Come ogni anno, la Coppa Italia di Eccellenza Nazionale giunge al termine ed anche quest’anno, come quello scorso, lo stadio che ospita la finale è il “Gino Bozzi” di Firenze, più comunemente conosciuto come “Due Strade”, dove gioca il Porta Romana e dove in passato ha vissuto i suoi momenti migliori la famosa squadra della Rondinella. Avendo già visto più di qualche partita, sia delle competizioni passate che di questo stesso anno, sento di dover rendere merito alla Lega Dilettanti, che spesso biasimiamo per altre ragioni, per questa formula che richiama sugli spalti sempre tanti tifosi, specie nelle fasi finali.

Come il nome lascia intuire, si affrontano le vincenti delle varie coppe di Eccellenza regionale, ma più del trofeo in sé è la contestuale promozione in Serie D in palio, a fornire la maggiore motivazione alle contendenti: qualora una delle due finaliste avesse già vinto il proprio campionato di Eccellenza, si verrebbe promossi in D anche perdendo. Quest’oggi a contendersi l’ambita Coppa sono due vecchie conoscenze del calcio italiano, i lombardi della Solbiatese, di Solbiate Arno in provincia di Varese ed i siciliani del Paternò.

Dopo l’assenza dello scorso anno non posso proprio permettermi un’altro forfait per cui, sabato mattina, parto presto per respirare a pieni polmoni tutte le emozioni di questa finale. Ero già stato in questo stadio sia per una partita della Rondinella che, più recentemente, sempre per una finale di Coppa, seppur di serie D, tra Chieri ed Albalonga nella stagione 2016-2017. Giunto in città, dopo una serie di cambi di mezzo, arrivo in tram allo stadio quando manca ancora tanto al calcio d’inizio, per cui il classico giro perlustrativo è d’obbligo. Con mia grande sorpresa, ci sono già tanti tifosi del Paternò, arrivati con un pullman più diverse auto private, che intonano cori nei pressi del botteghino, mentre altri tifosi rossoblù continuano ad arrivare. I sostenitori lombardi invece sono arrivati a Firenze con due pullman, parcheggiati proprio dietro a quelli avversari, ma in questo sabato il clima è disteso e quando i solbiatesi scendono dai loro mezzi, vengono accolti da un applauso che ricambiano. Mentre i tifosi lombardi guadagnano il proprio settore, gli ultras siciliani temporeggiano aspettando l’arrivo del mezzo della squadra, che accolgono con uno striscione del gruppo ultras e fumogeni rossoblù, intonando cori con cui sperano di trasmettere quella carica agonistica necessaria alla vittoria.

Con più di mezzora d’anticipo, decido di entrare in campo per vedere la disposizione delle tifoserie decisa in anticipo e per sorteggio dalle autorità competenti: alla tifoseria nerazzurra viene destinata la tribuna scoperta, quella delle tifoserie ospiti per intenderci, mentre alla tifoseria siciliana è toccato il grosso settore della curva e se quest’ultimi lo colorano appendendo tanti striscioni, sia dei gruppi ultras che dei club, non si può certo dire lo stesso dei tifosi lombardi i quali, pur avendo delle magliette con su scritto ULTRAS SOLBIA 1911, tamburo e megafono per dirigere i cori, si sistemano dietro una balaustra spoglia di striscioni e quei pochi che si vedono, sono di quelli estemporanei, realizzati per l’occasione. Da segnalare insieme agli ultras del Paternò, la presenza dei gemellati ragusani con lo striscione ULTRAS IBLEI RAGUSA e lo stendardo RG.

Prima dell’inizio della partita, i tifosi di entrambe le squadre ingannano il tempo e placano l’adrenalina intonando cori mentre i giocatori sono in campo intenti a scaldarsi. Alle 15 le squadre sono pronte al calcio d’inizio, i siciliani coreograficamente non hanno preparato nulla di elaborato ma alla vecchia maniera, effettuano una fitta sciarpata e sventolano diverse bandiere a regalare comunque un bel colpo d’occhio, mentre i solbiatesi espongono un mini bandierone con disegnato un astronauta che cammina sulla luna, circondata dalle stelle e sotto lo striscione a tema: “TUTTI INSIEME PUNTIAMO ALLA LUNA, MALE CHE VADA RIMARRETE VOI LE NOSTRE STELLE”.

Dopo il minuto di raccoglimento per le vittime di Casteldaccia finalmente si parte, in un primo momento sembrano più convinti i tifosi lombardi che provano a far cantare tutto il settore, impresa che ben presto capiranno impossibile per cui rimarranno soli a sostenere la squadra, mentre con il passare dei minuti viene fuori il valore e la caratura dei paternesi, il cui tifo pur non essendo sempre continuo, sicuramente è più lineare. Un grosso aiuto arriva dalla loro squadra in campo che, dopo appena un quarto d’ora, passa in vantaggio grazie ad Asero, paternese purosangue, che fa esplodere il settore in un’esultanza dirompente e prolungata. Così se nel settore dei lombardi il tifo diventa più intervallato fra pause e cori classici sostenuti con dei battimani effettuati alla meglio, nel settore dei siciliani il tifo è decisamente superiore, anche se gli ultras del Paternò propendono più per i cori secchi con braccia alzate a tutto settore, rispetto a quelli più classici e prolungati che comunque non mancano.

Nella pausa tra i due tempi c’è spazio pure per un simpatico siparietto con la presenza del presidente del senato Ignazio La Russa, spettatore a sorpresa, nativo di Paternò ma con parenti stretti a Solbiate, accompagnato dalle due nipoti, una con indosso la maglia della Solbiatese e l’altra con quella del Paternò. Nel secondo tempo i solbiatesi cercano di restare attaccati alla partita, incitando con maggiore intensità la squadra, ma purtroppo il tifo sarà sempre intervallato da pause più o meno prolungate pur non facendo mancare qualche bel battimani. I siciliani invece sembrano addirittura essere più continui rispetto alla prima parte, la squadra sembra girare sulla loro stessa lunghezza d’onda tanto che al sessantesimo l’estremo difensore rossoblù para il rigore calciato da Scapinello, regalando la stessa vibrante esultanza di una rete.

In questa seconda frazione i ragazzi di Paternò alzano decisamente l’intensità ed il tifo è sempre della stessa matrice, con tantissimi battimani ad accompagnare i cori e colore delle bandiere più presente. Il risultato non cambierà più ed al triplice fischio finale scoppia la festa, quella in campo dei giocatori, quella sugli spalti dei tifosi. I giocatori lombardi nonostante la sconfitta vengono applauditi dai propri sostenitori, benché con il sesto posto in campionato siano fuori dalla lotteria play off e la vittoria di questo trofeo avrebbe significato agguantare una D che non vedranno più, almeno fino al termine della prossima stagione. La vittoria del Paternò invece, ne garantisce l’accesso in serie D assieme all’Enna capolista dell’Eccellenza siciliana, alle cui spalle si era piazzata in campionato, liberando così un posto nei playoff. Ma ovviamente questi meccanismi non interessano più a nessuno e la festa può tranquillamente partire con la consegna della Coppa, l’abbraccio e la condivisione della felicità con la tifoseria, prima di tornare a Paternò e continuare a far baldoria con il resto della tifoseria rimasta in Sicilia. Al sogno vissuto dai presenti, non bisogna dimenticare chi per cause di forza maggiore non vi ha potuto prendere parde, ma lo striscione DIFFIDATI PATERNÒ PRESENTI issato sopra quello principale, è lì proprio per questo: questa vittoria è anche per loro!

Marco Gasparri