© Roberto Besana
Bianca Chiabov Galli, una mia collega e cara amica, tabagista come me, ben prima che la parola “ecologia” diventasse di attualità, un giorno di tanti anni fa, mentre camminavamo per strada, mi aveva sorpreso: aveva estratto dalla borsa un oggetto che somigliava a una minuscola tabacchiera, ne aveva aperto il coperchio a scatto, aveva spento la sigaretta e rimesso nella borsa il “portamozziconi”. Quel gesto insolito, allora come ora, sarebbe parso e sembrerebbe senz’altro a tanti stravagante, se non addirittura eccessivo. Per ignoranza. Il rispetto dell’ambiente che ci ospita era un concetto piuttosto sconosciuto, e non solo ai fumatori. Come era sconosciuto che la carta della sigaretta e il tabacco impiegano sei mesi o un anno per dissolversi: oggi si dice “biodegradarsi”.
Il filtro delle sigarette, composto di un materiale chimico di sintesi, è più resistente: per dissolversi impiega dai cinque ai dodici anni. I mozziconi di sigaretta, fotografati da Roberto Besana abbandonati vicino al cordolo di un marciapede sono un chiaro simbolo di questa ignoranza diffusa. Non capita di rado di vedere qualche cretino che, con la macchina accostata al marciapiede, svuota il posacenere, o qualcuno ancora più cretino gettare dal finestrino dell’auto in corsa un mozzicone ancora acceso: lasciare tracce inquinanti o pericolose della propria presenza è una prerogativa di tanti primati che hanno la presunzione di ritenersi l’animale più intelligente del pianeta.
Per simili persone l’immagine ottica è il frutto di una tecnologia futuribile. Produrla, oggi, è semlpicissimo: è sufficiente premere un pulsante. E grazie a questa “miracolosa” semplicità tanti non si rendono minimamente conto di inquinare anche con le immagini. Ma capire quale è stata l’enorme rivoluzione introdotta dalla Fotografia nella storia delle immagini è tutto un altro discorso.
Nello Rossi
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