Da quando la prostituzione è legale in Italia?
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Da quando la prostituzione è legale in Italia?

28 Maggio 2023 | Autore:
Da quando la prostituzione è legale in Italia?

Quale legge consente l’esercizio di questa attività e quando scattano le sanzioni? I sindaci possono mettere dei divieti?

È uno dei dibattiti più accesi e più annosi della storia della nostra Repubblica: si può andare con una prostituta senza rischiare una sanzione? E lei, può esercitare quest’attività liberamente? La risposta è contenuta nella legge Merlin del 1958 che, da una parte, non vieta a donne o a uomini di prostituirsi ma, dall’altra, pone dei chiari limiti. Quindi, da quando la prostituzione è legale in Italia?

Occorre risalire ai tempi dell’Unità d’Italia. Nel 1861 venne regolamentata per la prima volta la prostituzione, sulla base di un decreto firmato due anni prima dal conte di Cavour che consentiva l’apertura di case di tolleranza in Lombardia a beneficio delle truppe francesi in servizio in Italia contro l’impero austriaco. Nacque così la «legge Cavour», che autorizzava la prostituzione pur prevedendo un rigido sistema di controllo.

Qualche anno più tardi, nel 1888, la legge Crispi vietò nelle case di tolleranza la vendita di cibi e bevande, l’assembramento, i balli e i canti. Venne proibita l’apertura di bordelli nelle vicinanze di negozi, scuole e asili. Le persiane dei locali in cui si esercitava la prostituzione dovevano rimanere chiuse: ecco da dove deriva il termine «case chiuse».

Fu la legge Nicotera, nel 1891, a rendere completamente legale la prostituzione negli appartamenti privati, creando anche degli appositi ospedali per le prostitute in cui effettuare dei controlli sanitari. Controlli che vennero potenziati durante il periodo fascista: nel 1923 venne approvata la legge che imponeva dei rapporti igienico-sanitari periodici per la profilassi delle malattie veneree e sifilitiche e dei dossier amministrativi e sull’ordine pubblico. I cosiddetti «tubisti», cioè i ginecologi incaricati delle visite mediche, dovevano registrare sul libretto sanitario l’andamento dello stato di salute delle prostitute, con annessa schedatura delle ragazze.

L’arrivo della legge Merlin: cosa prevede?

Solo nel Dopoguerra, nel 1958, arrivò la legge che tuttora regolamenta l’esercizio della prostituzione, cioè la legge Merlin. La norma non vieta l’esercizio della prostituzione ma punisce:

  • l’induzione e il favoreggiamento della prostituzione;
  • il reclutamento di persone ai fini della prostituzione;
  • la gestione delle case chiuse.

Nello specifico, l’articolo 3 della legge Merlin punisce con la reclusione da due a sei anni e con la multa da 258 a euro 10.329 euro:

  • chiunque abbia la proprietà o l’esercizio, sotto qualsiasi denominazione, di una casa di prostituzione, o comunque la controlli, o diriga, o amministri, ovvero partecipi alla proprietà, esercizio, direzione o amministrazione di essa;
  • chiunque, avendo la proprietà o l’amministrazione di una casa o altro locale, li conceda in locazione a scopo di esercizio di una casa di prostituzione;
  • chiunque, essendo proprietario, gerente o preposto a un albergo, casa mobiliata, pensione, spaccio di bevande, circolo, locale da ballo, o luogo di spettacolo, o loro annessi e dipendenze o qualunque locale aperto al pubblico od utilizzato dal pubblico, vi tollera abitualmente la presenza di una o più persone che, all’interno del locale stesso, si dànno alla prostituzione;
  • chiunque recluti una persona al fine di farle esercitare la prostituzione, o ne agevoli a tal fine la prostituzione;
  • chiunque induca alla prostituzione una donna di età maggiore, o compia atti di sfruttamento, sia personalmente in luoghi pubblici o aperti al pubblico, sia a mezzo della stampa o con qualsiasi altro mezzo di pubblicità;
  • chiunque induca una persona a recarsi nel territorio di un altro Stato o comunque in luogo diverso da quello della sua abituale residenza, al fine di esercitarvi la prostituzione oppure si intrometta per agevolarne la partenza;
  • chiunque esplichi un’attività in associazioni ed organizzazioni nazionali o estere dedite al reclutamento di persone da destinare alla prostituzione o allo sfruttamento della prostituzione, oppure in qualsiasi forma e con qualsiasi mezzo agevoli o favorisca l’azione o gli scopi delle predette associazioni o organizzazioni;
  • chiunque in qualsiasi modo favorisca o sfrutti la prostituzione altrui.

La pena è raddoppiata:

  • se il fatto è commesso con violenza, minaccia o inganno;
  • se il fatto è commesso ai danni di persona in stato di infermità o minorazione psichica, naturale o provocata;
  • se il colpevole è un ascendente, un affine in linea retta ascendente, il marito, il fratello, o la sorella, il padre o la madre adottivi, il tutore;
  • se al colpevole la persona è stata affidata per ragioni di cura, di educazione, di istruzione, di vigilanza, di custodia;
  • se il fatto è commesso ai danni di persone aventi rapporti di servizio domestico o d’impiego;
  • se il fatto è commesso da pubblici ufficiali nell’esercizio delle loro funzioni;
  • se il fatto è commesso ai danni di più persone;
  • se il fatto è commesso ai danni di una persona tossicodipendente

In buona sostanza: in Italia chiunque si può prostituire e chiunque può andare con una prostituta senza rischiare né una sanzione penale né una sanzione amministrativa, purché vengano rispettati i limiti sopra citati.

Prostituzione: i poteri dei sindaci

Va anche precisato che un regolamento del 2008 [2] ha concesso maggiori poteri ai sindaci per contrastare il fenomeno della prostituzione sulle strade. In pratica, il primo cittadino può emanare dei provvedimenti con sanzioni per chi esercita la prostituzione e per i clienti. Tuttavia, la Corte costituzionale ha stabilito che tale regolamento comunale deve avere carattere d’urgenza e limitato nel tempo.

note

[1] Legge n. 75/1958 nota come legge Merlin.

[2] Legge n. 125/2008.

Autore immagine: depositphotos

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