Dennis Hopper si trovava su un set in Canada dopo aver accettato di interpretare in Snack bar blues (1980) il ruolo di un padre alcolizzato appena uscito di prigione per aver speronato il suo camion in uno scuolabus carico di bambini. Si era già stancato dopo due settimane poco produttive passate ad annoiarsi nella sua roulotte. Il film era un disastro, il regista Leonard Yakir non aveva girato scene utilizzabili e si preannunciava un flop. È stato allora Hopper a salvare la situazione, accettando l’offerta dei produttori di subentrare nel ruolo di regista. Era un'occasione straordinaria per dirigere di nuovo, la prima volta in dieci anni dopo il successo istantaneo di Easy Rider (1969) e il fiasco di Fuga da Hollywood (1971) subito dopo. Una volta al comando e non avendo nulla da perdere, nel tempo di un fine settimana Hopper aveva apportato modifiche rapide e drastiche: aveva eliminato gran parte della trama - essenzialmente un film strappalacrime per la tv su una problematica adolescente in fuga salvata da uno strizzacervelli (Raymond Burr), l'eroe della storia - e lo aveva sostituito con un avvincente ritratto di una ragazzina punk ossessionata con Elvis e i Sex Pistols di nome Cebe (Linda Manz) e cresciuta i genitori più incasinati del mondo, interpretati da Hopper e Sharon Farrell. Lunedì, Hopper era sulla sedia del regista con una nuova sceneggiatura, più deprimente e con un finale più cupo dell’originale, modificata soprattutto per accentuare meglio la personalità di Linda Manz, l'incredibile giovane attrice che interpretava Cebe. Non era la prima volta che il talento di Manz, nata nel 1961, si rivelasse determinante per salvare un film a rischio. Il suo debutto sullo schermo era stato in I giorni del cielo (1978), scritto e diretto da Terrence Malick, un altro luminare della New Hollywood che, come Hopper, aveva riconfigurato il suo film per mettere in primo piano la voce di Linda Manz, qui nel ruolo della sorellina di Bill (Richard Gere). Mentre cercava di trovare il ritmo giusto del film durante un lungo processo di montaggio durato due anni, Malick aveva trovato la soluzione con una narrazione fuori campo improvvisata da Manz mentre guardava il filmato assemblato.

dennis hopper et linda manz se sont retrouvés à cannes pour y présenter leur film out of the blue la garçonne lors du festival de cannes en mai 1980, cannes, france photo by gilbert tourtegamma rapho via getty imagespinterest
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Dennis Hopper e Linda Manz a Cannes nel 1980

Uscito ufficialmente nel 1980, la versione finale di Snack bar blues è un poema punk di 90 minuti pieno zeppo di sesso, violenza, abuso di droghe, morte ed esplosioni emotive. La reazione nelle sale era stata nettamente divisa tra chi lo odiava e chi lo amava, ma per Hopper la questione era irrilevante. Si è sempre considerato un artista di protesta, parte della controcultura, e tutti i suoi film denunciano quello che aveva visto accadere negli Stati Uniti nel corso della sua vita, “E quello che vedo è un posto corrotto, il che mi piace un po’”, diceva ai giornalisti. Il film, nella versione restaurata grazie a una raccolta di donazioni online, è finalmente in proiezione itinerante nei cinema indipendenti americani dopo la presentazione nel 2019 alla Mostra del Cinema di Venezia tra applausi estatici, contrariamente alla sua accoglienza negativa quarant'anni fa a Cannes.

l'actrice américaine linda manz lors du festival de cannes en mai 1980, france photo by jean louis urligamma rapho via getty imagespinterest
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Per coloro che sono riusciti a vederlo, la performance di Manz è stata un'ispirazione, quasi un'ancora di salvezza. La riedizione di Snack bar blues arriva “presentata” da Chloë Sevigny e Natasha Lyonne, ragazze-immagine della cultura underground americana e delle (più timide) ribellioni degli anni ’90, che da tempo parlano della loro ammirazione per Manz, scomparsa nel 2020 all'età di 58 anni. Per Chloë Sevigny, che ne ha scritto sul suo profilo Instagram all’inizio del crowdfunding per salvare il film, Cebe è "probabilmente una dei migliori personaggi adolescenti mai comparse sullo schermo”. Per Natasha Lyonne, lei stessa sotto i riflettori sin da bambina, guardare Cebe da adolescente l'ha aiutata a sentirsi meno sola. Una ragazza arrabbiata con una famiglia che si sta sgretolando è diventata nelle mani di Dennis Hopper e di Linda Manz l’immagine della punk rock girl per eccellenza, emblema, esempio e guida spirituale, col suo cercare di far fronte alle circostanze della vita con un atteggiamento duro e l'amore per la musica di Elvis, in una sottocultura che guarda alle donne con sospetto. È un peccato che Manz non abbia continuato a fare l’attrice, preferendo dedicarsi a una vita più tranquilla e alla famiglia. Harmony Korine, regista e artista americano con una marcata preferenza per il grottesco, l'ha riportata miracolosamente sullo schermo nel 1997 per Gummo, il suo omaggio al nichilismo di Snack bar blues. Il caso ha fatto incontrare Linda Manz e Chloë Sevigny proprio durante le riprese di Gummo e così l’iconica giacca di jeans di Cebe con “Elvis” ricamato sul retro, che Manz ha conservato per decenni, come un testimone è passata nelle mani di Chloë Sevigny che la conserva gelosamente nel suo già invidiabile guardaroba vintage. È difficile immaginare un destino migliore per uno storico feticcio punk.

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Matt Dillon e Linda Manz