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Morto Ennio Morricone, le sue volontà: «Funerali privati per non disturbare»

Ha segnato storia del cinema e della musica. Da Leone a Tarantino, in 60 anni di carriera ha realizzato 500 collaborazioni. Due volte premio Oscar

di Francesco Prisco

Addio Morricone, quando la musica è cinema

6' di lettura

Se n’è andato il più grande di tutti. Poche storie: con la morte di Ennio Morricone perdiamo un pezzo di storia che comincia poco più di mezzo secolo fa. C’era una volta in Italia la Hollywood sul Tevere. Con il suo star system, i film che attraevano investimenti delle major americane, il cinema dei grandi autori ma anche peplum, western, horror e poliziotteschi proiettati da un capo all’altro del pianeta. Un’industria vivacissima che si reggeva sulle spalle di solidi «artigiani». Il compositore due volte premio Oscar, giunto alla fama mondiale grazie al sodalizio con Sergio Leone, era quel mondo.

Il necrologio scritto in prima persona

«A mia moglie Maria il più doloroso addio». Morricone lo sottolinea in un composto e struggente necrologio che si è voluto scrivere da solo in prima persona e che martedì verrà pubblicato su tutti i quotidiani con l’intestazione: «Io, Ennio Morricone, sono morto».Nel necrologio il Maestro premio Oscar ricorda con particolare affetto il regista Giuseppe Tornatore e altri amici, abbraccia i figli, i nipoti. Ecco il testo integrale: «Io, Ennio Morricone, sono morto. Lo annuncio così a tutti gli amici che mi sono stati sempre vicino e anche a quelli un po’ lontani che saluto con grande affetto. Impossibile nominarli tutti. Ma un ricordo particolare è per Peppuccio e Roberta , amici fraterni molto presenti in questi ultimi anni della nostra vita. C’è una sola ragione che mi spinge a salutare tutti così e ad avere un funerale in forma privata : non voglio disturbare. Saluto con tanto affetto Ines, Laura, Sara, Enzo e Norbert, per aver condiviso con me e la mia famiglia gran parte della mia vita. Voglio ricordare con amore le mie sorelle Adriana, Maria, Franca e i loro cari e far sapere loro quanto gli ho voluto bene. Un saluto pieno, intenso e profondo ai miei figli Marco, Alessandra, Andrea, Giovanni, mia nuora Monica, e ai miei nipoti Francesca, Valentina, Francesco e Luca. Spero che comprendano quanto li ho amati. Per ultima Maria (ma non ultima) . A lei rinnovo l’amore straordinario che ci ha tenuto insieme e che mi dispiace abbandonare. A Lei il più doloroso addio».

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Il necrologio scritto in prima persona da Ennio Morricone

Funerali in forma privata

I funerali del Maestro si terranno in forma privata «nel rispetto del sentimento di umiltà che ha sempre ispirato gli atti della sua esistenza». Lo annuncia la famiglia del premio Oscar attraverso l’amico e legale Giorgio Assumma. Morricone, si legge nella nota, si è spento «all'alba del 6 luglio in Roma con il conforto della fede».

Assumma aggiunge che il maestro «ha conservato sino all’ultimo piena lucidità e grande dignità, ha salutato l’amata moglie Maria che lo ha accompagnato con dedizione in ogni istante della sua vita umana e professionale e gli è stato accanto fino all’estremo respiro, ha ringraziato i figli e i nipoti per l’amore e la cura che gli hanno donato, ha dedicato un commosso ricordo al suo pubblico dal cui affettuoso sostegno ha sempre tratto la forza della propria creatività».

Ennio Morricone, la musica al cinema da Leone a Tarantino

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Mattarella: «La sua scomparsa ci priva di un artista geniale»

Puntuale la nota di cordoglio del Quirinale. «La scomparsa di Ennio Morricone ci priva di un artista insigne e geniale», afferma il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «Musicista insieme raffinato e popolare, ha lasciato un’impronta profonda nella storia musicale del secondo Novecento. Attraverso le sue colonne sonore ha contribuito grandemente a diffondere e rafforzare il prestigio dell’Italia nel mondo. Desidero far giungere alla famiglia del Maestro il mio profondo cordoglio e sentimenti di affettuosa vicinanza».

Il cordoglio di Conte e Franceschini

Tra i primi a esprimere un messaggio di cordoglio, il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini: «Un giorno triste per la cultura, con Ennio Morricone ci lascia uno dei grandi maestri italiani, un musicista di raffinata bravura che con le sue melodie ha saputo emozionare e far sognare il mondo intero che lo ha ricambiato con i più importanti premi e riconoscimenti, a partire dagli Oscar per le sue leggendarie colonne sonore. «Ho avuto la fortuna di incontrarlo e non scorderò quell’energia e quella forza che era capace di trasmettere anche con il solo sguardo. Sono vicino ai familiari in questa triste giornata». Su Twitter gli fa eco il premier Giuseppe Conte: «Ricorderemo sempre, con infinita riconoscenza, il genio artistico del Maestro Ennio Morricone. Ci ha fatto sognare, emozionare, riflettere, scrivendo note memorabili che rimarranno indelebili nella storia della musica e del cinema». Non si sottraggono al commiato David Sassoli, presidente del Parlamento europeo («Artista sublime, maestro di emozioni», scrive su Facebook), e Paolo Gentiloni, commissario Ue all’Economia («Con la sua musica ha fatto grandi il cinema, la sua Roma e l’Italia nel mondo», twitta). Anche la Commissione europea si fa sentire, tramite il portavoce Eric Mamer: «È con grande tristezza che apprendiamo la morte di Sergio Morricone, una grande artista europeo con uno stile inimitabile, ci lascia un tesoro di centinaia di partiture».

L’artigiano della musica da film

Cura del dettaglio, devozione per il lavoro, immensa umiltà. Perché il maestro romano, 91 anni, figlio di un trombettista di Arpino e della titolare di una piccola impresa tessile, resta soprattutto un sublime artigiano dello spartito. Basti pensare a come si presentò all’appuntamento con l’Oscar. «Non c’è musica importante senza un grande film che la ispiri. Ringrazio Quentin Tarantino per avermi scelto», disse alla platea del Dolby Theatre che gli tributava una standing ovation, dopo l’Oscar per The Hateful Eight nel 2016. Il precedente Oscar, quello alla carriera del 2007, lo aveva sempre visto come una specie di premio di consolazione. E di consolazioni il Maestro non ne voleva: se premio doveva essere, che fosse un premio al suo lavoro. «Dedico questa musica e questa vittoria a mia moglie Maria. Il mio pensiero va agli altri nominati e in particolare allo stimato John Williams», illustre collega americano autore del tema di Star Wars che in quella occasione dovette cedergli il passo, disse con la statuetta in mano. Alla vigilia, Morricone aveva definito gli Academy Awards «una specie di lotteria» che, in cinque precedenti occasioni (nel 1979 con I giorni del cielo, nel 1987 con Mission, nel 1988 con Gli intoccabili, nel 1992 con Bugsby e nel 2001 con Malena) aveva lasciato lui, razionale giocatore di scacchi, a mani vuote. In quell’occasione andò diversamente. Curioso se consideriamo che, solo dietro grande insistenza di moglie e figlio, aveva accettato la proposta del suo grande fan Tarantino.

Un fenomeno da 70 milioni di dischi venduti

Se alle parole preferiamo i numeri, ne esce fuori che l’opera di Morricone spaventa per quantità e qualità. In circa 60 anni di carriera ha infilato qualcosa come 500 collaborazioni con cinema e Tv per 60 film vincitori di premi messi in musica. Un fenomeno discografico tra i maggiori del Novecento italiano, con 70 milioni di dischi venduti a livello mondiale, un titolo (C’era una volta il West) nella lista delle cinque composizioni strumentali contemporanee di maggiore successo (10 milioni di copie), Mission che a un certo punto è stata la colonna sonora più venduta al mondo e altri due lavori (Il buono, il brutto e il cattivo e Joss il professionista) oltre quota 3 milioni di dischi venduti. Ha fatto tanto e bene, dividendosi tra i film e l’attività di arrangiatore di musica leggera per la gloriosa Rca Italiana.

Il sodalizio con Sergio Leone

Dici Morricone e pensi a Sergio Leone, il padre dello Spaghetti Western con il quale aveva diviso i banchi alle elementari. La loro partnership (e con essa il genere) comincia nel ’64 con Per un pugno di dollari. La leggenda vuole che il gringo Clint Eastwood, giovane e sconosciuto, prima ancora di vedere il montaggio finale ricevette per posta dall’Italia il 45 giri con il tema «fischiato» della colonna sonora. E lì avrebbe capito che stava per entrare nel mito. Da quel preciso momento il cammino di Morricone somiglia a una marcia trionfale. Qualche canzonetta (una su tutte: Se telefonando, portata al successo da Mina nel ‘66) e tanti temi epocali, da quelli commissionati da Leone (tra gli altri Giù la testa e C’era una volta in America) a quelli per Elio Petri (Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto o La classe operaia va in paradiso), Pier Paolo Pasolini (Uccellacci e Uccellini) e Bernardo Bertolucci (Novecento). Era un artigiano, ma dotato di ciò che Cicerone, altro grande arpinate, chiamava «spirito di convenienza». Ossia la dote di raggiungere in pochi passaggi il cuore del pubblico. È fu così che la classe Spaghetti Western andò in paradiso.


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