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MORIRE AL LAVORO

«Serve un patto nazionale per fermare la scia di sangue»

Il segretario della Cisl, Luigi Sbarra, rilancia l'allarme da Torino: «Bisogna rafforzare l’attività di vigilanza, di controllo, di ispezioni nei luoghi di lavoro»

«Serve un patto nazionale per fermare questa scia di sangue»

«Bisogna costruire le condizioni per un grande patto di responsabilità nazionale che metta insieme politica, istituzioni, sistema delle imprese, organizzazioni sindacali, autonomie locali. Bisogna fermare questa inaccettabile lunga scia di sangue. La piaga delle morti sul lavoro è una piaga sedimentata, antica, inaccettabile, che va affrontata e superata col concorso di tutti». La proposta è quella del segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra che ha ricordato così «l’ennesima strage» che, lunedì nel Palermitano ha riacceso l’allarme sulla sicurezza al lavoro. Secondo Sbarra, «bisogna affermare il principio che si lavora per vivere non per morire. Ecco perché pensiamo che le prime misure che abbiamo conquistato attraverso il confronto col governo bisogna metterle subito in campo».

Non solo. «Bisogna rafforzare l’attività di vigilanza, di controllo, di ispezioni nei luoghi di lavoro, reclutare nuovi ispettori e tecnici della prevenzione, allargare la misura della patente a crediti anche agli altri settori, bisogna fermare questa forte diversità che c’è di applicazione dei contratti dell’intera filiera degli appalti» sostiene il segretario a margine dell’incontro “La Cisl nell’Europa di domani” organizzato oggi a Torino da Cisl Piemonte in collaborazione con Fnp Cisl Piemonte. «Soprattutto bisogna puntare decisamente sulla formazione. Ieri le persone sono morte perché lavoravano senza mascherine, stiamo verificando che non hanno mai fatto un giorno di formazione. La parola magica è formazione nei luoghi di lavoro, sia per le persone che per le imprese» aggiunge Sbarra per il quale «andrebbe lanciato un grande piano nazionale», ricordando che «noi stiamo facendo da due mesi assemblee in centinaia di aziende, da un lato per sensibilizzare le persone e il sistema delle imprese, dall’altro per esercitare una forte pressione sociale sul governo e il parlamento a fare in fretta».

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