Codevigo, quel massacro ad opera dei partigiani che nessuno ricorda
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Codevigo, quel massacro ad opera dei partigiani che nessuno ricorda

by La Redazione
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Codevigo partigiani

Roma, 16 mag – La guerra era finita, ma in diverse parti di Italia qualcuno proseguì con gli eccidi e le violenze, anche dopo.  A Codevigo, in particolare, si ricorda in questo periodo di uno dei più infami massacri ad opera dei partigiani. O meglio, non si ricorda. Perché quel di quel massacro, come fa presente la minima stampa mainstream che tratta l’argomento, è comunque meglio non parlare.

Codevigo, come i partigiani massacrarono 136 persone: fascisti e non

Tutti fascisti, solita tattica. Ma d’altronde anche uccidere un fascista non è un crimine. Ben 136 per la precisione. Quando l’Ottava armata britannica, la 28esima Brigata Garibaldi e il Cremona superano il Po alla fine dell’aprile del 1945, portano con loro anche molti prigionieri di guerra, arresi, innocui, sconfitti, i quali in teoria sarebbero dovuti essere processati a Ravenna. In teoria. Nella pratica vennero ammazzati tutti proprio a Codevigo, come racconta anche Mauro Fecchio, primo cittadino di Correzzola, il paese di provenienza di alcune vittime: “Sono stati ammazzati a guerra finita, non rispettando alcun tipo di codice militare. Le vittime erano soprattutto ravennati, prigionieri che si erano arresi nel Veronese per poi essere portati a Candiana. Il loro destino, però, si è intrecciato con l’avanzata delle truppe angloamericane e di alcune brigate partigiane al loro seguito”.

Torturati barbaramente

Le future vittime venivano portate nelle o in riva al fiume. Poi uccise.. Ma sono le modalità ad essere raccapriccianti. Torture di vario genere (tra cui anche l’inchiodamento dei polsi alle tavole di legno) sono emerse dai racconti e dalle testimonianze. Viene ricordato il caso di Ludovico “Mario” Bubola, figlio del Podestà del Paese. Catturato dai partigiani, viene portato in una cascina e gli viene tagliata la gola con il filo spinato. Poi viene gettata dell’acqua sul viso per svegliarlo e proseguire nelle sevizie. I “liberatori” arrivano anche a tagliargli la lingua, ad evirarlo e a infilargli ii testicoli in bocca. Prima che morisse definitvamente. Dei 136 morti di Codevigo, di cui molti seguirono il destino di Ludovico, si conosce l’identità solo di 111. E lo stesso numero totale è provvisorio: ancora oggi non conosciamo l’entità precisa di un massacro durato circa un mese e mezzo, ad oggi non ricordato praticamente da nessuno.  Come tante altre storie dei “liberatori”…

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