Trentacinque anni dopo il referendum, l’energia nucleare non deve fare più paura?- Corriere.it

Trentacinque anni dopo il referendum, l’energia nucleare non deve fare pi� paura?

di Stefano Agnoli

Il disastro di Fukushima (2011) sembrava aver tracciato una linea di non ritorno. Ora qualcosa sta cambiando: la Francia entro il 2050 costruir� 14 centrali di nuova generazione, come la Cina. Lo stesso Giappone riapre le sue 10, la Ue ci sta pensando. Sei risposte per orientarsi

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Un banchetto per la raccolta firme in una strada di Milano in vista del referendum per abolire le centrali nucleari in Italia. � il 1986 e il mondo ha appena visssuto il disastro atomico di Chernobyl

Questo articolo � stato pubblicato sul numero otto di 7 in edicola il 25 febbraio. Lo proponiamo ai lettori di Corriere.it anche alla luce degli eventi di cronaca legati all’invasione russa dell’Ucraina, che in questi giorni obbliga l’Italia e l’Europa tutta a ripensare la propria politica energetica e pensare ad un futuro che prescinda dalle forniture di gas controllate da Mosca. Buona lettura

L’ energia nucleare sta ritornando? Una decina di anni fa, dopo il disastro di Fukushima, tutto il mondo sembrava volerne la fine. Oggi invece il fronte non � pi� cos� compatto. Mentre la Germania chiude le ultime centrali e i Paesi Ue si dividono sulla proposta di Bruxelles di inserire il nucleare negli investimenti “verdi”, il presidente francese Emmanuel Macron annuncia la costruzione di sei nuovi reattori, e poi di altri otto, entro il 2050. E anche il resto del mondo non mostra dubbi di sorta: il Giappone riapre progressivamente gli impianti fermati nel 2011 (dieci da allora) e la Cina ne ha 14 in costruzione. Anche gli Stati Uniti, primi produttori mondiali con 93 reattori operativi (ma da trent’anni non ne aggiungono alcuno), iniziano a temere che le energie rinnovabili possano non bastare per l’obiettivo �emissioni zero�.

Da parte sua l’Italia — che ha detto �no� all’atomo con due referendum ma che importa l’8% della sua elettricit� dalla nuclearissima Francia — per ora si limita a scontrarsi sulle parole del ministro per la Transizione ecologica, il fisico Roberto Cingolani, che ritiene quantomeno �saggio� studiare gli sviluppi della tecnologia. Ma perch� si torna a parlare di nucleare? L’argomento a favore (ce ne sono ovviamente anche molti contro) � sintetizzato da Bill Gates nel suo libro bestseller dello scorso anno sul clima: �Il nucleare�, scrive, �� l’unica fonte di energia a zero emissioni in grado di fornire affidabilmente corrente giorno e notte, in qualunque stagione, praticamente ovunque sul pianeta, e che abbia dimostrato di funzionare su vasta scala�.

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Centrale nucleare sulla Loira, in Francia

1. AFFIDABILIT�: LA GENERAZIONE QUATTRO DEI REATTORI
� SOCIALMENTE ACCETTABILE ?

Ma quanto � cambiata oggi la tecnologia nucleare, e quanto � pi� affidabile rispetto al 1987 e al 2011? I problemi cruciali restano sempre gli stessi dalla nascita, ancora prima dei costi economici eccessivi e dei tempi di realizzazione degli impianti fuori controllo. Ovvero: la sicurezza, la proliferazione per usi militari, il destino delle scorie che continuano ad emettere radiazioni per migliaia di anni e che devono essere seppellite in profondit�. La cosiddetta “terza generazione avanzata”, la “quarta generazione” o gli small modular reactors, di cui si discute oggi, sono in grado di assicurare l’“accettabilit� sociale�” che all’energia nucleare ha sempre fatto difetto?

2. CONTABILIT�: I 439 REATTORI OGGI OPERATIVI � GIUSTO DURINO PER 60 ANNI?

Serve un po’ di contabilit�. Ad oggi nel mondo sono operativi 439 reattori, mentre se ne contano 52 in costruzione e un altro centinaio � in programma. La stragrande maggioranza di quelli attivi � per� costituita da centrali di “seconda generazione”, come quelle francesi, simili per intendersi all’italiana Caorso fermata nel 1987. La “prima generazione” � stata quella dei reattori commerciali, entrati in servizio negli anni Cinquanta e Sessanta, poco efficienti, di taglia ridotta (2-300 Megawatt) e passibili di riutilizzo a scopi militari del combustibile. Negli anni Settanta e Ottanta, con la “Generazione II”, si sale a 8-900 Megawatt di potenza, l’efficienza e i contenimenti per la sicurezza aumentano e non � pi� possibile n� conveniente la mescolanza usi civili-militari. Questione rilevante: gli impianti dovevano durare 40 anni, per poi essere smantellati. Ma un po’ per virt� (sono resistenti) e molto per necessit�, la loro vita utile � stata aumentata fino a 60 anni, con tutte le perplessit� del caso.

3. COSTI: GLI IMPIANTI DI MACRON COSTANO PI� DEL PREVISTO?

Nella “Generazione III e III+” la tecnologia rimane in sostanza la stessa ma a cambiare decisamente � l’attenzione alla sicurezza - siamo nel periodo post-Chernobyl - che a sua volta causa uno straordinario incremento di costi e tempi di realizzazione. Alcuni impianti giapponesi, ma soprattutto la centrale finlandese di Olkiluoto (da poco in funzione) e quella francese di Flamanville (ancora da ultimare), sono i simboli di una stagione che sembrava conclusa dopo Fukushima e che ora prova a riprendere quota. Sul fronte sicurezza un Epr (Evolutionary power reactor) sviluppato dalla societ� di Stato francese Edf prevede quattro circuiti indipendenti di raffreddamento del nocciolo; un crogiolo sotto il reattore in grado di contenere il nocciolo fuso in caso di perdita di controllo; un doppio edificio di contenimento esterno in cemento armato capace di resistere all’impatto di un aereo.

� a questo genere di impianti che fa riferimento il presidente francese, che confida che la realizzazione dei nuovi modelli (“Epr2”) proceda con maggior velocit� rispetto alle centrali first of a kind di Olkiluoto e Flamanville. La prima doveva partire nel 2009 ed � costata tre volte di pi�, 10 miliardi di euro. La seconda doveva entrare in funzione nel 2012 e lo sar� (forse) a met� 2023. Per una spesa di 13 miliardi di euro, quattro volte quanto preventivato. Nota a margine: se l’Italia avesse seguito la Francia nei programmi avallati dal governo Berlusconi quattro Epr si sarebbero dovuti costruire anche da noi.

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Un manifesto per il referendum contro il nucleare a Milano, 1987

4. SICUREZZA: A REGIME TROPPO TARDI I PROGETTI USA PI� FLESSIBILI?

Ma sul fronte delle scorie radioattive, e non solo, la promessa tecnologica � quella della “quarta generazione”. Animatori del programma sono gli Usa, che nel 2001 hanno creato il Generation IV International Forum: oggi vi partecipano 13 Paesi e l’Ue tramite l’Euratom (quindi anche l’Italia). Sono stati selezionati sei progetti, ognuno con diverse caratteristiche. Che cosa promettono? Di rendere la generazione di elettricit� pi� flessibile. Di operare ad altissima temperatura, quindi con rendimenti pi� elevati e con la possibilit� di produrre direttamente calore per l’industria (si pensi alle acciaierie), produrre idrogeno o desalinizzare l’acqua marina. Di “chiudere” il ciclo del combustibile, ovvero di riciclare al proprio interno quasi tutte le scorie altamente radioattive prodotte. Di implementare sistemi di sicurezza “passivi”, che sfruttano le caratteristiche dei materiali utilizzati per bloccare automaticamente la fissione oltre le soglie giudicate rischiose. Prospettive di grande rilievo, che per� non daranno frutti commerciali prima di met� del prossimo decennio. .

5. IN MINIATURA: QUALI SONO I VANTAGGI DI REATTORI PI� PICCOLI ?

Un’altra via battuta dalla nuova industria nucleare � quella degli Small Modular Reactors (Smr), i reattori in miniatura. Con quali vantaggi? Il ritorno a potenze pi� contenute (fino a 300 Megawatt) e a dimensioni ridotte consente la loro installazione in siti dove grandi impianti non sono possibili. La “modularit�” permette di contenere e diluire i costi (i moduli si possono aggiungere di volta in volta), un’opportunit� apprezzata dai Paesi pi� poveri. Il Nuward di Edf, ad esempio, � tecnicamente un reattore ad acqua pressurizzata, alto 13 metri per 4 di diametro che pu� essere piazzato in 3.500 metri quadrati. Terra Power, la societ� di Bill Gates, ha scelto lo scorso novembre il Wyoming per installare il suo futuro Smr al sodio. Ma i primi a sviluppare un Smr sono stati i russi: forti della loro esperienza di propulsione nucleare marina inizieranno a costruirne uno da 50 Megawatt in Yakuzia nel 2024.

6. NUOVE VIE: RIPRODURRE LA FUSIONE DELLE STELLE � LA STRADA?

Se la quarta generazione pu� essere definita una rivoluzione, il vero game changer della partita sar� la fusione nucleare. Atomi di idrogeno - l’elemento pi� diffuso in natura - che la forza di gravit� e le alte temperature fondono insieme come avviene nel sole e nelle stelle. E che in questo processo rilasciano quattro volte pi� energia con scorie minime e poco radioattive. Riprodurre sulla Terra quanto accade nelle stelle - sostituendo la gravit� con campi magnetici che comprimono un gas di idrogeno, poi riscaldato a 150 milioni di gradi fino a farlo diventare un plasma - � ci� che si sta cercando di fare con il progetto Iter, il cammino, nel Sud della Francia, frutto della collaborazione tra sei Paesi e l’Unione europea. La previsione � che il primo plasma sia generato intorno al 2025 e che si arrivi a produrre un surplus di energia (rispetto a quella introdotta per avviare il processo) intorno al 2040. Poi, per gli sviluppi commerciali, bisogner� attendere la seconda met� del secolo. Anche qui i tempi non sono maturi. Ma non presidiare tutte le aree di innovazione, soprattutto in un periodo di transizione, non pare certo una politica lungimirante.

27 febbraio 2022 (modifica il 27 febbraio 2022 | 10:12)