Delitto in pieno sole (1960) è il primo film che fu tratto dal romanzo Il talento di mister Ripley. E rispetto all’omonimo film del 1999 ha una marcia in più.
Il bellissimo romanzo di Patricia Highsmith ha avuto due trasposizioni cinematografiche. La prima fu diretta da René Clement nel 1960, poco dopo l’uscita del romanzo, e la seconda, firmata da Anthony Minghella, risale al 1999.
La trama resta invariata in entrambe le versioni.
Delitto in pieno sole, la trama
Philippe (nel film di Minghella si chiama Dickie, ndr), un giovane e ricco rampollo americano, non si decide a tornare a casa dall’Italia dove fa la bella vita.
Allo scopo di convincerlo, suo padre manda Tom Ripley, suo ex compagno di studi. Ma Ripley fiuterà l’occasione per impadronirsi dei suoi beni, mettendo gli occhi anche sulla sua fidanzata, Marge.
Un duetto tra grandi protagonisti. Tra loro, Marge
Al principio era Alain Delon: è a lui, alla sua aria scanzonata da bravo ragazzo e ai suoi splendidi occhi blu, che Clement ha affidato il personaggio ambiguo, truffaldino e senza scrupoli di Tom Ripley.
E la scelta si rivela azzeccatissima: dietro la bellezza, Delon è bravo a far intravvedere lampi di spietatezza, risultando sempre molto espressivo ed eclissando il co-protagonista Maurice Ronet.
Difficile credere che Marge, interpretata da Marie Laforet, possa preferire Philippe a Tom.
Forse Delon è troppo bello per interpretare questo ruolo. Un problema che non ha di certo il suo successore nel film del 1999. Matt Damon, con la sua aria da bravo ragazzo americano bravo a stare nell’ombra, forse ha più il physique du rôle di Ripley, destinato a passare inosservato in confronto a uno sfolgorante Jude Law nel ruolo di Dickie.
Altrettanto eterea, quasi angelicata, è la Marge della versione di Minghella: Gwyneth Paltrow, alla quale tuttavia manca l’elegante sex appeal di Laforet. Tra i tre personaggi, nel film di Clement, si crea un’atmosfera elettrica, un misto di attrazione sessuale, invidia, gelosia, tradimento e complotto. Una tensione che nel film del 1999 non è così tangibile.
In più, rispetto alla versione di Minghella, è più esplicita la sublimata attrazione omosessuale che il personaggio di Tom prova per Philippe (che era pure presente nel romanzo di Highsmith).
Fotografia allo specchio: il tema del doppio
In Delitto in pieno sole Tom Ripley ha una caratteristica peculiare: quella di aspirare a sostituirsi a qualcun altro. Tutto, nella fotografia del film, ci denuncia che lui è un impostore, che si sta lentamente preparando a prendere un posto che non gli spetta di diritto.
Il tema del doppio, della doppia faccia e della doppia identità, torna spesso e volentieri. La scena più iconica, replicata anche nel film di Minghella, è quella di Ripley colto in flagrante mentre si prova i vestiti di Philippe allo specchio. E bacia il riflesso di sé stesso, come un Narciso contemporaneo.
Spesso, quando i personaggi di Delon e Ronet si parlano, il primo sta fissando l’altro riflesso in uno specchio. Della finzione di Delon/Ripley sarà testimone e complice solo lo spettatore.
Lo spettatore sa perfettamente che, come Philippe girerà le spalle, Tom sarà lì a tramare qualcosa. A studiare la voce, le gestualità, lo stile, la fidanzata dell’amico. Pronto a sottrargli la vita stessa.
Appare evidente la stretta parentela del Ripley di Delon con un personaggio della cinematografica contemporanea: Oliver Quick di Saltburn, interpretato con perfidia da Barry Keoghan. Personaggio che si spingerà ancora oltre quanto fatto dal nostro Tom.
Non mostrare: fare intuire
In Delitto in pieno sole, nel momento in cui la vicenda di Tom Ripley inizia a complicarsi, il regista affida tutto il portato della scena a una barchetta trainata da una fune in pieno mare.
Fune che sarà provvidenziale e riporterà a galla qualcosa che si sarebbe dovuto disperdere per sempre.
E cosa dire della scena nella quale Tom si aggira per un mercato rionale e la macchina da presa inquadra in primo piano i pesci morti sui banchi del mercato? Proveniendo dall’eloquente scena precedente, lo spettatore può riconoscerne tutto il simbolismo.
La vera protagonista “femminile” del film? Una macchina da scrivere
Più che l’algida Marge, il personaggio “femminile” più importante per lo svolgimento della storia di Delitto in pieno sole è una macchina da scrivere: l’Olivetti Lettera 22 di proprietà di Philippe che diventerà la complice perfetta di Tom Ripley.
Gli permetterà di perpetrare il suo inganno senza essere scoperto. A ribadire l’importanza della macchina, e delle lettere, sono anche i titoli di testa del film.
La ciliegina sulla torta? La musica di Nino Rota
Al compositore preferito di Federico Fellini, Nino Rota, è affidato il commento musicale di Delitto in pieno sole. Che va dalle atmosfere da Dolce Vita spensierate del pezzo intitolato Via Veneto alla tensione dei pezzi Falsification e Le Yacht.
Passando per la malinconia di Mongibello.
Delitto in pieno sole, le conclusioni
Trentanove anni prima di Il talento di Mr Ripley, celebre film di Anthony Minghella, uscì nelle sale Delitto in pieno sole: film francese diretto da René Clement e ugualmente tratto dal romanzo di Patricia Highsmith.
Un film che sotto molti aspetti è superiore a quello successivo di Minghella, a partire da due dei protagonisti: Alain Delon e Marie Laforet.
Non c’è Matt Damon che tenga, di fronte alla lucida macchinazione del Tom Ripley datato 1960. Uno al quale, forse, oggi riuscirebbe a tenere testa solo l’Oliver Quick di Saltburn interpretato da Barry Keoghan.
Da riscoprire.