Gerald Durrell: una vita per la salvaguardia delle specie a rischio estinzione

Gerald Durrell: una vita per la salvaguardia delle specie a rischio estinzione

La scatola di fiammiferi con i piccoli scorpioni d’oro fu un dono commovente e significativo, poiché il serraglio della mia giovinezza, si è trasformato nella fondazione, uno dei principali esponenti mondiali nel cambiamento dell’allevamento in cattività per la tutela delle specie, con le sue organizzazioni consorelle, una negli Stati Uniti e una in Canada, una catena di progetti di riproduzione e di laureati usciti dal suo centro di formazione, sparsi per tutto il mondo, e uno staff devoto e affezionato. Abbiamo raggiunto molti risultati, ma la nostra è solo una goccia d’acqua nell’oceano, una foglia nella foresta di ciò che ancora rimane da fare. Ho ripetuto spesso che la mia aspirazione è quella di chiudere lo zoo del jersey e sciogliere la fondazione, perché questo significherebbe che non c’è più bisogno di loro. Fino ad allora però spero che continueremo a svilupparci, contribuendo alla tutela dell’unico mondo che possediamo. (Gerald Durrell dal libro “L’anniversario dell’arca” 1990)

Quanti di voi durante la propria adolescenza hanno idolatrato personaggi immaginari o fiabeschi, quali super eroi, scienziati pazzi, o difensori della giustizia, sperando più di una volta che potessero divenire reali per potergli stringere la mano, abbracciarli o poterli confortare confidando loro che stessero facendo un ottimo lavoro e che senza dubbio alcuno, anche voi avreste intrapreso la loro strada.

E che non si dica che tra voi non ci siano persone che non abbiano mai provato a compiere le loro gesta imitandoli e se pur non riuscendoci abbiano continuato a provare e riprovare ( come quando durante gli anni della scuola inferiore mi capitò di osservare un raro esemplare di strano umanoide pressappoco di età eguale alla mia, mocciolo al naso, intento per ore a concentrare la propria energia per poter sferrare un’onda energetica. Oppure quando mio fratello mandò in frantumi la finestra della cucina con un calcio ad una palla seguito dall’urlo “colpo del drago”, quasi come ad incitarla a compiere un disastro).

Bene oggi vorrei parlarvi del personaggio che oltre ad aver ispirato, se pur inconsapevolmente, la passione e l’amore che provo per le discipline scientifiche e naturali, ha permesso che diventassi la persona che sono oggi, e senza dubbio alcuno posso affermare che abbia solcato la strada e segnato la vita di tante persone nel mondo.

Gerald Durrel,Corfù

Parliamo di Gerald Durrel

Gerald Malcolm Durrell nacque a Jamshedpur, una ridente cittadina indiana, il 7 gennaio 1925, circondato da una famiglia amorevole composta dal padre ingegnere britannico, deceduto durante la ancora tenera età di Gerry, Louisa Florence Durrell, madre apprensiva, con una spiccata propensione verso le arti culinarie. Dulcis in fundo ad incorniciare il quadretto i 3 fratelli maggiori Margaret Durrell, Leslie Durrel e Lawrence Durrel (quest’ultimo divenne in seguito un famoso scrittore).
Sin dalla tenera età Gerald mostrò una grande passione verso lo studio degli animali, catturandone e osservandone quante più specie potesse.

Louisa Durrell, Nancy Myers Durrell con Lawrence, Gerald e Margo a Corfù in posa sulla veranda della ‘Daffodil Yellow villa’

Road to Corfù

Nonostante esso stesso affermò che l’amore per gli animali tese a consolidarsi dopo la visita ad uno zoo in India, quando ancora era un infante, poté realmente dare sfogo alla propria passione solo quando in seguito alla scomparsa del padre, la famiglia Durrell emigrò a Corfù costretti soprattutto dalle ristrettezze economiche e dalla voglia di cambiar aria.

Corfù era allora una poco nota isola greca, rinomata oltre che per la genuinità degli abitanti e per i costi della vita esigui anche per il senso di tranquillità che come un’aura sembrava circondasse paesi e paesaggi rallentando il tempo e i movimenti di bestie e rozzi paesani, caratteristica che fu utile soprattutto a Lawrence per dare libero sfogo al proprio estro da scrittore e renderlo libero dalla schiavitù e dal grigiore intellettuale che invece lo attanagliavano in Gran Bretagna.

Fu subito amore per Gerry, il verde rigoglio delle distese di uliveti e vigneti lo colpirono subito, fomentando sete di imparare e voglia di scoprire che di li a poco avrebbe soddisfatto. Quella vista lo ricompensava di tutte le logorroiche giornate spese a fissare i grigi muri cementati e le monotone monocromatiche terraced house inglesi.

Durante questi anni il fido compagno di esplorazione, spedizione, ricerca e osservazione fu il dottore e naturalista Theodore Stephanides, al quale si deve la utilissima capacità di Gerry di riconoscere e rapportarsi con naturalità e spigliatezza con qualunque strano animale gli si ponesse davanti, senza che ne avesse timore e sempre spinto dalla insaziabile voglia di imparare. Nonostante l’amore e l’affezione per l’isola e per i propri abitanti, nel 1939, a causa dello scoppio del secondo conflitto mondiale, furono costretti a ritornare nel Regno Unito non senza sconforto di tutti.

Alexia Stephanides (figlia di Theodore Stephanides) e Gerry

Il ritorno alla madre patria

Gerry senza perdersi d’animo continuò gli studi da privatista, questa volta sotto l’occhio arguto del signor Kraflesky appassionato di ornitologia e fiero collezionista di pennuti di vario genere e rarità.

Egli racconta, in più di uno dei suoi libri, che le ore di studio col signor kraflensky erano piuttosto impegnate nel nutrire i volatili e ascoltando le pompose storie inventate del prof, le quali spesso lo ritraevano attore e protagonista nell’intento di immolarsi per salvare le sorti di qualche carina fanciulla o far fregio delle grandissime doti che diceva con fierezza di possedere. Finiti gli studi fin da subito cercò di trovare un lavoro che si addicesse ai suoi interessi.

Nonostante le difficoltà dettate dal titolo di studio privato, riuscì a collaborare prima con un acquario come aiutante, in seguito, per un negozio di animali, periodo durante il quale intraprese spedizioni oltreoceano al fine di rifornire di animali rari gli zoo, i quali avrebbero catturato l’attenzione di un numero maggiore di visitatori. Solo dopo il termine del conflitto mondiale nel 1945 Gerry riuscì ad essere assunto presso lo Whipsnade Zoo di Dunstable.

Nonostante l’enorme mole di lavoro si iscrisse alla facoltà di scienze Biologiche dell’Università di Southampton dove accrebbe ancor più i propri interessi avvicinandosi maggiormente al mondo della zoologia, disciplina la quale fu poi scelta come ambito di specializzazione dopo il conseguimento della laurea in biologia.

Passione, amore e conservazione

Probabilmente durante gli anni di studio Gerry fu colpito dal senso di rimorso dettato dalla avvenuta consapevolezza che nel mondo ci fossero non solo animali da catturare ma anche da salvare. Cosi nel 1959 riuscì a trovare il fattore comune che gli permise oltre che di collezionare animali di ogni specie e rarità anche di occuparsi della loro salvaguardia e protezione, fondando lo zoo di Jersey.

Divenuto poi nel 1963 il Jersey Wildlife Preservation Trust, un’associazione benefica, con un dodo come logo, insignita del compito di determinare la salvaguardia delle specie a rischio di estinzione e del loro allevamento, al fine di poterle reintegrare nel loro ambiente naturale.
Insomma, riuscì ad avviare il primo vero e proprio sistema di conservazione e sostentamento delle specie animali in Gran Bretagna e tra i primi nel mondo.

Non vennero a mancare difficoltà, ma grazie alle tante donazioni e le visite del pubblico il Jersey wildlife Preservation trust potè sopravvivere alle pressioni economiche e di gestione. In oltre Gerald e sua moglie Lee (etologa) riuscirono a coinvolgere anche varie personalità dello spettacolo che portarono il parco sulla cresta dell’onda dell’innovativa concezione di sostenibilità delle specie a rischio.

Piccioni rosa e Aye-Aye

Grazie alla risonanza che il progetto ebbe e grazie alle capacità di Gerald e dei suoi collaboratori, l’obbiettivo portato avanti dal parco ottenne sostenitori internazionali, e la stessa metodologia di sostentamento adottata dal JERSEY fu applicata in altri numerosi centri, aperti con l’intento di collaborare nel concreto con il wildlife conservation trust per il fine conservazionistico.

Tra le principali collaborazioni ricordiamo quella alle Mauritius (negli anni 70)la quale permise il ripopolamento di una specie di volatile allora prossima all’estinzione il piccione rosa (Nesoenas mayeri) o ancora, nel corso degli anni 80 nel Madagascar furono istituiti progetti che, attivi ancora ora, permettono il ripopolamento di varie specie tra le quali ricordiamo quella degli Aye-Aye (Daubentonia madagascariensis), della tartaruga coda liscia o del Malagasy giant rat (Hypogeomys antimena).

L’eredità che Gerry ci ha lasciato

Nel corso degli anni Gerald riuscì a recuperare consensi cittadini e istituzionali soprattutto mediante la sua innata capacità di scrittura, che lo portò sin dalle prime pubblicazioni ad affermarsi tra gli scrittori più apprezzati dell’epoca.

Nonostante i primi testi suscitarono tra i lettori solo un discreto successo, nel 1956 con la pubblicazione del libro “LA MIA FAMIGLIA E ALTRI ANIMALI” Gerald oltrepassò confini geografici affermandosi anche oltremare come pilastro portante della protezione delle specie a rischio e della ZOOsostenibilità.

Diciamocelo, chiunque abbia letto questo libro non esiterebbe a confermare che Durrell abbia scritto con uno stile fine, simpatico, leggero e gradevole che forse farebbe invidia anche al più levigato degli “Hemingway”.

Dopo aver portato a casa tanti successi, dopo aver diffuso il proprio sapere, la propria voglia di cambiare il mondo, Gerald Durrell, alla non troppo veneranda età di 70 anni, morì in una fredda giornata di gennaio del 1995 in un ospedale sull’isola del jersey a seguito di complicanze derivanti da un trapianto di fegato avvenuto l’anno precedente. Se ne andò lasciando dietro di se tante speranze e obbiettivi da raggiungere e tanti già raggiunti.

Siamo tutti certi del fatto che non possa nascere un altro Gerald, ma siamo altrettanto sicuri che con gli stessi propositi e obiettivi il giorno d’oggi ne nascano migliaia. Posso dire con certezza, in oltre, che ognuno di essi sia fiero di esser stato, anche se indirettamente, un suo allievo e che da questi, in oltre, tanti altri continueranno a nascere con nuovi propositi, per permettere che il mondo continui e anzi torni ad essere un po’ più variegato e un po’ più colorato.

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