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Furiosa: A Mad Max Saga, recensione del film con Anya Taylor-Joy – Cannes 77

L'atteso prequel di Mad Max: Fury Road di George Miller ha infiammato la Croisette.

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A nove anni di distanza dalla presentazione di Mad Max: Fury Road sulla Croisette, George Miller torna sul tappeto rosso del Festival di Cannes con l’atteso Furiosa: A Mad Max Saga, prequel del fenomeno action con cui aveva rilanciato la saga originale con protagonista Mel Gibson. Dopo il formidabile ritratto di Charlize Theron dell’Imperatrice guerriera, che tradisce l’immortale Joe per liberare le sue mogli, le riproduttrici, giovani bellissime e perfette destinate a generare maschi sani e futuri guerrieri, è Anya Taylor-Joy a interpretare qui una versione più giovane del personaggio. Attraverso la crescita di Furiosa e una trasformazione del personaggio che si racconta con il fisico e lo sguardo, piuttosto che con le parole, Miller regala al pubblico la storia della sua eroina nel film in uscita al cinema dal 23 maggio.

Furiosa: A Mad Max Saga, la strada verso casa

Il prequel di Mad Max: Fury Road ci presenta le origini di Furiosa (Anya Taylor-Joy), strappata dal Luogo Verde delle Molte Madri da parte di un’orda di motociclisti guidata dal Signore della Guerra Dementus. Avventurandosi nella Terra Desolata, si imbattono nella Cittadella presieduta da Immortal Joe. Mentre i due tiranni lottano per il dominio, Furiosa dovrà sopravvivere a molte prove cercando di trovare la strada di casa.

Furiosa è un film sul senso di appartenenza, su come questo sia legato intrinsecamente a una strada da percorrere, da e verso un luogo che sentiamo casa e vogliamo custodire, a cui è impossibile pensare di non potere fare mai ritorno. L’eroina protagonista vuole indietro la sua infanzia e sua madre, ed è per questo che la prima metà del film di George Miller decide di farci vedere la Furiosa bambina, perchè è esattamente in quel frangente di tempo che si rompe qualcosa, la vegetazione rigogliosa diventa deserto arido, di un frutto rimane solo un seme, di una terra di donne rimangono solo uomini che vogliono la guerra.

Anya Taylor-Joy in Furiosa: A Mad Max Saga
Copyright: © 2024 Warner Bros. Entertainment Inc. All Rights Reserved. Photo Credit: Jasin Boland

“Mappare” Furiosa: dalla vegetazione al deserto

Mad Max: Fury Road rimane una meta distante, inarrivabile esattamente come il mistico Luogo Verde delle Molte Madri, che stagliava soprattutto nella sua artigianalità, nella direzione e ripresa di scene action dal vivo, un nuovo orizzonte del racconto audiovisivo post-apocalittico. La luce e i colori del deserto diventano nel prequel tinte accese, prorompenti come la personalità della nostra protagonista, l’imperatrice interpetata da Charlize Theron nel magnifico film del 2015. Qui, la (troppa) CGI ci allontana dal racconto, non riusciamo mai a immergerci nell’azione fino in fondo come è stato con Fury Road: una scelta, in realtà, che potrebbe sposarsi con il viaggio di Furiosa. La desolazione diventa più accesa perchè ora sappiamo a cosa ricollegarla, c’è un ricordo che brucia ancora di più. Inoltre, questa direzione, che richiama molto un’atmosfera cartoonistica, lo avvicina al concept iniziale di Furiosa, che doveva essere sviluppato come anime.

Sebbene Furiosa: A Mad Max Saga riprenda dal suo predecessore l’idea del road movie nel deserto, ormai completamente svuotato dall’asfalto, ci troviamo di fronte a due opere audiovisive quasi agli antipodi dal punto di vista concettuale. Da un lato, Fury Road si aggrappava a un’idea di “cinema essenziale” che anteponeva la purezza del movimento fisico a qualsiasi tipo di sofisticazione narrativa. Dal canto suo, Furiosa si avvale di una struttura ellittica a cinque episodi e di un ricercato equilibrio tra grandi scene action ed enfatici duelli dialogici.

Furiosa Chris Hemsworth
Copyright: © 2024 Warner Bros. Entertainment Inc. All Rights Reserved. Photo Credit: Jasin Boland

Distruggere le profezie

Miller non ha paura di osare in termini di irriverenza umoristica: uno dei guerrieri del film si fa chiamare “Scrotus” e si nutre di “dog kebab” e, per far valere le sue ragioni contro la megalomania guerrafondaia, Miller ci regala una delle sue creazioni più memorabili: un gladiatore/ridicolo profeta dal nome Dr. Dementus (Chris Hemsworth) che, dietro a un mantello in pieno Thor style e con addominali bene in vista guida una sottospecie del cocchio romano trainato da motociclette. Il personaggio più riuscito dell’intero film, che meglio si associa al carisma della Furiosa di Charlize Theron e, più di ogni altra cosa, ci fa capire proprio perchè è diventata la guerriera che conosciamo in Fury Road. Anya Taylor-Joy punta più sullo sviluppo drammatico del personaggio: i suoi occhi e il suo sguardo portano avanti la narrazione e, in assenza di grande coinvolgimento verbale, confermano la giusta scelta effettuata da Miller.

Attraverso un simbolico passaggio di mantello tra Dementus e Furiosa (la sua Little D.), Miller ci spiega che questo è un film sui “già morti”, che non possono tornare indietro, possono solo portare avanti guerre per gridare a pieni polmoni la propria sete di vendetta. Ciò che distingue i grandi leader da chi soccombe è una domanda precisa: “Pensi di riuscire a renderlo epico?”. La risposta, sta tutta nel personaggio di Charlize Theron, che sa che la rivoluzione è donna e lotterà anche per tutte quelle che ha lasciato “a casa“.

Sommario

In Furiosa, è lontano il senso di artigianalità primordiale alla base di Mad Max: Fury Road, così come è lontano, nello spazio e nel tempo, il ritorno a casa della protagonista. Un prequel irriverente e umoristico che, pur non raggiungendo le vette di Fury Road rappresenta l'idea di audiovisiva più brillante del post-apocalittico.

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