Stefano Accorsi è Marconi nella fiction Rai: “Era amico di Mussolini. Ma si rifiutò di fare il raggio della morte” - la Repubblica

Bologna

l’intervista

Stefano Accorsi è Marconi nella fiction Rai: “Era amico di Mussolini. Ma si rifiutò di fare il raggio della morte”

Stefano Accorsi è Marconi nella fiction Rai: “Era amico di Mussolini. Ma si rifiutò di fare il raggio della morte”
L’attore interpreta il Nobel nella mini-serie “L’uomo che ha connesso il mondo” che andrà in onda il 20 e il 21 maggio
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Il primo bolognese famoso che ha interpretato è stato Jack Frusciante, che quest’anno compie 30 anni, adesso Stefano Accorsi è Guglielmo Marconi nella mini-serie “L’uomo che ha connesso il mondo” che andrà in onda il 20 e il 21 maggio in prima serata su Rai 1, prodotta da Stand by me in collaborazione con Rai Fiction, per la regia di Lucio Pellegrini, che ieri l’attore bolognese ha presentato in anteprima al Modernissimo dove è stato anche insignito del Premio Marconi per la Creatività dalla Fondazione Guglielmo Marconi.

Accorsi, di Marconi ha detto che è più noto che conosciuto. Lei che adesso l’ha conosciuto bene, che idea se ne è fatto?

«Un uomo dedito alla scienza. Fin da giovanissimo abitato dalla consapevolezza di un’intuizione di questi fenomeni fisici di cui non c’erano prove. Non era nemmeno lui in grado di spiegare perché ci credeva. Poi è stato un grande talent scout, penso ai ragazzi di Via Panisperna che sostenne da subito e al tempo stesso mi ha colpito il fatto che vivesse su una barca, l’Elettra, e che ogni tanto salpasse per lunghi periodi. Era l’uomo forse più famoso della terra».

Era anche fascista.

«E credo questa sia la ragione per cui la sua fama è stata un po’ offuscata. Senza fare revisionismo storico, perché era amico di Mussolini ed è stato un uomo di potere in quegli anni, io credo però sia stato un pacifista e che in coscienza non condividesse l’ideologia così come l’antisemitismo. Lo ha ricordato anche il cardinal Zuppi nella messa celebrata per Marconi il 25 aprile, che è il giorno della sua nascita. Le sue invenzioni, lo ha sempre dichiarato, erano mirate a unire le persone. Mussolini tra l’altro voleva che creasse il raggio della morte e lui si è sempre sottratto. Sicuramente poi mal tollerava l’ingerenza del potere e certo non aveva un’idea del mondo classista».

A proposito di ingerenza del potere: la serie si apre con una trasmissione radio dell’allora Eiar, la Rai di oggi, alla presenza di Marconi che l’aveva resa possibile. E l’inventore ribadisce l’importanza dell’indipendenza e della libertà. Un tema che si è riproposto proprio in Rai.

«Quello di Scurati è stato un bruttissimo caso di censura, probabilmente dovuto a richieste di chi è più realista del re. Ma chi ha il potere deve saper gestire il dissenso e il pensiero difforme. Non si possono attaccare i singoli. Chi ha il potere non può zittire cittadini. È qualcosa di profondamente incivile e irrispettoso dei diritti dell’uomo».

Di Marconi diceva di apprezzare l’essere stato un talent scout. Sotto le torri c’è oggi un altro scopritore di talenti come Thiago Motta. Qual è il suo rapporto con il calcio?

«Non ho una vera fede calcistica, anche se da una decina di anni, anche per assecondare mio figlio, sono interista. Quando vivevo a Parigi portavo l’altro figlio a vedere il Paris Saint Germain, però so che il Bologna sta giocando molto bene, faccio gli scongiuri e sono felicissimo che sia così in alto in classifica. Ma non sono uno che sale sul carro dei vincitori».

È stato Jack Frusciante, il romanzo compirà 30 anni a settembre. Cosa ricorda degli anni Novanta a Bologna?

«Non posso che avere ricordi felici. Il film lo realizzammo due anni dopo, nel 1996, io avevo frequentato la scuola di teatro Galante e Garrone, girato “Fratelli e sorelle” con Avati, c’era stata la pubblicità del Maxibon, e il romanzo mi era piaciuto molto. In particolare il racconto epico della città. È l’ultimo film che ho girato qui prima di trasferirmi a Roma, allora non era proprio possibile se volevi fare questo mestiere restare qui».

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