Gli 80 anni di Cochi Ponzoni: “Sono un dilettante ma raffinato” - la Repubblica

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Gli 80 anni di Cochi Ponzoni: “Sono un dilettante ma raffinato”

Una vita in coppia con Renato Pozzetto, l'attore racconta gli esordi al Derby e la lunga carriera tra televisione e brani celebri come 'La gallina' e 'Canzone intelligente'
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Da 80 anni esatti "la gallina non è un animale intelligente (lo si capisce da come guarda la gente)", i maestri sono sempre pronti a dare un 7+ se ben prezzolati e "la vita l'è bela se si ha l'umbrela che ripara la testa". Insomma, buon compleanno a Cochi Ponzoni, prima metà in ordine alfabetico del duo Cochi e Renato, che ha introdotto in Italia un umorismo surreale che ha fatto epoca. "Mica troppo, ora va un altro tipo di risata, ben diversa dalla nostra. Restano Ale e Franz e un po' Aldo Giovanni e Giacomo, ma per il resto si ride di cose quotidiane, ben ancorate alla realtà, banalotte. E mi va benissimo così, perché tutto ci veniva naturale, in un certo senso siamo inimitabili".

Inimitabile è anche diventare Cochi da Aurelio. Come si fa?
"Facilissimo. Basta nascere mentre sul Corriere dei piccoli ci sono le storie di Cochi, un bambino di pochi giorni a cui secondo mia madre somigliavo. Il nome me lo sono preso e tenuto, anzi le sole volte che la mamma mi chiamava Aurelio voleva dire che stava per darmele. E me le meritavo".

Monellacci siete stati anche con Renato, amico d'infanzia prima ancora che di cabaret.
"Erano amiche le nostre famiglie, era destino. E già da studenti frequentavamo le osterie milanesi, strimpellavamo la chitarra, poi a me diede lezioni di accordi e tecnica Giorgio Gaber, e poi anche Bruno De Filippi. Sono un dilettante, ma raffinato. Li avevamo conosciuti all'Oca d'oro, osteria di zona Porta Romana frequentata da intellettuali e pittori: Piero Manzoni, Luciano Bianciardi, Dino Buzzati, Lucio Fontana".

Stop, Fontana. Ma è vero che...
"Vero, vero. Non guidava e la sera lo portavo a casa io. Ogni tanto mi diceva, in dialetto, "vegn su che te regali un quader". Non accettai mai, il mio era un gesto spontaneo. Adesso avrei in casa un tesoro, ma per affetto non lo venderei mai".

Iniziaste proprio all'Oca d'oro a fare cabaret.
"Anno 1964, con Tinin e Velia Mantegazza. E già con questo umorismo, che veniva facile nella Milano di allora, bastava tendere le orecchie in tram e per strada o al bar pasticceria Gattullo, la nostra tana".

E poi il Derby. Mitico davvero?
"Eccome. Un gruppo irripetibile. Noi, Felice Andreasi, Bruno Lauzi, Lino Toffolo, ovviamente Jannacci: il Gruppo motore. Il Derby aveva una capienza di 300 persone. Spesso ne restavano fuori 200, per la richiesta che c'era. Veniva gente da tutta Italia".

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Venne anche Marcello Marchesi e voi finiste in tv.
"Debuttammo nel 1968 con Quelli della domenica. All'inizio non fu facile: la gente o ci capiva, di solito giovani come noi e intellettuali, o ci avrebbe fatto arrestare. Poi pian piano entrammo nel linguaggio e nei cuori di tutti".

Censure mai, in quella Rai?
"Come no. Lo sketch del 7+ parlava delle baronie universitarie, dei professori corrotti. Ma il Ministero ci arrivò alla tredicesima puntata".

La vostra era anche una comicità di canzoni.
"Eccome, La gallina, Canzone intelligente, A me mi piace il mare. C'era sempre dietro Jannacci, amico fraterno oltre che genio. Facevamo canzoni con messaggi nascosti: E la vita la vita parla di quanto è facile far carriera se hai chi ti protegge. Silvano di omosessualità".

Ecco, "Silvano". Una buona volta: cosa vuol dire "e non valevole ciccioli"?
"Non lo so, e non so neanche chi di noi lo inventò. Io rivendico solo 'chicobuarquedehollandami', una dedica al nostro amico Chico che io e Renato portavamo in tour ma nessuno se lo filava perché la gente voleva noi".

Janacci era un amico vero, non solo sul palco, no?

"Facevamo anche le vacanze assieme. Pensi questo. Anno 1965, i Beatles, le minigonne, la Swinging London. Io avevo vissuto lì un anno. Io, Renato ed Enzo partiamo da Milano con la Mini Cooper di Renato, poi il traghetto a Calais, mare tempestoso, tutti squassati. Piantammo la tenda a Londra, quartiere Crystal Palace. Arrivammo a Londra, andammo subito nella leggendaria Carnaby Street, che è in realtà un viottolo. Jannacci guardò e disse: 'Beh, tutto qui?'. E andammo al mare a Blackpool".

Tra i vostri amici bisogna parlare anche di Dario Fo.

"Un altro personaggio pazzesco. Dava lezioni di teatro quotidianamente anche giù dal palco. Un giorno io e Renato andammo a trovarlo al mare, a Cesenatico. In spiaggia guarda l'orizzonte e inizia a gridare che c'è un naufrago. Nessuno vede nulla, ma si raduna un gruppetto che inizia a gridare. Non era vero niente, ovvio, ma il messaggio era che l'attore deve credere e quindi fare credere a tutto"

Contestazioni per il vostro humour non ne avete mai avute?

"Altro che contestazioni. Un lunedì andammo ad Arezzo a un circolo. Non rideva nessuno, facevamo tutte le nostre gag, niente. Poi toccò a Jannacci che cantò tra l'altro Il primo furto non si scorda mai, che parla di un ladro di galline pasticcione. C'è un verso che dice 'quel tacchino micidiale era un'aquila imperiale', perché era ambientato durante il fascismo. Il pubblico si alzò e iniziò a lanciarci monetine. Era un circolo neofascista, si chiamava Giovane Italia. Ma non lo sapevamo. Con noi c'era Teo Teocoli che iniziò una scazzottata. Finimmo tutti in guardina".

Successo travolgente fino allo scioglimento nel 1975.
"Ognuno voleva seguire una strada diversa, ma nessuna divergenza, siamo sempre sempre sempre stati amici, fratelli. Certo, coi film ha avuto più successo di me. Pensi che una volta una commessa strabuzzò gli occhi guardandomi, poi confessò "ma lei non era morto?". Ma io amo il teatro, felicissimo così".

Poi però vi siete riuniti.
"Nel 2000 per la fiction Nebbia in Val Padana. Ci mettemmo qualche data a teatro così per giocare: teatri esauriti dappertutto. E tantissimi ragazzini a ridere con noi".

E adesso?
"E adesso vogliamo ancora fare cose quando si potrà. Speriamo nella riapertura del teatro Lirico".

Come festeggia oggi?
"Non festeggio, odio le celebrazioni. La vera festa sarà domenica quando mi vaccineranno".

Quanti anni si sente?

"Una ventina di meno, forse anche 30. Sto bene di salute, non ho rimorsi né rimpianti, ho il Dna di mia madre morta a 101 anni. Mi mancano solo il teatro e poter viaggiare".