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Napoleone | Albert Dieudonné e la storia dell’immortale capolavoro di Abel Gance

La storia, la poesia, le innovazioni e quelle parole di Stanley Kubrick. Riscoprire una leggenda filmica

Edmond Van Daële in un momento del Napoleone di Abel Gance, un film del 1927
Edmond Van Daële in un momento del Napoleone di Abel Gance, un film del 1927

ROMA – «Te dunque, o Bonaparte, nomerò con inaudito titolo LIBERATORE DI POPOLI E FONDATORE DI REPUBBLICA. Così tu alto, solo, immortale, dominerai l’eternità, pari agli altri grandi nelle gesta e ne’ meriti, ma a niuno comparabile nella intrapresa di fondare nazioni». Così scrisse Ugo Foscolo in un passaggio della sua celebre Orazione a Bonaparte del gennaio 1802. Victor Hugo disse lo stesso e in molto più diretto: «Un uomo che sfidò Dio». Perché in fondo la storia ci racconta e ci ricorda della grandezza di Napoleone Bonaparte nella sua parabola da Ufficiale di Artiglieria a giovane Generale legato inizialmente alla fazione giacobina (e quindi al Direttorio) e poi Primo Console, Imperatore, quindi condottiero e conquistatore, genio tattico e dominatore di tutta Europa, archetipo dell’uomo di guerra vittorioso secondo solo ad Alessandro Magno.

Napoleone, un film di Abel Gance del 1927
Napoleone, un film di Abel Gance del 1927

La differenza la fece la formazione dell’esercito francese – ribattezzato napoleonico per l’appunto – innovato da Napoleone da cima a fondo. Seppe fondere nel suo sistema di guerra le innovazioni di pensatori francesi come il Conte di Guibert (Essai général de tactiqueObservations sur la constitution politique et militaire des armées de S. M. Prussienne) e Jean du Teil (Manœuvres d’infanterie pour résister à la cavalerie et l’attaquer aver succès; Usage de l’artillerie nouvelle dans la guerre de campagne, connaissance nécessaire aux officiers destinés à commander toutes les armes) con lo studio analitico di grandi condottieri del passato come Federico II di Prussia con l’obiettivo di scardinare i rigidi schemi tattici delle lente e ripetitive campagne di guerra dalla tattica lineare, per far leva invece sullo slancio aggressivo e lo spirito democratico.

Albert Dieudonné in una scena di Napoleone
Albert Dieudonné in una scena di Napoleone

Con Napoleone l’obiettivo della guerra diventa la distruzione dell’esercito nemico attraverso campagne rapide con cui costringerlo a combattere in circostanze sfavorevoli. E quindi il Primo Impero Francese, la Grande Armata, le battaglie e quello che il poeta Alessandro Manzoni cantò ne Il Cinque Maggio come: «Dalle Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno, di quel securo il fulmine tenea dietro al baleno; scoppiò da Scilla al Tanai, dall’uno all’altro mar. Fu vera gloria? Ai posteri l’ardua sentenza». E lo fu davvero. Non a caso a lungo rincorso dal cinema. E se in tempi recenti è stato l’agognato, mastodontico e atteso Napoleon di Ridley Scott (in streaming su Apple Tv+) a rendergli onore, in verità, il genio napoleonico ha vissuto molte vite. La prima – e certamente più importante – è quella offertagli da Abel Gance nel 1927 con Napoleone.

Il film è stato presentato, a Parigi, il 7 aprile 1927
Il film è stato presentato a Parigi il 7 aprile 1927

La pellicola con protagonista Albert Dieudonné (Napoléon vu par Abel Gance in v.o.) racconta i primi passi di Napoleone dalla scuola militare a Brienne-le-Château – dove gestisce una battaglia a palle di neve come fosse un’autentica campagna militare – alla Rivoluzione Francese sino alla Campagna in Italia. Un’origin story insomma, a pieno titolo, specie considerando che Gance aveva concepito Napoleone come il primo capitolo di un’esalogia. Progetto narrativo ambiziosissimo poi accantonato per l’impossibilità nel sostenere i costi di produzione. La pellicola è riconosciuta come un capolavoro tecnico di movimento fluido caratterizzato di un taglio veloce, primi piani estesi e ossessivi, riprese a mano, immagini caleidoscopiche e subacquee, sovraimpressioni. In particolare nel climax dove Gance si servì della pionieristica tecnica della Polyvision. Attraverso la proiezione simulata di tre pellicole senza suono disposte su di una riga orizzontale in modo da ottenere un’aspect ratio di 4:1.

Napoleone fu un prodigio tecnico oltre che narrativo
Napoleone fu un prodigio tecnico oltre che narrativo

A conti fatti l’antenato del Cinerama che vedrà la luce soltanto un quarto di secolo dopo. Sforzi tecnici eccellenti al servizio del Napoleone di Dieudonné autore di una performance essenziale nel comunicare le emozioni, la determinazione e le passioni del proprio agente scenico con un semplice sguardo nel suo minutaggio monstre di 333 minuti (ottenuti da oltre 290 ore di pellicola). Negli anni, manco a dirlo, Napoleone ottenne lo status di cult assoluto grazie anche ai restauri della pellicola compiuti dallo storico di cinema Kevin Brownlow e questo nonostante alcuni critici dell’epoca videro nel film una nemmeno troppo velata propaganda Fascista. Il motivo? L’ossessione di Benito Mussolini per la figura di Napoleone e con esso il parallelismo valoriale del ruolo del duce come raccontato da Campo di Maggio, film di propaganda del 1935 di Giovacchino Forzano.

Un momento del film
Un momento del film

I piani di Gance per Napoleone cambiarono rispetto alla visione originale, ma andarono comunque avanti. Nel 1960 realizzò infatti La Battaglia di Austerlitz noto anche come Napoleone ad Austerlitz con protagonisti – tra gli altri – Pierre Mondy, Leslie Caron, Claudia Cardinale, Vittorio De Sica e Jack Palance che racconta della vita del Bonaparte dalla battaglia di Marengo ad Austerlitz, il suo capolavoro bellico. Eppure, nonostante la sua aura mitologica (Ridley Scott a proposito del confronto con il suo Napoleon dirà del film di Gance: «In tutta onestà non sono riuscito a superarlo») la pellicola ebbe un detrattore famosissimo, nientemeno che Stanley Kubrick: «So che è un capolavoro di invenzione cinematografica e ha portato sullo schermo innovazioni all’avanguardia e piene di inventiva, ma d’altro canto, trattandosi di un film su Napoleone, devo dire che ne sono rimasto deluso».

«So che è un capolavoro di invenzione cinematografica e ha portato sullo schermo innovazioni all’avanguardia e piene di inventiva, ma d’altro canto, trattandosi di un film su Napoleone, devo dire che ne sono rimasto deluso».
«So che è un capolavoro di invenzione cinematografica e ha portato sullo schermo innovazioni all’avanguardia e piene di inventiva, ma d’altro canto, trattandosi di un film su Napoleone, devo dire che ne sono rimasto deluso» (Stanley Kubrick)

Kubrick che un film su Napoleone, in verità, provò pure a realizzarlo rincorrendolo per quasi un decennio. Al punto che già nel 1961, tra Spartacus e Lolita, buttò giù uno script dal titolo Napoleon, immaginato come un’epopea grandiosa di gloria e autodistruzione. Kubrick parlava delle battaglie napoleoniche come: «Bellissime, dei vasti balletti letali, di una brillantezza estetiche non richiede una mente militare per essere apprezzata». Avrebbe voluto replicarle nel modo più autentico possibile al punto che si dice sarebbe arrivato a prendere a prestito le forze armate di un intero paese pur di renderle in immagine filmica. Il suo Napoleon avrebbe dovuto vedere la luce all’indomani del 1968 di 2001: Odissea nello Spazio. E sarebbe andata così se il flop commerciale (ma non artistico) del contemporaneo Waterloo di Sergej Bondarčuk non avesse scelto per lui. Per Kubrick arriverà poi Arancia Meccanica, ma quella è tutta un’altra storia…

  • LONGFORM | Arancia Meccanica, cinquant’anni dopo
  • VIDEO | Qui per il trailer originale di Napoleone: 

 

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