Brandizzo, l’ira dei familiari delle vittime: “Assurdo rivedere gli indagati al lavoro” - La Stampa

BRANDIZZO. «È una vergogna di Stato. Non dovevano permettere tutto questo». Sfogano la loro rabbia i familiari delle cinque vittime della strage di Brandizzo dopo aver appreso che gli indagati, attraverso una nuova società, la Star.Fer, con sede legale a Crescentino (Vercelli), siano tornati a lavorare lungo i binari ferroviari

Attacca il ministro dei Trasporti, Oto fratello di Giuseppe Aversa: «Dov'è ora Matteo Salvini che voleva chiarezza nei giorni successivi la disgrazia?». Uno scandalo, gridano. Il board di Si.Gi.Fer ha creato una nuova azienda iscritta al registro delle imprese dal 9 gennaio 2024, con capitale sociale versato di 20 mila euro. Il 50% delle quote è di Franco Sirianni (10 mila euro); il 25% è in mano a Cristian Geraci (5 mila euro) entrambi già nel cda aziendale di Si.Gi.Fer rispettivamente con il ruolo di direttore generale e direttore tecnico. Le restanti quote della Star.Fer sono detenute al 25% (2.500 euro ciascuno) dall'amministratore unico Federico Artitzu e dal socio, Andrea Vescio. Gli operai della nuova società lavorano «in distacco» per conto di Clf, l'azienda di Bologna che si occupa di manutenzioni ferroviarie in appalto da Rfi.

Oggi, a oltre otto mesi dal disastro ferroviario e con le indagini della procura di Ivrea ancora in corso, questa notizia ha provocato sdegno da parte dei familiari delle vittime. «Non si può dare lavoro a chi ha ucciso cinque vite» è il commento di Massimo Laganà, il padre di Kevin, il più giovane dei cinque operai che la notte tra il 30 e il 31 agosto furono travolti dal treno alla stazione ferroviaria a Brandizzo.

Dal giorno dopo i funerali, Massimo Laganà trascorre ogni pomeriggio al cimitero di Vercelli. Va a pregare, per ore e ore, davanti alla tomba del figlio e promette: «Io non fermerò fino a quando mio figlio e gli altri non avranno giustizia, ma questa storia della nuova società che ha nuovamente gli appalti ferroviari mi demoralizza. Mi domando come possa un indagato prendere appalti pubblici. Non ci sono parole per commentare questa cosa». E ricorda: «Anche la Si.Gi.Fer aveva iniziato come una piccola azienda e poi si era ampliata prendendo molte commesse».

[[(gele.Finegil.StandardArticle2014v1) Chi sono gli indagati di rfi 20231129]]

Prende fiato, Massimo Laganà, e accusa: «Siamo delusi dallo Stato. Alle Istituzione non frega davvero nulla. Spero che si faccia luce al più presto».

Una sensazione di disgusto è provata anche da Rosalba Faraci, mamma di Michael Zanera, un'altra vittima. E ora si domanda: «Vorrei proprio capire come facciano a lavorare, e sotto un altro nome. È assurdo». Dalle sue parole si intuisce tutta la preoccupazione: «Temo che poco alla volta, le Istituzioni ci stiano dimenticando. All’inizio ci hanno aiutato. Ma ora?».

Più moderata è Daniela Tommasiello, la moglie dell'operaio di Brandizzo, Giuseppe Sorvillo. Assistita dall’avvocato Luca Calabrò, Daniela non punta il dito contro nessuno, ma la notizia che a distanza di mesi, altri operai come suo marito tornino a lavorare sui binari, è per lei una ferita che si riapre. E riflette: «Penso che le persone coinvolte nell’indagine non debbano operare nello stesso campo fino a che non venga fatta chiarezza sulle cause e sulle responsabilità».

Ma c'è anche chi preferisce non commentare. È il caso di Marco Lombardo, il figlio di Saverio Giuseppe Lombardo. Proprio non se la sente.

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