Canzoni e musica con Pasolini. A confronto con Elisabetta Malantrucco - Mentinfuga

Canzoni e musica con Pasolini. A confronto con Elisabetta Malantrucco

Pier Paolo Pasolini - intervista di Gideon Bachmann

Arrivo alla scoperta del poderoso ed entusiasmante lavoro di ricerca di grazie ad una di quelle “catene” che conducono i curiosi come me ad aprire in continuazione scatole potenzialmente ripiene di contenuti avvincenti. Romana, classe 1967, studi storici alla Sapienza, Elisabetta Malantrucco è – prevalentemente – autrice radiofonica in forza a Rai, dove ha condotto – in questi ultimi anni – molti lavori di pregio. Esperta di archivi sonori, ha curato la realizzazione di sette album per la collana Via Asiago 10 (Alberto Sordi, Aldo Fabrizi, Il Quartetto Cetra, Gorni Kramer, Nicola Arigliano, il Festival di Sanremo 1952 e la trasmissione Nati per la ). Conduce – per Rai Radio Techetè– un programma settimanale di storia della musica, Note a Margine. Ma soprattutto – quello di cui ho voluto assolutamente parlare con lei, dopo averli “scoperti” ed ascoltati – ha realizzato due lavori davvero interessanti su : il primo (andato in onda in sei parti tra il 2017 e il 2018) intitolato Pasolini secondo la radio e il secondo (in undici puntate) Pier Paolo Pasolini. Appunti musicali (2021). Questa sua ricerca sulla relazione di Pasolini con la musica – al di là della forma originale del podcast radiofonico – contiene davvero molte tracce suggestive; ho così provato ad interrogarla, ribaltando un po' i ruoli e confrontandomi con una donna che è in genere portata più ad intervistare che ad essere intervistata.

Elisabetta Malantrucco
Elisabetta Malantrucco

Mentre provavo a seguire le tracce delle relazioni tra Pasolini e la musica, mi sono imbattuto con piacevole sorpresa nell'ascolto – impegnativo eppure assai intrigante – di due suoi lavori: il primo (andato in onda tra il 2017 e il 2018) su Pasolini secondo la radio e il secondo intitolato (in maniera molto felice) Pier Paolo Pasolini. Appunti musicali (2021). Per molto tempo, l'interesse prevalente su questo tema ha indagato le presenze musicali nel suo cinema [1] e nella produzione letteraria [2]. Oppure la produzione di testi (o la loro “offerta”, come avvenne per Sergio Endrigo [3]) da parte di Pasolini in alcune episodiche occasioni: come i testi scritti per Laura Betti. Infine, soprattutto dopo la sua morte, ci sono state tante produzioni su Pasolini, come pure a partire da sue composizioni (penso a questo disco che mette in musica alcune sue poesie in friulano [4]). Ammessa la correttezza – che confido sia almeno parziale – di questa mia sommaria e forse brutale schematizzazione, possiamo provare a dire qualcosa su ciascuno di questi capitoli?
Essere sintetici non è semplicissimo, soprattutto perché questa mia ricerca su Pasolini – che è cominciata un po' per caso – sta invece diventando il lavoro della vita: studio questo argomento ormai da tanti anni e continuo a fare sempre nuove scoperte. Io lavoro per Radio Rai e mi occupo – tra tante cose – di andare a cercare di comporre materiali d'archivio e riproporli in modo nuovo. È così che ho scoperto che c'era tantissimo Pasolini alla radio, sia raccontato da altri che con lui come protagonista. Ovviamente, avevo poi anche una necessità tutta radiofonica, perché si trattava di mettere le mani ad un lavoro di montaggio: avevo bisogno di musica, e quindi ho pensato che la musica giusta da utilizzare fosse proprio quella di Pasolini e su Pasolini.
In quel momento non mi stavo facendo grandi problemi, perché in effetti il suo rapporto con la musica può apparire marginale, o quanto meno non così protagonista del suo lavoro. Mi sono invece accorta che così non era.

Claudia Calabrese, Pasolini e la musica, la musica e Pasolini. Correspondances - copertina
Claudia Calabrese, Pasolini e la musica, la musica e Pasolini. Correspondances

Innanzitutto, ovviamente, c'era la musica nel cinema: basti pensare ad Accattone. Recentemente, per esempio, ho avuto modo di presentare il lavoro di Claudia Calabrese, in Friuli, al Folkest [5]: si tratta di un testo esemplare, dove il modo in cui certa musica arriva e si colloca nei di Pasolini è spiegato molto bene. Ora, partendo dalla musica nei suoi film, mi sono accorta che Pasolini aveva anche un rapporto originale con la musica leggera, con quelle che lui chiamava canzonette. Le canzonette suscitano le “intermittenze del cuore” [6], quelle di cui parlava Proust. Pasolini osservava che – allora come oggi – la canzonetta produceva lo stesso effetto delle madeleines, anche in un uomo come lui: sappiamo come fosse particolarmente affezionato alla canzone Amado mio, che era un po' la sua madeleine [7].
Così, con questa mia attività per la radio – ed occupandomi soprattutto di musica – mi sono appassionata al discorso. Pasolini, in un primo tempo, avendo questa affezione smodata per Bach e Mozart, chiedeva agli scrittori delle colonne sonore dei suoi film di reinterpretare quelle musiche; fino a quando non è arrivato l'incontro con Ennio Morricone [8], che gli ha detto: «io la musica la scrivo, quindi o si fida di me o si cerca qualcun altro». Lui si fidò e così nacque la meravigliosa colonna sonora di Uccellacci e uccellini e le altre composizioni che seguiranno.

Ennio Morricone, La musica nel cinema di Pasolini
Ennio Morricone, La musica nel cinema di Pasolini

Quindi, da una parte c'è questo rapporto tra musica e cinema: lui usa la musica in una maniera solo apparentemente lontana dal racconto che sta facendo, come in Accattone dove la periferia estrema di Roma è accompagnata da Bach. Usa la musica come si potrebbe usare la fotografia: senza quella musica di Bach, la visione di Accattone perderebbe gran parte del proprio senso. La musica non è un contorno in Pasolini, ma è fondamentale. E questa potrebbe essere la prima parte della risposta.

Poi c'è il reparto delle canzoni [9]: Pasolini – come molti intellettuali del suo tempo – nutre un certo pregiudizio verso le “canzonette”, considerate per alcuni aspetti una forma di musica di serie B. Accennava poco fa la collaborazione con Sergio Endrigo: però consideri che stiamo parlando degli anni '60, quando la canzone d'autore doveva essere ancora “riconosciuta” così come la riconosciamo ora. Ricordo la nota intervista su Avanguardia del 1956 – il settimanale dei giovani comunisti – in cui Pasolini dice:

«non vedo perché sia la musica che le parole delle canzonette non dovrebbero essere più belle. Un intervento di un poeta colto e magari raffinato non avrebbe niente di illecito. Anzi, la sua opera sarebbe sollecitabile e raccomandabile».

In questo contesto si inserisce anche la sua critica del mondo borghese: la canzone – così come noi la conosciamo – è un prodotto proprio di quel mondo. Malgrado nei suoi romanzi i ragazzi fischiettino canzoncine di vario tipo, quello è già – come dire – un imbarbarimento della loro purezza… Non dimentichiamoci che lui è stato un grande studioso della poesia popolare e delle canzoni popolari [10]. Anche quello è un passaggio importantissimo nel suo rapporto con la musica: per Pasolini quella è la musica popolare, mentre quella che noi consideriamo pop, per lui è la canzonetta borghese, svilente. Non per questo lui non conosce questo mondo. E questo è il punto. Lui lo conosce benissimo; anche se nella sua raccolta domestica non possiede dischi di questo tipo [11], Pasolini è uno che nelle sue scorribande, nel suo essere vicino al mondo del sottoproletariato, è un grande frequentatore di jukebox.

Laura Betti - Giro a vuoto
Laura Betti – Giro a vuoto

Ci sono poi le canzoni che lui a un certo punto si mette a scrivere: quelle per Laura Betti, in primo luogo. Questi lavori sono “provocati” dalla stessa Betti, che chiede ai suoi amici intellettuali di scrivere delle canzoni per il suo spettacolo Giro a vuoto. Pasolini si diverte a fargliele in romanesco, anche se lei è bolognese. E qui si discute se l'interpretazione di queste canzoni da parte di Gabriella Ferri sia più adatta al romanesco; però la forza di Cristo al Mandrione interpretata da Laura Betti a me pare difficilmente eguagliabile, anche grazie alle orchestrazioni e ai grandi arrangiatori che vi hanno collaborato. Pasolini fa questa operazione sulla lingua popolare, che ha già fatto con Ragazzi di vita e Una vita violenta. In Alì dagli occhi azzurri è pubblicato questo abbozzo di rifacimento romanesco dei primi due canti della Divina Commedia (La Mortaccia, del 1959), con protagonista questa Teresa – che è ovviamente Teresa Macrì detta pazzia della canzone – che fa la prostituta e che vive al Mandrione[12].
Però quelle per Laura Betti non sono le uniche canzoni che lui scrive. Prendiamo Che cosa sono le nuvole, questo mediometraggio inserito nel film ad episodi Capriccio all'italiana, con Totò e Ninetto che rivestono le sembianze di due marionette: uno interpreta Jago, l'altro interpreta Otello, in una messa in scena dell'Otello di Shakespeare. Però gli spettatori che assistono alla scena si ribellano all'uccisione di Desdemona e assalgono le due marionette, smantellandole. Alla fine, le due marionette vengono raccolte da uno spazzino, interpretato da Domenico Modugno, che – mentre le porta le porta alla discarica – canta questa canzone (che lui ha messo in musica). Pasolini è perfettamente consapevole del rinnovamento che Modugno ha portato nella musica italiana, anche se qui siamo nel 1967 e Modugno fece il suo grande exploit a Sanremo nel ‘58. Per Pasolini Modugno è importante – gli aveva fatto già interpretare i titoli di testa di Uccellacci e uccellini l'anno precedentee questo dimostra ulteriormente quanto Pasolini conoscesse la musica leggera italiana di quel momento. Lo cerca e gli fa scrivere la musica di questa canzone, mentre lui – per il testo – fa un collage di brani di Shakespeare [13].

Domenico Modugno - Cosa sono le nuvole
Domenico Modugno – Cosa sono le nuvole

Pasolini mette in bocca e fa cantare allo spazzino Modugno – che interpreta magnificamente le parole – un mix di Shakespeare, come potrebbe fare ciascuno di noi che provasse a canticchiare una canzone sentita per caso e della quale ricorda – a modo suo – brani e frammenti. O almeno così mi piace pensare.
Si tratta – tra l'altro – di uno dei brani pasoliniani più interpretati, da Stefano Bollani agli Avion Travel. È una canzone meravigliosa e amatissima.

Ancora, ci sono quelli che hanno preso dei testi di Pasolini, delle poesie soprattutto, e le hanno musicate, prima e dopo la sua morte. Abbiamo già detto di Sergio Endrigo. Citerei a questo proposito Recessione, interpretata da Alice [14], che è un piccolo gioiello; ma ci sono anche quelli che hanno preso pezzi da Alì dagli occhi azzurri o dalle composizioni in friulano, come I Dis Robàs, cui faceva riferimento nella domanda d'esordio. E infine ci sono tutti quelli che invece si sono fatti ispirare dalla sua figura e dalle sue opere. Da Giovanna Marini in avanti [15]. Recentemente ho trovato (grazie ad un contatto social) una canzone di Franco Califano – intitolata Pierpaolo [16], che non conoscevo – dedicata a Pasolini, molto bella. Ne ha fatta una Renato Zero, ad esempio, oltre a quelle di Fabrizio de Andrè o Francesco De Gregori, che con A Pa' (1985) ritengo abbia composto la canzone più toccante. E poi tantissimi artisti, piò o meno noti ma non per questo meno bravi. Diciamo che le persone che fanno canzoni ispirate a Pasolini e alle sue opere fanno meno riferimento al suo mondo musicale e più al suo mondo di polemista, oppure al suo vissuto, alla sua anima inquieta, alle sue contraddizioni. Pasolini è una figura iconica ma è anche un grande ispiratore, non tanto di stile quanto proprio come figura. Questo fatto, nella musica, è particolarmente evidente ed è molto più visibile che nella letteratura. C'è un continuo riferimento a Pasolini nelle opere musicali: non soltanto cantanti o cantautori ma anche compositori. Mi viene in mente, per esempio, Stefano Battaglia, che ha fatto dei dischi eccellenti nell'ambito del jazz [17]; ma ne potrei citare tantissimi altri. Insomma, Pasolini è un pozzo inesauribile da cui esce fuori un po' di tutto [18].

Giovanna Marini - Pasolini
Giovanna Marini – Pasolini

Quindi, non parliamo solo di “canzonette”, come cantava Edoardo Bennato. “Canzonette” è stato anche il termine utilizzato da Pasolini – con qualche pudore ma anche con innegabile coinvolgimento – nelle sue riflessioni “severe” ma sincere sul suo rapporto con la c.d. “musica leggera”. Rimando in proposito alle riflessioni scritte che lei ha fatto[19]. Mi viene però il da pensare che Pasolini non fosse interamente convinto di questa sua “severità” di giudizio…
Io penso che lui ci credesse, seppure in maniera contraddittoria. Un po' come del resto accadeva per il tema del consumismo: non è che lui si chiamasse fuori, facendo solo la critica al mondo borghese e ritenendo di far parte di un altro contesto. Certo, quella che lui critica è la musica leggera italiana di quegli anni. Proviamo però a contestualizzare. Consideriamo ad esempio Lucio Dalla: cominciò a scrivere canzoni negli anni '60 e poi ad un certo punto – nel 1973 – “intercettò” Roberto Roversi: un poeta, coetaneo ed amico di Pasolini (col quale questi si era incrociato nella Bologna dell'inizio degli anni '40 e poi aveva condiviso l'esperienza della rivista Officina). Pasolini muore nel 1975, quando un certo mondo musicale era piuttosto all'inizio. Non dimentichiamo – ad esempio – che la prima rassegna (a Sanremo) della canzone d'autore – organizzata dal Club Tenco – è stata fatta nell'agosto del 1974. Cosa avrebbe detto Pasolini se avesse sentito tutto quello che è arrivato dopo? Io credo che avrebbe rivisto il suo giudizio; magari avrebbe detto che era comunque musica borghese, però avrebbe probabilmente guardato con diverso interesse a questo mondo. In maniera critica, ma ci avrebbe guardato. Qui invece noi stiamo prendendo in esame gli anni ‘60, in cui si ascoltava Fatti mandare dalla mamma a prendere il latte… La musica leggera era soprattutto un oggetto di consumo per far ballare, innamorare, per far distrarre, per riempire le feste. Doveva essere venduta. Stiamo parlando del boom dei 45 giri.
Pasolini ama moltissimo la canzone napoletana, che ha radici antiche ed è una canzone d'autore. Però per esempio – nell'intervista radiofonica che ho ritrovato, concessa probabilmente tra la fine del 1969 e il 1970 alla giornalista Marina Como – lui dice: «Mi piacciono i Beatles, i Rolling Stones e – attenzione – qualcosa dell'Equipe 84». In quel momento, dell'Equipe 84 era uscito (nel 1968) Stereoequipe, che conteneva canzoni importanti con testi di Francesco Guccini e Mogol, musiche di Lucio Battisti… Mi piace pensare che Pasolini volesse riferirsi a canzoni tipo 29 settembre. Però penso anche che qui lui si interessasse soprattutto – più che al contenuto, cioè a quello che dicono i testi – alla musica. In questo senso, il ragionamento giustificherebbe anche la citazione dei Beatles e dei Rolling Stones. Pasolini sembra uno che se ne intende. Gli piace ballare, è un appassionato di tango, di twist e degli altri balli dell'epoca. Conosceva molte cose e molte non gli piacevano; però per esempio Modugno – come abbiamo visto – sì che gli piaceva.

L'Equipe 84 nel 1967, nel video di 29 settembre contenuto nel film I ragazzi di Bandiera Gialla
L'Equipe 84 nel 1967, nel video di 29 settembre contenuto nel film I ragazzi di Bandiera Gialla

Ricordo che ad un certo punto dell'intervista con Marina Como Pasolini cita ad esempio (negativo) Signorinella, che è degli anni '30 ma sarà “rivitalizzata” anche nel dopoguerra…
Esattamente. Questa critica molto forte alla canzonetta era una cosa tra l'altro condivisa. Il primo a tenere in considerazione un altro tipo di canzone che non fosse la mera canzonetta di consumo, da jukebox, fu Umberto Eco che parlò di «canzone “diversa”». Era il 1964 e lo scrisse nella prefazione del volume Le canzoni della cattiva coscienza [20], un testo poi ripubblicato – come saggio – in Apocalittici e Integrati. Il termine “canzone d'autore” nacque invece nel 1969 e lo inventò Enrico de Angelis, allora cronista de L‘Arena di Verona, attivo da sempre nel Club e a lungo direttore artistico dopo la morte del fondatore Amilcare Rambaldi.
Pasolini, da questo punto di vista, non si differenzia da tutti i grandi intellettuali dell'epoca. Se proviamo a storicizzare, quindi, possiamo capire meglio come certe cose venivano dette. Quello che è certo è che Pasolini conosceva benissimo la musica leggera. È per questo che sto portando avanti questo mio lavoro rispetto alle canzoni: voglio capire fino a che punto la musica, che non sembra la cosa più importante nella sua vita polifonica – di scrittore, poeta, regista, intellettuale – la invade però in ogni angolo.
In più di un'occasione Pasolini dichiarò che avrebbe voluto essere un musicista, malgrado non lo fosse. La musica però è importantissima nei suoi lavori, la cita in continuazione.

Le canzoni della cattiva coscienza
Le canzoni della cattiva coscienza

Su questo versante, mi viene di svolgere un ragionamento che mi lascia parecchie domande aperte sul rapporto tra Pasolini e la cosiddetta canzone d'autore, canzone della quale so che lei si sta occupando – a quanto ho letto – per un lavoro dedicato al Club Tenco.
È vero, sto facendo un lavoro – assieme alla collega Daniela Esposito – che però non è proprio sulla rassegna in sé quanto su quello che c'era intorno alla rassegna, in particolare sul dopo Tenco: le cene dopo lo spettacolo. A lungo, un po' per caso, è successo infatti che nelle cene dopo lo spettacolo venisse fuori un altro spettacolo ancora, all'inizio quasi di cabaret. Non solo canzoni, ma anche parodie, presentazioni di nuove cose, ascolto vicendevole, gente che disegnava… In quell'ambiente si collocano – ad esempio – le disfide a colpi di ottave di Francesco Guccini con Roberto Benigni e David Riondino.

Sulla canzone d'autore ho provato a mettere in fila qualche data. Pasolini ha avuto sicuramente modo di incrociare le prime importanti ricerche etno-musicali (che in parte lui aveva anticipato con il Canzoniere). Il primo Cantacronache è della fine degli anni '50. Pasolini – che incontra Giovanna Marini nel 1960 – avrebbe potuto ascoltare Fabrizio De André, magari La buona novella (che è del 1970). Oppure Guccini, che aveva già ascoltato indirettamente, seppure “celato”, nei pezzi dell'Equipe 84; potrebbe avere ascoltato (che so) Radici, che è del 1972. Ma si potrebbe continuare a fare nomi di altri autori che io ritengo assolutamente di qualità. Lei ad un certo punto parla anche di Piero Ciampi… Davvero Pasolini non ha incontrato né mostrato alcun apprezzamento per la nascente canzone d'autore italiana?
È una bella domanda. Purtroppo, su questo noi possiamo fare – al momento – soprattutto delle ipotesi. Ne ho parlato anche con Enrico de Angelis, che –da studioso di questo argomento – ha raccolto consistenti materiali. Pasolini, come sappiamo, ha “regalato” una poesia a Sergio Endrigo nel 1962; Luigi Tenco era morto nel '67: ma nell'intervista a Marina Como, ad esempio, nomina solo Modugno. La mia idea – una teoria che ha bisogno di essere confermata e sulla quale spero di trovare qualche traccia negli archivi – è che dall'assenza di dischi di musica leggera in casa Pasolini potremmo dedurre che egli la ascoltasse principalmente nei dancing, nei jukebox, come “musica che gira intorno”. Oppure attraverso la radio o la tv, con il Festival di Sanremo o Canzonissima [21]. Per arrivare ad autori più di nicchia, avrebbe dovuto essere un cultore della materia. E questa è una parte del discorso.

L'altra parte invece è che Pasolini non ha avuto il tempo. Il boom della canzone d'autore – anche commerciale – è successivo, della seconda metà degli anni '70. Paolo Conte nel 1976 era ancora semi sconosciuto, eppure era l'autore di Azzurro. Pasolini è morto quando questi autori hanno cominciato a diventare famosi. Sono sicura che Amilcare Rambaldi, il fondatore del Tenco, avrebbe invitato senza dubbio un intellettuale come Pasolini. Tra l'altro il Tenco era un contesto piuttosto animato (e perfino litigioso): per alcuni dei partecipanti al Club Tenco, come anche per i fondatori dei Cantacronache, la produzione degli anni Settanta di autori come Modugno – che cantò Piange il telefono – era ritenuta scandalosa.
Quando Pasolini dice che gli piacciono i Beatles, i Rolling Stones e qualcosa dell'Equipe 84 ci sta dicendo – credo – che a lui interessava (in questo caso, come abbiamo già visto) soprattutto la parte musicale, non la parte testuale. Quando noi invece parliamo dei cantautori, ci riferiamo con prevalenza allo spessore dei loro testi. Il poeta Pasolini avrebbe certamente potuto “scoprire” il poeta Fabrizio De André, che però – come poeta – non era ancora considerato tale. Immagino che Pasolini avesse magari cominciato ad intercettare alcune di queste cose, ma senza avere il tempo di ragionarci. Nessuno – che io sappia – gli ha chiesto cosa pensasse della morte di Luigi Tenco o della musica di Piero Ciampi. Non esisteva neanche il mondo della critica musicale come lo conosciamo oggi: quando si parlava di musica leggera, si parlava magari dei capelli di Lucio Battisti, che smise di rilasciare interviste perché quando lo intervistavano gli chiedevano sempre perché non se li tagliasse…

Se qualcuno avesse segnalato a Pasolini Auschwitz, per dire, sono certa che lui avrebbe detto qualcosa. Mi viene da pensare a Com'è profondo il mare, il primo disco del quale Lucio Dalla ha scritto anche i testi, dopo la collaborazione con Roberto Roversi, della quale abbiamo accennato prima. Il disco venne pubblicato del 1977 – Pasolini era morto due anni prima – ed ebbe un successo enorme, trasmesso alla radio, in televisione: era ovunque. Se Pasolini non fosse morto, difficilmente sarebbe potuto sfuggire all'ascolto di quel disco.
I cantautori hanno avuto un grandissimo successo commerciale – come qualche tempo fa è successo ai rapper – solo qualche anno dopo. C'era Gino Paoli, ma Gino Paoli scriveva Sapore di sale: bellissima canzone ma una canzone per l'estate. Anche Umberto Bindi ha scritto delle canzoni meravigliose, ma erano canzoni d'amore.
C'è poi la vicenda – che abbiamo solo nominato – del Canzoniere italiano, un impegno di Pasolini sulla poesia popolare (all'inizio degli anni 50) per il quale egli fu criticato tantissimo dagli etno-musicologi, che lo hanno tenuto un po' in disparte.
Insomma, da un lato le canzonette o Claudio Villa [22], dall'altro Bach. Sarebbe bello poter interrogare qualcuno che ci sapesse dire se – e cosa – ci fosse tra questi due estremi… C'è sempre tanto Pasolini da affogarci dentro [23].

Note a margine - Radio Rai
Note a margine – Radio Rai

Ora però dobbiamo parlare un po' della radio. Cantava Eugenio Finardi – tanto per rimanere in argomento – che «la radio libera la mente». Sarà che io nutro un antichissimo amore per le radio, ma a me la radiofonia sembra tutt'altro che qualcosa di tramontato. È un mezzo che è sopravvissuto a tanti cambiamenti. Ora trasmette via web. Ci sono, ovviamente, le incognite del futuro della comunicazione, ma la radio – come dimostra proprio il suo lavoro – offre ai ricercatori un grande e vasto campo di azione. Oltre alle sue ricerche su Pasolini, penso ad esempio agli album che sono raccolti nella collana Via Asiago 10. E poi lei conduce un bel programma settimanale radiofonico per Radio Rai, intitolato Note a margine. Un approccio vasto e curioso alla musica (o piuttosto alle musiche). Invito i nostri lettori e le nostre lettrici ad ascoltarlo; lei lo vorrebbe presentare?

Aldo Fabrizi - Via Asiago 10
Aldo Fabrizi – Via Asiago 10

Volentieri. Partiamo da Radio Techetè, che è una radio particolare, una radio digitale specializzata che nasce – all'inizio – soltanto come radio web. L'idea è quella di raccontare non solo la storia della radio ma le storie raccontate dalla radio, sia attraverso i materiali d'archivio che attraverso le testimonianze, i ricordi. Noi raccontiamo Storie con la S maiuscola: storie di attualità, ma anche con un occhio al passato. Quest'anno sono i 100 anni della radio.
Abbiamo una trasmissione che coinvolge un'intera redazione, con delle conduzioni alternate, in diretta il mercoledì e che si chiama 100, da Marconi al digitale. Poi personalmente – insieme col responsabile editoriale del canale Giacinto de Caro – curo anche un podcast giornaliero (con documenti sonori) in cui raccontiamo come la radio ha narrato gli eventi storici, i personaggi, che si chiama Cento. Prima durante dopo e che va in onda dal lunedì al venerdì.
Io mi occupo poi della musica e conduco appunto questa trasmissione – ormai da tanti anni, dal 2018 – che si chiama Note a margine. All'inizio nasceva come racconto dei libri che si occupano di musica; ma poi ci siamo allargati agli eventi, ai personaggi, ai progetti particolari. In questi giorni – per esempio – andrà in onda un'intervista che ho fatto a Theo Teardo in occasione dell'uscita di un suo disco; con lui ho parlato di diversi suoi progetti, tra cui anche uno su Pasolini (condotto con Elio Germano). Ci sono tanti modi per raccontare la musica: c'è quello più classico – il 1º maggio tutti saranno a vedere il concertone – però se uno volesse avere qualche idea sulla quale riflettere…
Non ci occupiamo di classica – che è seguita da Rai Radio 3, la quale peraltro ha anche una digitale specializzata che si chiama Radio Classica – ma ci occupiamo volentieri di jazz, di musica popolare, di canzone d'autore, anche di pop: compreso Sanremo, che a me interessa tantissimo e che seguo con grande curiosità…

Chissà cosa ne direbbe Pasolini…

Paolo Sassi

[1] Cfr. Guido Santato, Pasolini oggi, Roma, Carocci, 2024, pp. 153-71.
[2] Roberto Calabretto, Pasolini e la musica, Pordenone, cinemazero, 1999; Giuseppe Magaletta, Pier Paolo Pasolini: le opere, la musica, la cultura, Foggia, Galiani. 2009-2010, 2 tomi; da ultimo, Claudia Calabrese, Pasolini e la musica, la musica e Pasolini. Correspondances, Treviso, Diastema, 2019.
[3] A Sergio Endrigo Pasolini consentì di mettere in musica – nel testo italiano – la poesia friulana Il soldat di Napoleon. Cfr. – di Doriano Fasoli e Stefano Crippa – Sergio Endrigo. La voce dell'uomo, Roma, Edizioni Associate, 2002.
[4] Il disco la fanfare minable – del gruppo I Dis Robàs, guidato da Sandro Stellin – raccoglie alcune liriche di Pasolini in friulano: cfr. https://musichefurlanefuarte.bandcamp.com/album/i-d-s-rob-s.
[5] La presentazione è avvenuta al teatro Miotto di Spilimbergo – in provincia di Pordenone – il 3 luglio del 2022, con la partecipazione dell'autrice Claudia Calabrese e di Elisabetta Malantrucco, Michele Gazich e Marco Salvadori; cfr. https://www.facebook.com/FolkestFestival/videos/690928972004516/.
[6] Proprio con questo titolo – intermittenze del cuore – Elisabetta Malantrucco ha composto – accessibile su Spotify – una playlist di 60 brani con canzoni e musiche di e su Pasolini. Cfr. https://open.spotify.com/playlist/3BkS9hQqE9IT7JvjT1EMdz?si=45c955429e2e4ebd.
[7] Si tratta, come noto, della celebre canzone interpretata – in playback, con la voce di Anita Kert Ellisda Rita Hayworth nel film (del 1946) Gilda, di Charles Vidor. Pasolini vi farà riferimento nel secondo racconto di Amado mio; cfr. Pier Paolo Pasolini, Romanzi e racconti, a cura di Walter Siti e Silvia De Laude, Milano, Mondadori, 1998, vol. I, p. 263.
[8] Cfr. Ennio Morricone, Inseguendo quel suono: la mia musica, la mia vita. Conversazioni con Alessandro De Rosa, Milano, Mondadori, 2016: v. anche il video https://www.facebook.com/watch/?v=940709413508351.
[9] Cfr. il saggio di Stefano Nobile, «Pasolini e il mondo della canzone», in Una disperata vitalità. Pier Paolo Pasolini a cent'anni dalla nascita, Sinestesie, XXV, 2023, pp. 291-303. V. anche Matteo Cazzato, «Canzoni. Il canto popolare», in Tutto Pasolini, a cura di Piero Spila, Roberto Chiesi, Silvana Cirillo, Jean Gili, Roma, Gremese, 2022.
[10] È la nota vicenda che porterà alla pubblicazione – nel 1955 – del Canzoniere italiano. Antologia della poesia popolare, Parma, Guanda. Ne seguiranno diverse polemiche e discussioni, sulle quali cfr. l'introduzione di Alberto Mario Cirese all'edizione Garzanti del 2019.
[11] La fonte primaria di conoscenza in proposito è quella fornita da R. Calabretto, Pasolini e la musica, cit., che enumera i dischi posseduti da Pasolini.
[12] Cfr. G. Santato, Pasolini oggi, cit, p. 26.
[13] Oltre alle parole di Otello, Pasolini utilizza frasi del Doge e di Brabanzio. Cfr. Pier Paolo Pasolini, Le regole di un'illusione, Roma, Fondo Pier Paolo Pasolini, 1991, p. 149 e G. Magaletta, Pier Paolo Pasolini, cit., II, pp. 531-2.
[14] È la traccia n. 9 del disco Mezzogiorno sulle Alpi, EMI, 1992.
[15] Giovanna Marini – che riterrà fatale il suo incontro con Pasolini nel 1960: cfr. l'intervista a Claudia Calabrese, cit., p. 322-33 – ha lavorato in modo assai articolato su Pasolini: oltre al celebre Lamento per la morte di Pasolini (1979), ha messo in musica il poema giovanile I turcs tal Friul nel 1998 e Le ceneri di Gramsci nel 2005. Cfr. Giandomenico Curi Il me pais al è colòur smarit. Pier Paolo Pasolini e Giovanna Marini, Nardò, Besa Muci, 2022.
[16] Scritta con Vincenzo Incenzo ed inclusa nell'album Non escludo il ritorno del 2005.
[17] Stefano Battaglia, Re: Pasolini, ECM Records, 2007, 2CD.
[18] Una ampia ricostruzione nei due articoli di Elisabetta Malantrucco, «Le canzonette secondo Pier Paolo Pasolini», in BlogFoolk Magazine, 2021: https://www.blogfoolk.com/2021/04/le-canzonette-secondo-pier-paolo.html.
[19] Ibidem. Aggiungo che per il centenario è stato prodotto un vinile di giovani artisti – in edizione limitata – proprio con il titolo Canzonette: https://gucci-podcast.simplecast.com/episodes/canzonette-un-vinile-in-edizione-limitata-sponsorizzato-da-gucci-celebra-pier-paolo-pasolini-attraverso-le-voci-di-artisti-contemporanei-BgGUsFce.
[20] Il volume raccoglie i testi di quattro importanti protagonisti del rinnovamento musicale in Italia: Michele L. Straniero, Emilio Jona, Sergio Liberovici e Giorgio De Maria; Milano, Bompiani, 1964.
[21] Cfr. i celebri articoli di Pasolini su Tempo del 1969, ora in Saggi sulla politica e sulla società, a cura di Walter Siti e Silvia De Laude, Milano, Mondadori, 1999, pp.1183-84.
[22] Cfr. la ricostruzione di Marcello Colasanti, «Claudio Villa e Per Paolo Pasolini. Stima e citazioni di due personaggi all'pparenza distanti», in Il giornale del riccio, 7 febbraio 2017: https://ilgiornaledelriccio.com/2017/02/07/claudio-villa-e-pier-paolo-pasolini-stima-e-citazioni-di-due-personaggi-allapparenza-distanti/.
[23] https://www.panescorpioni.it/idee/146-tanto-pasolini-da-affogarci-dentro.

Il brano in esecuzione è la canzone Cosa sono le nuvole, interpretata da Domenico Modugno, testo di Pier Paolo Pasolini (con adattamenti da Otello di William Shakespeare), tratto dall'episodio omonimo di Pier Paolo Pasolini, dal film Capriccio all'italiana, 1967.

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