Artem Dzyuba è il centravanti più pazzo degli Europei e ha un conto aperto con Mancini
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Artem Dzyuba è il centravanti più pazzo degli Europei e ha un conto aperto con Mancini

In questi Europei l’allenatore della Russia, Stanislav Čerčesov, punterà tanto sull’importanza nel suo assetto di gioco del centravanti, Artem Dzyuba. Il ragazzo di Mosca ha un carattere inquieto, ne ha fatte di tutti i colori durante la sua carriera, anche litigare con Mancini e poi esultargli in faccia dopo un gol allo Zenit, ma è sempre l’ultimo ad arrendersi.
A cura di Jvan Sica
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In Russia i moscoviti sono spesso considerati come delle persone molto particolari, con uno spirito da una parte tipicamente russo ma anche arricchito da tanto altro. Gli altri russi parlano dei moscoviti come persone a volte autoritarie, ma anche geniali, come degli spocchiosi ma capaci di sbattere la testa fino a quando non ottengono qualcosa. Sono persone speciali, poi ognuno gli può dare un’accezione negativa o positiva, come speciale è sicuramente Artem Dzyuba, nato proprio a Mosca, il calciatore su cui si poggia tutta la struttura della Nazionale russa, che l’allenatore della Nazionale, Stanislav Čerčesov, ha scelto come capitano e uomo-simbolo della sua squadra.

La prima volta che l’Europa si accorge di Dzyuba è il 18 dicembre 2008, quando lo Spartak Mosca, club nel quale è cresciuto, pareggia 2-2 contro il Tottenham a White Hart Lane in quella che ancora era la Coppa UEFA. I due gol vengono segnati da questo strano centravanti, grosso ma allo stesso tempo segaligno, storto, ingobbito, dalla tecnica rivedibile anche se poi la migliorerà tantissimo, ma capace di essere un pericolo costante per le difese perché mai domo e sempre in movimento.

Come spesso accade ai moscoviti, difficile è affermarsi nella loro sconfinata città e infatti anche Dzyuba diventa grande (solo da un punto di vista anagrafico e calcistico, perché fisicamente già lo è) in Siberia, a Tomsk, con una seconda stagione al Tom’ Tomsk da 24 presenze e dieci gol che ne fanno un prospetto molto interessante anche per la Nazionale maggiore, in cui prima Capello lo inizia a convocare con una certa continuità, per poi dargli la titolarità al centro dell’attacco.

“Capisco che è un passo importante per la mia carriera, ma voglio vincere qualcosa. Spero di aggregarmi ai compagni dello Zenit il prima possibile, ma se non lo fosse sono pronto ad allenarmi con le riserve”.

Purtroppo con Mosca e lo Spartak continua il suo travagliato rapporto e va dove i moscoviti non vogliono che i loro figli vadano, ovvero a San Pietroburgo, allo Zenit. Anche qui trova difficoltà di inserimento e con Roberto Mancini litiga, tanto da dover fare le valigie e trasferirsi per un anno all’Arsenal Tula. Pensando agli Europei, un’Italia-Russia sarebbe davvero interessante proprio per lo scontro possibile fra Mancini e Dzyuba. Dopo che l’allenatore era riuscito a spedirlo all’Arsenal Tula, le due squadre si incontrano alla 27esima giornata, ma Dzyuba non potrebbe giocare per un accordo fra le due società. Pur di giocare contro Mancini, Dzjuba paga di tasca propria i 150 mila euro di penale indicati nel contratto. Gioca e all’89’ segna il 3-3 finale, andando a esultare di fronte alla panchina del Mancio.

“Mancini si è comportato male con me. Era arrogante e mi ha escluso dalla formazione titolare dicendo che creavo problemi allo spogliatoio, deconcentrando Kokorin e mettendo paura negli stranieri della squadra. Ero l'anima della squadra e con lui ero diventato quello che spaccava lo spogliatoio. Un giorno Mancini chiese a me di fare il portiere in allenamento su una sessione di tiri e mi cacciò perché mi rifiutai. È un tipo isterico, i suoi assistenti mi dicevano sempre che per Mancini ero il Mario Balotelli russo”.

Quando arriva Semak sulla panchina dello Zenit, Dzyuba trova un allenatore che lo comprende sia da un punto di vista caratteriale che tecnico e gli fa capire che è il centravanti su cui vuole basare la sua manovra offensiva. Di fronte a questo attestato di stima, Dzyuba si mette subito all’opera e il 16 agosto 2018, nel match di ritorno del terzo turno di qualificazione dell’Europa League segna tre gol ma soprattutto è l’anima della squadra che recupera il 4-0 dell’andata contro la Dinamo Minsk, vincendo ai supplementari per 8-1. Da quel momento in poi con Sergej Semak in panchina trova una certa serenità e gioca sempre partite in cui è l’ultimo ad arrendersi.

Anche in Nazionale questa tranquillità si nota. Ai Mondiali doveva essere la ruota di scorta di Smolov, ma dopo il gol che segna al debutto all’Arabia Saudita da subentrato, Čerčesov lo schiera titolare e lui lo ripaga con un altro gol all’Egitto e soprattutto una grande partita e il rigore del pareggio alla Spagna, con i successivi rigori che eliminano le Furie Rosse, mettono la parola fine alla Generación Dorada e mandano la Russia ai quarti contro la Croazia. Dal Mondiale casalingo, Dzyuba è intoccabile e lo sarà anche in questi Europei, nel quale la Russia arriva sotto traccia ma può dare molto fastidio.

Čerčesov gioca con Dzyuba come riferimento centrale in attacco e intorno a lui gira Rifat Žemaletdinov, seconda punta classica della Lokomotiv Mosca. Dietro di loro tanta fantasia possibile, con Golovin, Aleksej Mirančuk, Denis Čeryšev a sfruttare le praterie di spazio che il corpo antiestetico di Dzyuba apre. Corpo orribile sì, ma tecnica molto interessante, perché spesso la palla buona per chi segna la serve proprio l’uomo con il numero 22 sulle spalle.

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