Afrikanskij Korpus, chi sono gli eredi della Wagner agli ordini del Cremlino per prendersi il Sahel - la Repubblica

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Afrikanskij Korpus, chi sono gli eredi della Wagner agli ordini del Cremlino per prendersi il Sahel

Afrikanskij Korpus, chi sono gli eredi della Wagner agli ordini del Cremlino per prendersi il Sahel

Dopo i mercenari di Prigozhin, Mosca si affida all’Afrikanskij Korpus, che richiama il nome del battaglione di Hitler in Nordafrica

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MOSCA — Il nome è cambiato, ma il riferimento alla Germania nazista è rimasto. Un tempo c’erano i “musicisti” di Wagner, la compagnia militare privata chiamata dal fondatore Dmitrij Utkin col suo nome di battaglia: un omaggio al compositore tedesco amato dal Terzo Reich. Ora che il gruppo paramilitare è stato smantellato in seguito alla fallita rivolta guidata da Evgenij Prigozhin, i russi presenti in Africa si muovono sotto un’altra insegna: “Afrikanskij Korpus”, Corpo Africano, come l’Afrikakorps, il battaglione nazista dispiegato in Nordafrica durante la Seconda Guerra Mondiale. Un paradosso per il Paese che rivendica la vittoria sul nazismo e sostiene di voler “denazificare” l’Ucraina. Ma tant’è.

Il nuovo nome è apparso la prima volta il 20 novembre, in un post su Telegram del blogger militare Dva Majora (Due maggiori), vicino alla Difesa russa, che citava Igor Korotchenko, ex colonnello e direttore della rivista Natsionalnaia Oborona (Difesa nazionale). Korotchenko annunciava che un Corpo africano era «in fase di formazione» dopo l’incontro a Bengasi, in Libia, tra il viceministro della Difesa russo Junus-bek Evkurov e il colonnello Khalifa Haftar. Due giorni dopo, su Telegram appariva il canale Telegram ufficiale dell’Afrikanskij Korpus. A differenza di Wagner, il Corpo Africano si presenta come «parte di una struttura speciale del ministero della Difesa». Il Cremlino ha così abbandonato ogni ambiguità. Fino alla rivolta fallita di Wagner del 23 giugno e la morte di Prigozhin e Utkin in un sospetto incidente aereo due mesi dopo, Putin aveva sempre negato i legami con Wagner. La presunta distanza gli consentiva di operare sotto copertura in diversi teatri di conflitto. L’armata privata aveva però guadagnato un’autonomia e un potere tali da sfociare nel pericoloso benché infruttuoso ammutinamento. Dopo la ribellione, Putin non solo ha ammesso di aver finanziato Wagner per anni, ma ha anche incaricato la Difesa e l’intelligence militare Gru di raccogliere l’eredità del gruppo mercenario in Africa e in Medio Oriente.

Vantaggi e ostacoli

L’avere subordinando il Corpo Africano alla Difesa presenta vantaggi e ostacoli: da un lato, Mosca può usare ufficialmente il braccio armato come uno strumento di politica estera, dall’altro è ora chiamata a rispondere di eventuali crimini commessi nel continente. La ristrutturazione richiede tempo, come dimostrano i bandi di reclutamento su Telegram per uno stipendio di 280mila rubli (2.800 euro) e le frequenti visite del viceministro Evkurov in Africa. Non soltanto in Libia, ma anche in Mali, Burkina Faso e Niger. Mete che segnano i contorni di un nuovo polo russofilo in Africa.

Se la Cirenaica di Haftar e il Mali erano partner consolidati di Wagner insieme alla Repubblica Centrafricana e al Sudan, l’impegno del Cremlino in Burkina Faso e Niger è più recente. Nel Sahel Mosca ha cavalcato il risentimento popolare nei confronti dell’ex potenza coloniale francese e della percepita ingerenza occidentale che ha provocato i recenti colpi di Stato per puntellare la propria presenza nella regione.

Dopo che Burkina Faso Mali e Niger si sono ritirate dalla Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Ecowas) e hanno formato l’Alleanza degli Stati del Sahel (Aes), le tre giunte militari hanno firmato accordi col ministero della Difesa russo. In Mali Mosca è stata decisiva per la riconquista di Kidal lo scorso novembre. In Burkina Faso la Russia ha inviato uomini e riaperto l’ambasciata dopo oltre 30 anni, mentre l’agenzia russa per l’energia atomica Rosatom si è impegnata a costruire una centrale nucleare. In Niger i primi istruttori militari russi sono arrivati un mese fa. E dopo aver ricevuto lo scorso gennaio a Mosca Mahamat Idriss Déby, Putin spera di inglobare anche il Ciad nella sua sfera d’influenza.

L’obiettivo del Corpo Africano è chiaro, come scrisse Korotchenko già il 20 novembre: «effettuare operazioni militari su larga scala nel continente africano per sostenere i Paesi che cercano di liberarsi finalmente della dipendenza neocoloniale, ripulire la presenza occidentale e acquisire piena sovranità». Come è successo ieri, con l’ingresso dei militari russi nella base aerea 101 in Niger salutato dal Corpo Africano su Telegram con un «classico senza tempo» del gruppo sovietico Nautilus Pompilius: la canzone Goodbye America.

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