Che cosa significa concretamente “non desiderare la donna d’altri”? Qu…

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Fonte dell’articolo Amici Domenicani – Autore Padre Angelo Bellon op.

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Quesito

Gent.mo padre Angelo,
Questo è il testo completo, in merito al 9° comandamento, che ho trovato nel libro dell’Esodo:
Nono comandamento (9°):
«Non desiderare la casa del tuo prossimo. Non desiderare la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo» (Es 20,17).
«Chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore» (Mt 5,28).
Il punto che riguarda la mia domanda è questa: se ad una persona, puoi piacere il fidanzato o la fidanzata (e, dato anche gli usi dei tempi attuali, anche i conviventi), è applicabile (per estensione) il passo dove è scritto “Non desiderare la MOGLIE del tuo prossimo”?
Ho esposto, o meno, correttamente il mio quesito? Il peccato che già costituisce “adulterio con lei (o lui) nel suo cuore già al momento del desiderio”, è – ripeto – valido solo per le donne o gli uomini che si siano già sposati con il sacramento del matrimonio, oppure si applica già nei casi di mere convivenze o semplici fidanzamenti o impegni sentimentali?
Per esempio, io per 13 anni sono stato già da subito fidanzato ufficialmente e, ciò, non ha impedito che il fidanzamento non si concludesse con un matrimonio poiché la mia ex iniziò a stare con un altro uomo che, però, era libero da sentimenti. Ma dato che, formalmente, il mio fidanzamento era ancora in piedi, lui (avendo desiderato la mia ragazza che, poi, è diventata sua moglie), ha (nel suo cuore) commesso adulterio o no? Il motivo della domanda è che io mi trovo, oggi in una situazione analoga, in quanto sono attratto da una ragazza (le allego anche la foto) che già da anni (sicuramente meno dei miei 13) ha un rapporto sentimentale e di cui gliene ho già accennato con una Email precedente.
Insomma, commetto peccato o no (contro il 9° comandamento) nel momento che vorrei che potesse stare con me piuttosto che con il suo attuale fidanzato o come meglio si vuole definire? D’altra parte, finiscono (purtroppo) matrimoni religiosi e, da sempre, si sono sciolti dei rapporti anche di fidanzamento ufficiale e non solo di meri impegni sentimentali. E, questa, è la storia di millenni della vita degli uomini. 
La ringrazio ancora una volta per una sua gentile risposta e con un sempre saggio suggerimento.


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. c’è un equivoco sulla parola desiderare.
Per noi il desiderio talvolta è semplicemente qualcosa di velleitario. Si passa davanti ad una pianta carica di frutti. Sul momento li si desidera, senza avere alcuna intenzione di impossessarcene ingiustamente.

2. Invece nei due testi della Sacra Scrittura che mi hai riportato per “non desiderare” si intende il non avere l’intenzione di impossessarsi della moglie, dello schiavo o della schiava o dei beni altrui.

3. Va ricordato che per gli ebrei ai tempi di Gesù veniva considerato peccato solo l’unione carnale, mentre si sorvolava sull’intenzione e sulla programmazione di commettere peccato.

4. Gesù invece dice che la purezza si deve custodire anzitutto nella nostra mente.
Il solo fatto di avere l’intenzione e di programmare un peccato, è già peccato perché stravolge  nella nostra mente il progetto santificante di Dio lasciando nella nostra anima un disordine che la inclina efficacemente al male.

5. È per questo che il Signore lancerà delle invettive nei confronti degli scribi e dei farisei, chiamandoli ipocriti e sepolcri imbiancati.
Dice infatti: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che assomigliate a sepolcri imbiancati: all’esterno appaiono belli, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni marciume. Così anche voi: all’esterno apparite giusti davanti alla gente, ma dentro siete pieni di ipocrisia e di iniquità” (Mt 23,27).

6. Pertanto è peccato non soltanto la rapina o il furto, ma anche l’intenzione e la programmazione della rapina e del furto, anche se poi questa programmazione non si potesse effettuare perché qualcosa lo impedisce.

7. Venendo al nostro argomento, è peccato avere l’intenzione di compiere atti carnali con persone che appartengono ad altri.
Ma è peccato anche avere l’intenzione e la programmazione di rovinare le amicizie altrui perché il ragazzo o la ragazza di un altro diventi nostro.
Le amicizie, infatti, sono un bene di cui il nostro prossimo gode e in quanto tali vanno rispettate.
In queste amicizie, sebbene disordinate sotto il profilo oggettivo, sono incluse anche le convivenze.
Ben diverso invece è il semplice desiderio velleitario che quel ragazzo o quella ragazza diventi nostro.
Il solo desiderio, cosiddetto velleitario, non rientra nella condanna fatta da Nostro Signore.

8. Se il testo sacro dice di non desiderare la moglie del tuo prossimo è sottinteso che vale anche per il marito.
Qui si menziona solo la moglie e non il marito perché ai tempi dell’esodo era solo il marito che aveva potere sulla moglie e poteva darle il libello del ripudio qualora avesse trovato in lei qualcosa di brutto.
Il Signore riprendendo il passo dell’Esodo si attiene a quell’esempio, ma la sua condanna vale anche per la donna che dall’interno della sua mente emette la deliberazione di compiere un adulterio.

9. Per questo, siccome ai tempi di Gesù anche alle donne era consentito di ripudiare il marito, Gesù dice in maniera molto chiara: “Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio” (Mc 10,11-12).

10. Chiedi anche se colui che ti ha preso la ragazza, che in seguito è diventata sua moglie, abbia compiuto adulterio.
Propriamente parlando, non ha compiuto adulterio perché quella ragazza non ti apparteneva ancora in maniera definitiva.
Se ha fatto di tutto per rovinare la tua amicizia e prenderti la ragazza, certamente ha commesso un peccato perché ti ha tolto un bene.
Ma non si può parlare propriamente di adulterio.

11. Venendo al tuo caso, anche tu commetti peccato se cerchi di rovinare l’amicizia della ragazza che è già fidanzata con un altro.
Ma non si può parlare propriamente di adulterio perché non è ancora sposata, e cioè definitivamente sua.
Tieni sempre presente l’insegnamento del Signore: “Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro” (Mt 7,12).
Tu certamente vorresti che gli altri rispettino l’amicizia con la tua eventuale ragazza. Ebbene, anche tu fa’ la stessa cosa.

12. Probabilmente, proprio perché ti proponi di non insidiare le amicizie altrui, il Signore ti darà la grazia di trovare una ragazza ancora perfettamente libera.

Te lo auguro con tutto il cuore.
Per questo ti assicuro la mia preghiera e ti benedico.
Padre Angelo

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P.Angelo Bellon op, docente di teologia morale.