MORCIANO DI LEUCA (Lecce) – “Torna a casa, altrimenti ti ammazzo”. E picchiò la compagna con un tubo di ferro prelevato dal cofano della macchina spedendo la donna, di 25 anni più giovane, in ospedale. Era il pomeriggio del 10 novembre 2023 quando L.C., un 71enne di Morciano di Leuca, venne arrestato dai carabinieri dopo aver picchiato al convivente per strada. Ai domiciliari, misura poi aggravata con il carcere quando l’uomo decise di evadere per raggiungere la donna. L’aveva inseguita, minacciata e infine malmenata. Gelosia, amore tossico, condotte violente che si susseguivano da tempo.
L’anziano è stato condannato a 5 anni di reclusione (6 anni e 4 mesi la richiesta) con le accuse di maltrattamenti in famiglia aggravati, lesioni personali e tentata violenza sessuale. La sentenza è stata emessa dalla giudice per l’udienza preliminare Giulia Proto che ha anche disposto l’interdizione in perpetuo dai pubblici uffici per l’imputato. La donna, ora, si trova al sicuro. È stata presa in consegna da un centro antiviolenza ed è stata trasferita in una località protetta.
Ma gli ultimi mesi della sua vita si sono rivelati un inferno, complice la gelosia ormai malata del compagno che l’aveva chiusa in casa con un lucchetto e un catenaccio per evitare che si potesse allontanare. E quando la donna cercava di ribellarsi, la minacciava di morte se avesse denunciato. Il 22 ottobre l’apice delle violenze: L.C. insegue la donna lungo il tragitto per il cimitero per intimarle di tornare a casa. Le sfila di mano la bicicletta e dopo aver afferrato un tubo in ferro (sequestrato dai carabinieri dopo una perquisizione in auto) la colpisce più e più volte provocandole diverse lesioni. “Torna a casa o ti ammazzo” le dice. La donna viene accompagnata in ospedale.
I medici le refertano ferite guaribili in una ventina di giorni. E viene affidata al personale del Centro Antiviolenza “Il Melograno”, intervenuto sul posto per trasferirla in una località protetta. Giorni dopo, la donna viene nuovamente ascoltata alla presenza di una psicologa e, nel corso dell’audizione, racconta di essere stata anche vittima di un tentativo di violenza sessuale la sera del 21 ottobre. Sempre in quella sede, circondata dal calore umano che le mancava da tempo, confida l’indole violenta del compagno che, in passato, più volte aveva dato libero sfogo alla sua indole autoritaria. Nel curriculum criminale dell’uomo compaiono diversi precedenti penali.
Per reati simili aveva già incassato condanne diventate definitive negli anni ‘80 e ‘90 ed era arrivato ad uccidere tre cani con un’accetta. “Le condotte dell’uomo – annotava il giudice per le indagini preliminari Antonio Gatto nell’ordinanza con cui l’uomo è stato confinato ai domiciliari – palesano un’indole violenta pronta ad approfittare delle condizioni di debolezza e vulnerabilità della persona offesa costretta a subire ogni genere di vessazione”. La sentenza prevede anche una provvisionale di 10mila euro in favore della parte civile, assistita dall’avvocato Maurizio Donnicola. “La mia assistita ha paura, nessuno le offre un lavoro perché temono che l’uomo possa presentarsi. Vine bascosta e non fornisce neppure l’indirizzo del nuovo domicilio”. L’imputato è difeso dall’avvocato Luca Puce.