Palestina, svolta Onu: sì al riconoscimento. La rabbia di Israele sempre più isolato - La Stampa

WASHINGTON. L’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha votato una risoluzione con la quale riconosce il diritto della Palestina di diventare un membro a pieno titolo dell’Onu e raccomanda al Consiglio di Sicurezza di «riconsiderare favorevolmente» la proposta di adesione. Il voto dell’Assemblea generale non è vincolante ed è più che altro un “sondaggio globale” del sostegno che i palestinesi hanno nella richiesta di adesione alle Nazioni Unite. La risoluzione è stata adottata con 143 voti favorevoli, 9 contrari (fra cui Stati Uniti e Israele) e 25 astenuti. Fra questi figura l’Italia.

L'ambasciatore israeliano distrugge con un tritacarte la Carta dell'Onu per protestare contro il voto a favore della Palestina

«Vogliamo pace, vogliamo libertà», ha detto all’Assemblea generale Riyad Mansour, ambasciatore palestinese presso l’Onu. «Un voto favorevole è un voto per l’esistenza della Palestina e non è contro nessun altro Stato. È un investimento nella pace».

Il suo appello è stato salutato da molti applausi in aula. La risoluzione concede ulteriori privilegi e diritti ai palestinesi a partire dal prossimo settembre. Fra questi un posto nella sala dell’Assemblea generale, oppure di presentare proposte, emendamenti e sollevare mozioni procedurali. Non verrà dato il diritto di voto però. Dal 2012 la Palestina ha lo status di membro osservatore, è un riconoscimento de facto dello Stato.

La replica di Gilad Erdan è stata diretta e senza sconti. L’ambasciatore israeliano ha detto che «fino a quando molti di voi odiano gli ebrei, non si possono considerare i palestinesi come degli amanti della pace». Il riferimento è alla carta dell’Onu che definisce la membership aperta a quegli «Stati che amano la pace» e che accettano gli obblighi contenuti nel documento e sono disposti a portarli avanti.

Erdan invece ha accusato l’Assemblea di stracciare la Carta Onu e ha usato un piccolo tritacarte per distruggere una copia del documento mentre stava parlando dal podio delle Nazioni Unite. «Questo giorno verrà ricordato nell’infamia» ha detto. «Avete aperto le Nazioni Unite ai nazisti moderni», ha denunciato, parlando di uno «Stato terrorista palestinese che sarebbe guidato dall’Hitler dei nostri tempi».

La parola passa al Consiglio di Sicurezza, dove il veto Usa è scontato. Il viceambasciatore Usa a Palazzo di Vetro subito dopo il voto in Assemblea ha precisato che questo «non avvicinerà la soluzione dei due Stati». Il nostro voto - ha quindi spiegato - non è in opposizione a uno Stato palestinese. Siamo sempre stati chiari a sostegno di questo e abbiamo cercato di portare avanti con ogni mezzo l’idea. Ma il riconoscimento avverrà solo come approdo di un processo negoziale diretto fra le parti. Stessa posizione è stata espressa da John Kirby, portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale, il quale ha ribadito la determinazione di Biden a giungere finalmente alla soluzione dei due Stati, «ma non seguendo la via dell’Onu». Posizione analoga a quella espressa dall’Italia. L’ambasciatore all’Onu Maurizio Massari ha detto: «Dubitiamo che l’approvazione della risoluzione odierna contribuirà all’obiettivo di una soluzione duratura al conflitto. Per questo motivo abbiamo deciso di astenerci».

Quando la richiesta dell’Assemblea generale arriverà in Consiglio di Sicurezza si ripeterà quindi quanto successo il 18 aprile scorso con il veto di Washington. L’ambasciatore Erdan ha detto di aspettarsi che Washington tagli i finanziamenti all’Onu e alle sue istituzioni se la Palestina sarà pienamente riconosciuta. La sua affermazione si basa sulle leggi statunitensi. Esse dicono che gli Stati Uniti non possono finanziare nessuna organizzazione dell’Onu che dia piena membership a qualsiasi gruppo che non è stato «riconosciuto internazionalmente». In base a questo nel 2011 gli Usa hanno tagliato i fondi all’Unesco perché aveva accolto a pieno titolo i palestinesi.

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