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La recensione di Abigail, il nuovo horror dei registi di Scream

Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett, membri fondatori della casa di produzione Radio Silence Productions, sono diventati noti negli ultimi anni soprattutto per film come “Ready or Not” e i più recenti capitoli del franchise “Scream”. Con “Abigail,” il duo torna a un’idea originale, tentando di mescolare elementi di horror gotico con un tono moderno. Nonostante la premessa intrigante e un cast promettente, “Abigail” non riesce a mantenere le aspettative.

Il film segue un gruppo di criminali di basso livello che rapisce Abigail, una giovane ballerina, sperando di ottenere un riscatto dal suo ricco padre. Tuttavia, scoprono presto che Abigail è in realtà una vampira centenaria. La trama si svolge in una vecchia casa gotica dove i rapitori devono sopravvivere alla furia sanguinaria della loro preda.

Uno dei principali problemi di “Abigail” è la gestione dei personaggi. Nonostante un cast talentuoso, i personaggi sono spesso stereotipati e poco sviluppati. Melissa Barrera interpreta Joey, una madre single e alcolista in recupero, che emerge come l’antieroina del film. Mentre Barrera fa del suo meglio con il materiale a disposizione, è spesso oscurata da Dan Stevens, che interpreta Frank, un ex poliziotto sleale. Stevens si diverte chiaramente nel ruolo, ma il personaggio rimane superficiale e prevedibile.

La giovane Alisha Weir, nei panni di Abigail, offre una performance fisicamente impressionante, grazie anche al suo background nella danza. Tuttavia, il personaggio di Abigail è problematico: la sua caratterizzazione è confusa, oscillando tra il classico mostro del cinema e una vittima traumatizzata. Questa indecisione rende difficile per il pubblico relazionarsi o provare empatia per lei.

Il film soffre anche di problemi di ritmo e di coerenza tonale. La sceneggiatura, scritta da Stephen Shields e Guy Busick, è zavorrata da sequenze espositive prolisse e dialoghi tediosi. Molte scene sono riempite con retroscena non necessari che rallentano l’azione senza aggiungere profondità ai personaggi. Inoltre, il film sembra indeciso se voler essere una commedia nera, un horror puro o un dramma familiare, risultando in una miscela incoerente che non riesce a soddisfare appieno nessuno di questi generi.

La regia di Bettinelli-Olpin e Gillett, solitamente abili nel creare tensione in spazi chiusi, qui appare meno efficace. La geografia spaziale della casa è confusa, rendendo difficile seguire l’azione e capire dove si trovano i personaggi rispetto l’uno all’altro. Questo difetto, unito a una direzione tonale incerta, fa perdere gran parte dell’impatto emotivo e della suspense.

“Abigail” è un film che, nonostante un cast talentuoso e alcune idee interessanti, non riesce a trovare la sua identità. La caratterizzazione debole, il ritmo irregolare e l’indecisione tonale impediscono al film di realizzare il suo pieno potenziale. Per gli appassionati di horror, potrebbe ancora offrire qualche momento di divertimento grazie alla sua estetica gotica e agli effetti speciali sanguinolenti, ma nel complesso, “Abigail” è un’esperienza cinematografica che lascia insoddisfatti e desiderosi di più coerenza e profondità.

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