Riuniti a Cipro, otto Paesi dell'Unione avviano la discussione per rivedere lo stato della Siria e gestire la crisi migratoria. Fondamentali, secondo gli otto, le misure per contrastare il traffico di esseri umani
La situazione in Siria dovrebbe essere rivalutata per consentire il ritorno volontario dei rifugiati siriani in patria. Lo hanno dichiarato i governi di otto Stati membri dell'Unione Europea in un incontro organizzato a Cipro.
In una dichiarazione congiunta, i ministri di Austria, Repubblica Ceca, Cipro, Danimarca, Grecia, Italia, Malta e Polonia hanno affermato di essere d'accordo su una rivalutazione che porterebbe a “modi più efficaci di gestire” i rifugiati siriani che cercano di raggiungere i Paesi dell'Unione europea.
Rivalutare la posizione della Siria
Gli otto Paesi hanno affermato che la situazione in Siria si è “notevolmente evoluta”, anche se non è stata raggiunta una completa stabilità politica. "Dopo 13 anni, le condizioni e i fatti in Siria sono cambiati. È quindi giunto il momento, collettivamente come Stati membri dell'Ue, di trovare modi appropriati per valutare le realtà attuali in Siria e, di conseguenza, di ridefinire la nostra posizione", si legge nella nota.
“Il gruppo degli otto Stati sostiene gli sforzi dell'Ue per promuovere la cooperazione con i Paesi terzi al fine di combattere le reti di trafficanti in modo coordinato. Allo stesso tempo, la discussione odierna indica una convergenza di vedute riguardo all'iniziativa della Repubblica di Cipro di rivalutare lo status delle aree in Siria", ha dichiarato il ministro degli Interni cipriota Kostantinos Ioannou.
Secondo gli otto Paesi è necessario individuare e attuare inoltre misure realistiche per gestire la migrazione in modo più efficace. "La migrazione non è solo una questione interna. Al contrario, è stata condivisa la convinzione che sia la dimensione esterna della migrazione a determinare i fatti", si legge nella nota diffusa a termine dell'incontro.
Maggiori risorse per Libano ed Egitto
Molta attenzione è stata posta ai recenti sviluppi geopolitici nella regione del Medio Oriente e nei Paesi terzi confinanti con gli Stati membri dell'Ue, come Libano ed Egitto. A causa della loro posizione geografica, questi Paesi sopportano un onere sproporzionato per l'elevato numero di migranti sul loro territorio, mentre non dispongono di risorse sufficienti per gestirli adeguatamente. Gli otto Stati ritengono che l'Ue debba sostenerli fornendo loro assistenza tecnica e finanziaria nei loro sforzi per migliorare la gestione dei rifugiati provenienti da zone di guerra e in particolare dalla Siria.
All'inizio di questo mese, l'Ue ha annunciato un pacchetto di aiuti da un miliardo di euro per il Libano, finalizzato a potenziare i controlli alle frontiere per arrestare il flusso di richiedenti asilo e migranti verso Cipro e l'Italia.
Lavoro di cooperazione per contrastare i trafficanti di esseri umani
"Non possiamo ignorare, e forse questo è l'aspetto più tragico della questione migratoria, l'abuso dei migranti e il traffico di esseri umani da parte di trafficanti criminali organizzati", spiegano gli otto. Mettendo a rischio migliaia di vite umane, le reti di trafficanti fanno incetta sfruttando il bisogno di sicurezza delle persone. Il gruppo degli otto Stati sostiene gli sforzi dell'Ue "per promuovere la cooperazione con i Paesi terzi al fine di combattere le reti di trafficanti in modo coordinato".