C'è un risveglio strategico in Europa a seguito dell'aggressione russa. Questo risveglio sta avvenendo in diversi modi. Lo vediamo oggi con la proposta di capacità avanzata dai tedeschi, lo scudo missilistico europeo, o con la Polonia, che si dice pronta a ospitare le armi nucleari della Nato. Penso che noi europei dobbiamo metterci attorno a un tavolo e costruire un quadro coerente. Lo dico dal 2017. Emmanuel Macron, The Economist.
Putin mette nel mirino la Nato. «Via alle esercitazioni nucleari». Repubblica.
Ma c'è da crederci? Il portavoce dell'intelligence militare ucraina, Andrii Yusov, va subito in tv a smorzare: «Il ricatto nucleare è una pratica usuale del regime di Putin. Non mi sembra una grande novità». E se poi le usa davvero? «Ah beh — allarga le braccia un esperto militare in studio, Petro Solohub — in tal caso non c'è sirena d'allarme, Patriot o Iron Dome che possa aiutare...». Ma non avete paura? «È almeno l'ottava volta che fa di queste minacce». Con la Bomba di Putin e un certo fatalismo, gli ucraini convivono dal primo giorno di guerra. Francesco Battistini, Corriere della Sera.
Gli ambasciatori del Regno Unito e della Francia sono stati convocati formalmente per ascoltare le proteste e le minacce russe. Ma l'impressione è che Putin parli a Parigi e Londra per farsi ascoltare a Pechino: l'escalation di minacce russe è arrivata proprio mentre Ursula von der Leyen e Macron stavano cercando di persuadere Xi Jinping a influenzare il suo «amico» russo. Anna Zafesova, La Stampa.
Macron in ginocchio per ingraziarsi Pechino. La Veritasky.
Dalla lega nuova sfida: «Parlare con Putin». Repubblica.
Putin ha ordinato ai propri soldati d'addestrarsi al lancio delle testate nucleari tattiche contro l'Ucraina. È la sua risposta alle minacce della Nato di colpire il territorio russo con i missili Storm Shadow che Guido Crosetto, ministro della Difesa italiano, e Rishi Sunak, premier inglese, hanno dato a Zelensky. Se Putin colpirà l'Ucraina con le testate nucleari come risposta agli Storm Shadow contro il territorio russo, Crosetto dovrà assumersi le proprie responsabilità. Alessandro Orsini, il Fattosky quotidiano.
In Italia c'è un problema di mezzi di comunicazione: per dirla cautamente, i media nazionali in Italia non sono molto forti sulla questione [russa]. Mikhail Khodorkovskij, ex oligarca espropriato da Putin, Corriere della Sera.
I giornali di lunedì 6 maggio 2024 – otto anni dopo la Brexit, l'elezione di Trump, il no al referendum Renzi, i finanziamenti ai partiti estremisti e nazisti, i patti politici con Salvini, gli abbracci con i Cinquestelle, l'operazione speciale dell'esercito russo in Italia, le campagne no vax, le fabbriche dei troll, il golpe in Bielorussia, gli assassini mirati nel continente, l'invasione dell'Ucraina, il blocco delle esportazioni di grano, l'uso criminale del gas, le minacce ai Paesi baltici, il sostegno ai separatisti moldavi e l'imposizione delle leggi liberticide in Georgia – scrivono che c'è una «minaccia russa sull'Europa». Christian Rocca, Linkiesta.
Era chiaro da subito: con Putin bisognava trattare. Ma ora è più difficile. La Veritasky.
Hamas: sì alla tregua, ma Bibi se ne frega. il Fattoide quotidiano.
Il pasticcio è stato credere a Hamas, all'entusiasmo con cui il gruppo aveva comunicato d'aver accettato la proposta d'accordo d'Egitto e Qatar. All'annuncio, Israele aveva fatto sapere che non si trattava della stessa proposta su cui nei giorni scorsi le delegazioni stavano lavorando al Cairo, ma d'un piano diverso che lo Stato ebraico non aveva neppure visionato. L'entusiasmo è svanito: Hamas aveva organizzato un imbroglio comunicativo, dando l'annuncio d'aver accettato una bozza di accordo che non era mai stata sul tavolo. Micol Flammini, il Foglio.
Adesso [il Pd è] il partito delle tasse, delle manette e del reddito di cittadinanza. Si scrive Schlein, si legge CGIL. Matteo Renzi (Elisa Calessi, Libero).
Landini a Schlein e Conte: «Su, da bravi... andate a firmare il referendum sul jobs act e poi subito a letto. Osho, il Tempo.
Vedo tanti cattivi maestri in cattedra. Alcuni sono semplicemente pessimi insegnanti. Chi è in cattedra oggi, era studente ieri. Basta inviare una MAD (messa a disposizione) alle scuole per essere convocati per una supplenza. […] Non ci si deve pertanto stupire se troviamo docenti, come quello recentemente balzato agli onori della cronaca a Genova per aver assegnato un tema sulle «stragi che l'esercito israeliano compie da settant'anni», ignari persino della data cui stanno facendo riferimento. […] Alla scala più infima di questo inquietante girone dantesco troviamo quelli che [portano] la kefiah al collo [per sentirsi] giovani e amici dei loro studenti. […] Appena un gradino sopra troviamo quelli che sono stati i burattini dei cattivi maestri. […] Alcuni sono stati gli allievi prediletti e hanno fatto carriera universitaria. Tra di loro si trovano quelli che […] organizzano eventi sulla Palestina anche se insegnano Storia delle migrazioni delle farfalle sud-coreane. Daniela Santus, il Foglio.
Il progetto di separazione delle carriere fra pubblici ministeri e giudici che fu di Licio Gelli e poi di Silvio Berlusconi sembra ormai giunto all'ultimo miglio. L'obiettivo non confessabile è mortificare o inceppare il libero esercizio della giurisdizione in favore di chi può e conta. Gian Carlo Caselli, il Fattoide quotidiano.
Molti anni fa, Massimo D'Alema sintetizzava così i problemi del Paese: «Il guaio dell'Italia», diceva il capo dei Diesse, «è che i giudici hanno ragione quando parlano di Berlusconi ma anche Berlusconi ha ragione quando parla dei giudici». Alberto Mingardi, The Curious Task.
Schmitt e Heidegger sono le ombre sinistre che sembrano avere insegnato la superiorità a Cacciari; una superiorità astratta, vuota, metafisica e pure concreta [come nel titolo del suo ultimo libro]. Altro che maestri del «pensiero negativo» come Schopenhauer, Kierkegaard e Nietzsche, filosofi passionalmente autobiografici e in quanto tali ben presenti nelle loro opere. Nei libri di Cacciari l'autore pensante, l'io Massimo, non c'è, è assente e mai concreto. Troppo oltre per essere presente. Invece di essere onestamente presente nelle pagine della propria filosofia preferisce recitare da impaziente uomo superiore nei talk-show. Alfonso Berardinelli, il Foglio.
C'è chi, non avendo nulla da dire, si consola parlando di politica. Roberto Gervaso.
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