O'TOOLE, Peter in "Enciclopedia del Cinema" - Treccani - Treccani

O'TOOLE, Peter

Enciclopedia del Cinema (2004)

O'Toole, Peter (propr. Peter Seamus)

Francesco Zippel

Attore cinematografico e teatrale irlandese, nato a Connemara (contea di Galway) il 2 agosto 1932. Formatosi sulle scene dei migliori teatri britannici, O'T. divenne un interprete di fama mondiale grazie all'affascinante ed enigmatico avventuriero di Lawrence of Arabia (1962; Lawrence d'Arabia) di David Lean. Caratterizzato da uno sguardo penetrante, ha dato prova del suo talento in ruoli sempre diversi tra loro, muovendosi con disinvoltura tra i generi e lavorando accanto ai più grandi attori della sua generazione. Dalla seconda metà degli anni Settanta, il suo astro è andato progressivamente offuscandosi e l'attore, salvo rare occasioni, non è più riuscito a dare un indirizzo preciso alla sua carriera. Dopo aver ricevuto sette nominations all'Oscar ne ha ottenuto uno alla carriera nel 2003. Ha vinto inoltre tre Golden Globe per Becket (1964; Becket e il suo re) di Peter Glenville, The lion in winter (1968; Il leone d'inverno) di Anthony Harvey e Goodbye, Mr. Chips (1969) di Herbert Ross.

Proveniente da una famiglia irlandese di modeste origini trasferitasi a Leeds quando O'T. aveva solo un anno, crebbe in simbiosi con il padre, un allibratore di corse automobilistiche. Abbandonata la scuola a quattordici anni, lavorò per quattro anni allo "Yorkshire Evening News" avvicinandosi alla professione di giornalista. Arruolatosi nel 1950 nella Marina britannica, decise di dedicarsi al teatro dopo avere assistito a un King Lear interpretato da Michael Redgrave. Trasferitosi a Londra, decise di frequentare tra il 1952 e il 1954 la prestigiosa Royal Academy of Dramatic Art (RADA) insieme ad Alan Bates, Albert Finney e Richard Harris, esordendo in quel periodo sul palcoscenico del Bristol Old Vic. Il suo talento andò affinandosi sulle scene del Royal Court Theatre come su quelle della Royal Shakespeare Company, che lo videro protagonista sul finire degli anni Cinquanta. In quel periodo fu notato da Nicholas Ray che gli affidò un piccolo ruolo in The savage innocents (1959; Ombre bianche). Sempre nel 1959 ottenne maggiore visibilità interpretando il capitano Fitch in The day they robbed the Bank of England (Furto alla Banca d'Inghilterra) di John Guillermin, e l'anno successivo fu Peter Finch a suggerire il suo nome per il film d'avventura prodotto dalla Disney Kidnapped (Il ragazzo rapito) di Robert Stevenson, dall'omonimo romanzo di R.L. Stevenson. Nel 1962 la sua straordinaria e sentita interpretazione di Lawrence of Arabia, per cui fu preferito a Finney e a Marlon Brando, lo fece diventare improvvisamente un divo. La conferma della sua capacità mimetica si ebbe con l'Enrico II di Becket, in cui diede vita a un interessante 'duello' con Richard Burton. Fu Clive Donner a coglierne la propensione per la commedia con il suo What's new, Pussycat? (1965; Ciao Pussycat), genere che lo vide più tardi tra i protagonisti anche del farsesco Casino Royale (1967; James Bond 007 ‒ Casino Royale) di John Huston, Kenneth Hughes, Robert Parrish, Joseph McGrath e Val Guest. Tornò alle atmosfere che lo avevano reso celebre con Lord Jim (1965), da J. Conrad, diretto da Richard Brooks, prima di affiancare Audrey Hepburn nella sophisticated comedy diretta da William Wyler How to steal a million (1966; Come rubare un milione di dollari e vivere felici). Fu accanto a Katharine Hepburn che riprese il personaggio di Enrico II per The lion in winter, opera che lo portò ad attingere al suo repertorio teatrale con risultati di altissimo livello. Notevoli furono anche le caratterizzazioni dell'insegnante nel musicale Goodbye, Mr. Chips, e del folle lord nella commedia satirica The ruling class (1971; La classe dirigente) di Peter Medak. Dopo avere interpretato un non convincente Miguel de Cervantes nel mediocre Man of La Mancha (1972; L'uomo della Mancha) di Arthur Hiller, la sua salute ne condizionò la carriera facendogli scegliere in quel periodo film non all'altezza della sua fama. È stato quindi Tiberio nel kolossal erotico Caligola (realizzato nel 1979 e uscito nel 1984) di Tinto Brass, prima di tornare a lasciare il segno nel ruolo del regista megalomane Eli Cross nell'avventuroso The stunt man (1980; Professione pericolo) di Richard Rush. Il suo eroe di cappa e spada tratteggiato sulla falsariga di Errol Flynn in My favorite year (1982; Ospite d'onore) di Richard Benjamin è stato il suo ultimo personaggio omaggiato della candidatura agli Oscar. Dopo alcuni Sherlock Holmes televisivi ha interpretato uno strampalato biologo in Creator (1985; Dr. Creator specialista in miracoli) di Ivan Passer ed è tornato al successo con il precettore inglese di The last emperor (1987; L'ultimo imperatore) di Bernardo Bertolucci. Negli anni Novanta, se si eccettua una parte nell'interessante The rainbow thief (1990; Il ladro dell'arcobaleno) di Alejandro Jodorowsky, si è dedicato per lo più al teatro, ricevendo numerosi consensi soprattutto per Jeffrey Barnard is unwell (1999), storia dal sapore autobiografico di un giornalista alcolizzato. Nel 2003 ha interpretato il ruolo di Augusto nella fiction televisiva Augusto il primo imperatore diretta da Roger Young. Oltre al suo talento d'interprete ha dimostrato di possedere una notevole vena narrativa nelle opere autobiografiche Loitering with intent: the child e Loitering with intent: the apprentice uscite rispettivamente nel 1992 e nel 1996.

Bibliografia

M. Freedland, Peter O'Toole: a biography, New York 1982; N. Wapshott, Peter O'Toole: a biography, New York 1983.

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