le fu data però da Michael Cimino che la volle nel cast de Il cacciatore nel 1978, film per il quale ricevette la sua prima nomination agli Oscar e in cui recitò, finalmente, con Robert De Niro e con il fidanzato John Cazale che proprio su quel set si scoprì malato e che, dopo un veloce matrimonio, morì senza vedere la pellicola ultimata. La scomparsa del compagno sconvolse Meryl Streep che si gettò nel lavoro comparendo in pellicole quali La seduzione del potere di Jerry Schatzberg e in Manhattan di Woody Allen.

Meryl Streep (Instagram @merylstreep)
Meryl Streep (Instagram @merylstreep)

Fu solo grazie all’incontro con lo scultore Don Gummer, con cui si creò da subito un forte legame coronato dalla nascita, nel tempo, di quattro figli, che l’attrice recuperò quell’equilibrio personale che le permise di portare la sua carriera alle stelle. A partire da Kramer contro Kramer, che le regalò il suo primo premio Oscar grazie a un’interpretazione dolente e forte che le costò mesi di ricerche «sul campo» davanti alle scuole dell’Upper East side, dove fu girato il film, per replicare al meglio le dinamiche del rapporto madre e figlio da lei portate sullo schermo. L’unico neo fu Dustin Hoffman, che già in passato aveva mostrato poca classe nel rapportarsi con lei e che non si smentì anche all’epoca con screzi che minarono le riprese del film. Forte della statuetta dorata, da lei dimenticata nel bagno dell’Academy dopo la cerimonia degli Oscar e di un talento talmente cristallino da non necessitare di altro, Meryl Streep proseguì a inanellare un successo dietro l’altro confermandosi interprete di pellicole indimenticabili che, negli anni, hanno fatto la storia del cinema.

Meryl Streep (Instagram @merylstreep)
Meryl Streep (Instagram @merylstreep)

Nel 1981 affiancò Jeremy Irons ne La donna del tenente francese mentre l’anno successivo vinse un altro Oscar per La scelta di Sophie, una pellicola drammatica su cui incombeva l’ombra dell’Olocausto. Trionfò con La mia Africa, accanto a Robert Redford, per il quale ebbe una cotta leggendaria, e si prese anche il rischio di recitare in commedie leggere come She Devil-Lei, il diavolo o La Morte ti fa bella di Robert Zemeckis per poi approdare, tra la fine degli 90 e l’inizio del nuovo millennio, a drama anche dal coté più romantico, che la resero la prediletta del grande pubblico. La casa degli spiriti, The River wild – Il fiume della paura e soprattutto l’indimenticabile I ponti di Madison county con e di Clint Eastwood, con la sua italiana Francesca per la quale si ispirò a Sophia Loren e ad Anna Magnani. E ancora eccola ne Il ladro di orchidee del talentuoso Spike Jonze, in The hours, tratto dal romanzo premio Pulitzer di Michael Cunnigham, con Nicole Kidman e Julianne Moore, in The Manchurian candidate di Jonathan Demme in cui interpretava una senatrice del tutto simile a Hillary Clinton. Ma fu nel 2006 con Il Diavolo veste Prada che Meryl Streep, nei panni della terribile Miranda Priestly, acquistò un tratto decisamente mainstream arrivando anche a un pubblico più giovane, lo stesso che la adorò nel fortunato musical Mamma mia! nel 2008, costruito sulle musiche degli Abba.

Meryl Streep (Instagram @merylstreep)
Meryl Streep (Instagram @merylstreep)

Negli anni successivi, Meryl Streep continuò a prediligere le commedie È complicato e Julia&Julia tra le tante, ricevette il terzo premio Oscar per la sua interpretazione di Margaret Thatcher nel film biografico The Iron lady nel 2012, mise la sua firma su The Post di Steven Spielberg, tornò a ballare sull’isola greca di Scopelo nel sequel di Mamma mia! - Ci risiamo nel 2018 e fece parte del cast di Don’t look up nel 2022 al fianco di Leonardo DiCaprio e Cate Blanchett.

Celebre per il suo impegno politico e sociale a favore tanto delle donne che della comunità Lgbt+, Meryl Streep si definisce «un’umanista» dedita all’arte del cinema, come ha ricordato nel commento a margine della notizia della prossima Palma d’oro che riceverà sul palco del Grand théatre lumière in occasione della cerimonia d’apertura del 77° Festival del cinema di Cannes il 14 maggio. (riproduzione riservata)


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Orario di pubblicazione: 11/05/2024 11:00
Ultimo aggiornamento: 11/05/2024 11:00
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