Mahatma Gandhi: un riassunto della sua vita e del suo messaggio

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Mahatma Gandhi: un riassunto della sua vita e del suo messaggio

Mahatma Gandhi: un riassunto della sua vita e del suo messaggio
Edoardo Cicconi

Pubblicato 2 anni fa
Edoardo Cicconi

Un viaggio nella vita del fautore dell’indipendenza indiana dal dominio britannico: Gandhi ha offerto al mondo una meravigliosa via d’uscita alla follia, ma pare che il mondo ancora non se ne sia accorto.

Atma in sanscrito significa ‘anima’, maha è un’altra parola sanscrita che significa ‘grande’. Quella che segue è la storia di Mohandas Karamchand, meglio conosciuto come il Mahatma Gandhi.

Gandhi nasce nel 1869 in India e lì trascorre l’infanzia.

All’età di 18 anni, dopo la morte del padre, si trasferisce a Londra dove si laurea in giurisprudenza e diventa avvocato.

Gandhi si è potuto permettere questo viaggio perché appartenente ad una famiglia benestante e altolocata nella società indiana: una famiglia di politici.  Ed è grazie ai contatti della sua famiglia che riesce a trovare un importante lavoro come avvocato in Sud Africa.

Ed è proprio lì, proprio in Sud Africa, che inizia tutto.

Indice dei contenuti:

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Gandhi in Sud Africa

Gandhi ha un buon lavoro, un buono stipendio e un giorno decide di fare una gita. Si reca alla stazione, compra un biglietto del treno di prima classe e si mette in viaggio.

Arriva il controllore che lo osserva, guarda poi il biglietto, poi Gandhi, poi ancora il biglietto… e non può proprio credere che una persona di pelle nera stia viaggiando in prima classe. Non lo può credere soprattutto perché le persone non-bianche, in Sud Africa sul finire del ’800 e per molti anni a venire, non hanno gli stessi diritti delle persone di pelle bianca e quindi non possono nemmeno viaggiare in prima classe!

Il controllore lo invita quindi a trasferirsi in terza classe. Gandhi si rifiuta e il controllore lo butta letteralmente giù dal treno.

A questo punto a Gandhi “girano i 5 minuti” e inizia di fatto la sua rivoluzione. Naturalmente in perfetto stile gandhiano: senza nessuna forma di violenza.

Ha l’idea di radunare tutte le minoranze religiose presenti in Sud Africa nel tentativo di unirli e di spiegare loro che, al di là delle differenze religiose, sono tutti esseri umani e che possono mettersi insieme per fronteggiare il nemico comune, che in quel caso era rappresentato dalla Gran Bretagna che aveva il controllo dell’intera nazione.


Potranno romperci le ossa, prendersi le nostre terre, potranno prendersi i nostri averi e potranno anche ucciderci. E a quel punto cosa avranno ottenuto? Avranno ottenuto i nostri cadaveri, non la nostra obbedienza!

Io sono disposto a morire per questa causa [l’uguaglianza tra tutti gli individui], Ma non c’è nessuna causa per cui io sia disposto ad uccidere!


Dal luogo del discorso parte un corteo pacifico che però viene fronteggiato e caricato dalla polizia a cavallo. Il massacro sembrerebbe essere alle porte, ma Gandhi suggerisce ai partecipanti di sdraiarsi a terra, ben conoscendo i cavalli e sapendo non li avrebbero mai calpestati. Così avviene. Dopo di che la polizia se ne va e il corteo continua.

Questa è la prima vittoria del metodo Gandhiano e della non-violenza. Non-violenza (Ahimsa, in sanscrito) che non è non-azione, ma è azione consapevole e consapevole anche dei rischi che questa azione comporta!

Il ritorno in India

Gandhi decide poi di far ritorno in India e appena sbarcato ha il primo contatto con Neru, che sarà il primo primo-ministro dell’India indipendente nel 1947. I due saranno sempre amici e Neru ne sarà anche l’erede spirituale. Ma prima di arrivare lì, prima di arrivare all’indipendenza indiana, di cosine ne devono ancora succedere.

Siamo intorno al 1915 e Gandhi viene avvicinato da indipendentisti indiani. Persone con le quali però lui entra subito in conflitto. Il loro motto è: “Se un inglese può venire in India ed uccidere un indiano perché vìola una legge, allora noi abbiamo il diritto di uccidere gli inglesi perché hanno invaso l’India”.

Di certo, almeno apparentemente una validissima argomentazione, ma Gandhi aveva già ben chiaro che:


La violenza genera solo altra violenza e che non è certo con la guerra che si può ottenere la pace


Gandhi ha anche perfettamente compreso che il ‘metodo’ delle caste e dello scontro religioso è sempre stato (da almeno 2000 anni fino ai giorni nostri, il famigerato divide et impera dei romani) il modo più efficace per controllare la popolazione.

A questo punto fonda un giornale e parte alla scoperta dell’India con lo scopo dichiarato di:


Vedere ciò che ha bisogno di essere detto e per dire agli indiani ciò che hanno bisogno di udire


Tornato da questo viaggio, viene invitato a tenere un discorso al parlamento che è ovviamente pieno di ricchi signori indiani.

Gandhi parla a sfavore dei ricchi e della borghesia indiana e a favore dei lavoratori, dei poveri e degli abitanti degli innumerevoli villaggi.

Dice inoltre che finché un governo rappresenterà poche decine di avvocati e uomini d’affari a Delhi o Bombay, questo governo non rappresenterà mai l’India e che quindi non saranno mai in grado di sfidare l’impero britannico.

Il cammino di Gandhi

Il primo Satyagraha in India

Nel frattempo Gandhi si ritrova a dover affrontare i primi problemi in India.

La popolazione dello stato del Chappara muore letteralmente di fame, perché costretta a pagare agli inglesi affitti sui terreni molto alti. Terreni in cui sono stati costretti a seminare piante per produrre colori (tinture per cotone) per le industrie britanniche. Poi questi ordini sono cessati, lasciando così i contadini non solo senza i proventi del commercio delle tinture, ma soprattutto lasciandoli senza terreni coltivati con vegetali con cui nutrirsi. Inoltre gli inglesi pretendono ugualmente l’affitto su quei terreni.

Gandhi guida le proteste e viene nuovamente arrestato, ma a seguito delle numerose insurrezioni viene rilasciato.

Il fatto nuovo però è che Gandhi, la sua onestà e la sua trasparenza cominciano ad andare di moda tra la popolazione indiana e questo fatto comincia ad infastidire i governanti inglesi.

Fastidio che si trasforma anche in imbarazzo di questi governanti assolutamente impotenti di fronte ad un uomo sostanzialmente in mutande, che anche questa volta riesce ad ottenere la cancellazione di quegli affitti e dei debiti, senza armi e senza bombe.


Voglio cambiare le loro menti, non voglio ucciderli per la debolezza che è in tutti noi!


Questa la meravigliosa risposta del Mahatma data ad un gruppo di indipendentisti armati che lo hanno avvicinato. Loro vogliono esattamente quello che vuole lui: l’indipendenza dell’India, ma con mezzi leggermente diversi.

Il primo sciopero indiano

Gandhi sceglie di avvicinarsi ulteriormente a Neru e i due organizzano il primo sciopero dei lavoratori indiani. 400 milioni di persone che invece di lavorare pregano, che invece di scendere in piazza armati scelgono di non lavorare e di digiunare.

Adesione allo sciopero vicina al 100% e Gandhi nuovamente in prigione. Questa volta la reazione è decisamente più scomposta. Le sommosse per liberare Gandhi sono così sanguinose e talmente violente che è il re inglese in persona a firmarne la scarcerazione.

Dopo qualche altro increscioso fatto di cronaca nera, si apre finalmente un tavolo delle trattative. Trattative per modo dire, perché in realtà la proposta-domanda di Gandhi è soltanto una:


Come pensano 100 mila inglesi di controllare 400 milioni di indiani che non vogliono più collaborare? A questo intendiamo arrivare: una pacifica, non-violenta, non-collaborazione.


L’indipendenza è ancora lontana, ma ora più che mai gli inglesi hanno chiaro il fatto che Gandhi sia un simbolo, che sia qualcosa di più di un uomo in mutande e che quindi non convenga più arrestarlo correndo il rischio di trasformarlo in un martire.

I tessitori della pace

Gandhi - I tessitori della pace

La nuova questione ora è la produzione del cotone che viene prodotto dagli indiani sottopagati in India, per essere poi lavorato in Inghilterra e infine rivenduto agli indiani stessi, che sono costretti a comprare i vestiti soltanto dai produttori inglesi.

Famoso è l’episodio in cui Gandhi, al termine di un comizio, invita tutti i presenti che indossano abiti made in UK, a toglierseli e a farne un bellissimo falò. Cosi fanno tutti ed iniziano ad indossare solo vestiti tessuti a mano, in India.

A questo punto però la situazione pacifista sfugge un pochino di mano e scoppiano numerose insurrezioni molto violente in tutta l’India.

Gandhi non ci sta ed inizia il suo primo sciopero della fame che durerà fino a quando le rivolte armate non cesseranno. Per sua fortuna poco dopo le rivolte cessano, però a seguito di tutto quel sangue lui viene nuovamente arrestato e condannato a 4 anni di prigione.

Gandhi sconta la sua pena, esce di prigione e ricomincia a portare il suo verbo di ribellione non-violenta in giro per tutta l’India.

La marcia del sale

La nuova idea di ribellione è l’auto-produzione del sale, fino quel momento monopolio inglese. Questa volta gli inglesi sottovalutano completamente la nuova iniziativa.

Gandhi parte a piedi e nei 300 chilometri che lo separano dal mare, si aggregano a lui circa due milioni di persone e da lì a poco tutti gli indiani iniziano, più come gesto di sfida che come reale necessità, a procurarsi il sale in maniera autonoma.

Gli inglesi a questo punto non la prendono benissimo e arrestano 100 mila persone, ma la ‘ribellione del sale’ ormai è in atto e non si ferma.

La strada è tracciata, impossibile tornare indietro e da qui a pochi anni l’India ottiene la sua indipendenza, ma ciò che più conta è che la non-violenza e la non-collaborazione si sono dimostrate efficaci e hanno vinto!

Il suo ultimo messaggio

Arriviamo poi al 30 gennaio del 1948, Gandhi sta per tenere un discorso in un grande parco a Delhi, davanti ad una folla immensa. Da questa folla esce un folle la cui mano, comandata da non si sa bene chi, gli spara uccidendolo.

Gandhi ha offerto al mondo una meravigliosa via d’uscita alla follia, ma pare che il mondo ancora non se ne sia accorto.


Quando dispero io ricordo che nel corso di tutta la storia la via dell’amore e della verità ha sempre vinto. Ci sono stati certo tiranni, dittatori, macellai e per un po' possono sembrare invincibili, ma la conclusione è che cadono, cadono sempre, riflettici, sempre!


Fuori e dentro il viaggio continua
Namaste

Per approfondire puoi leggere...


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Ultimo commento su Mahatma Gandhi: un riassunto della sua vita e del suo messaggio

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Mire.

Valutazione: 5 / 5 Riassunto vita e messaggio di Mahatma Gandhii

Certe cose possono apparire scontate, ma è proprio lì che bisogna ricordarsi che spesso proprio quelle cose sono le basi più superficializzate. Parole che fanno pensare! Invito a leggerlo

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