Carolina Bonaparte: La Storia dell'Ambiziosa Regina di Napoli
Carolina Bonaparte Murat, regina di Napoli (1782 - 1839)
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Scheda Opera

Carolina Bonaparte e la storia dell’ambiziosa regina di Napoli

Era il 18 maggio 1839 quando a Firenze nel palazzo n. 3358 in Borgo Ognissanti (oggi sede del prestigioso Hotel Westin Excelsior), alle 11 di mattina moriva Carolina Bonaparte, sorella minore di Napoleone.

Maria Annunziata Carolina Bonaparte (1782-1839) è probabilmente, tra le sorelle di Napoleone, quella che gode di peggiore fama. Si dice spesso, infatti, che Elisa fosse la più intelligente, Paolina la più bella e Carolina la più “assetata di potere”, certamente la più ambiziosa.

Era astuta, intelligente, determinata e senza scrupoli, innamorata del potere a tal punto da essere definita da Talleyrand: “Una testa di Machiavelli su un corpo di donna”. Metternich, di cui è stata l’amante, sottolinea: “La sua ambizione era di costruire, per sé ed i suoi, un’esistenza che per quanto possibile fosse al di fuori della portata di Napoleone, prescindendo persino dalla fortuna di questi”.

In fondo, Carolina fu la sorella più simile al famoso fratello. Di lei Napoleone disse: “Carolina era molto abile e molto capace. Aveva stoffa, carattere ed un’ambizione disordinata”.

Carolina crebbe in una relativa oscurità in Corsica fino alla metà degli anni ’90 del Settecento, quando suo fratello, che stava allora scalando i ranghi militari verso il potere assoluto, fece in modo che venisse in Francia per la sua educazione. Carolina ha quindici anni ed è divenuta molto graziosa, soprattutto in viso, anche se ha la testa troppo grande rispetto al corpo e non è alta. In seguito, prenderà peso e la sproporzione si farà più evidente.

Carolina, che era praticamente analfabeta, venne mandata alla scuola di Madame Campan (Jeanne-Louise-Henriette Campan era stata lettrice delle figlie di Luigi XV e poi première femme de chambre di Maria Antonietta, a cui rimase sempre fedele) a St Germain en Laye insieme alla nuova nipote, Hortense de Beauharnais (figlia di Giuseppina), che aveva un anno in meno.

Tempestosa, caparbia ed appassionata, l’adolescente Carolina si innamorò perdutamente di uno degli amici e colleghi ufficiali di suo fratello, Gioacchino Murat, alto, avvenente, vanesio con splendidi capelli ricci, e andò avanti all’infinito con Napoleone, che in realtà non approvava Murat come cognato, finché non accettò di farla sposare con lui.

La diciassettenne Carolina divenne Madame Murat il 20 gennaio 1800 e fu senza dubbio felice all’inizio con il suo affascinante marito, che aveva esattamente quindici anni più di lei. I Murat erano effettivamente ben assortiti: intelligenti nonostante la loro scarsa educazione, sensuali, audaci, dinamici e fieramente ambiziosi, formavano una squadra formidabile. Eppure, entrambi si concederanno molte storie extra-coniugali.

Il primo figlio della coppia, Achille, nacque un anno dopo il matrimonio, il 21 gennaio 1801, e fu seguito da altri tre figli: Letizia (nata nell’aprile 1802); Luciano (nato nel maggio 1803) e Luisa (nata nel marzo 1805).

Il 18 maggio 1804, alla proclamazione dell’Impero, i fratelli di Napoleone presero il titolo di principi imperiali, ma niente di particolare era previsto per le sue sorelle. Carolina è in lacrime e Madame de Rèmusat fornisce un resoconto della serata: “Madame Murat scoppiò in pianti, in lacrime, in rimproveri; domandò perché si volesse condannare lei e le sue sorelle all’oscurità, al disprezzo, mentre si coprivano di onori e dignità degli estranei (le cognate di Napoleone)”. Napoleone finì per cedere e conferire a Carolina, Paolina ed Elisa il titolo di altezze imperiali.

Oltre a titoli ed onori, Carolina e Gioacchino continuarono a ricevere denaro per il loro costoso stile di vita. Dopo la nascita della quarta figlia, ricevettero il palazzo dell’Eliseo, che restaurarono con grandi spese.

Il 15 marzo 1806, i coniugi Murat vengono nominati sovrani del nuovissimo Granducato di Berg ma non per questo la coppia smette con le recriminazioni. La pazienza di Napoleone è al limite: “Ho riempito voi e vostro marito di doni! Vengo ringraziato con continui reclami…Adesso basta! Se non posso avere un po’ di pace in altro modo, vi rimanderò nei vostri Stati e vi proibirò di tornare in Francia”.

Nel 1808 arriva il dono più prestigioso, Gioacchino viene nominato dall’augusto cognato Re di Napoli e Carolina diviene regina.

Carolina si dedicherà alla manutenzione ed al restauro dei palazzi, in particolare di Palazzo Reale, all’archeologia e agli scavi di Pompei ed Ercolano; alla cura dei giardini ed interverrà anche nel rilancio del settore manifatturiero, occupandosi delle fabbriche di corallo e di seta.

Dedicò la sua attenzione anche all’educazione delle giovani ragazze napoletane. Ispirandosi all’Istituto Elisa, creato dalla sorella Elisa Bonaparte, fondò nel 1808 un convitto femminile nell’antico convento di Santa Maria della Provvidenza, detto dei “Miracoli”.

Alla fine del 1809, Carolina si reca con il marito a Parigi per assistere al divorzio di Napoleone. Le viene poi affidato il compito di preparare il corredo di nozze di Maria Luisa d’Austria, nonché andare ad accogliere la nuova imperatrice. Fra le due donne è antipatia a prima vista.

La svolta negativa arrivò quando la carriera di Napoleone iniziò il suo crollo nel 1812 con il fallito tentativo di invadere la Russia, seguito dalla disastrosa Battaglia di Lipsia nell’ottobre 1813, dopo la quale Gioacchino Murat, aiutato e sostenuto dalla moglie che in tal modo stava effettivamente voltando le spalle al fratello, iniziò a concludere trattati segreti con gli austriaci per assicurarsi che avrebbe mantenuto il trono di Napoli e tutto ciò che aveva accumulato per sé.

Il tradimento fece ovviamente infuriare tutta la famiglia Bonaparte. Madame Mère, la capostipite della famiglia, fu profondamente amareggiata dal comportamento della figlia: “Quel bellimbusto di tuo marito, che si veste come un pappagallo e si metterebbe le piume dappertutto, ha tradito l’imperatore al momento del bisogno. E tu dov’eri? Che cosa hai fatto? Mi hai detto che Murat non è uomo che si lasci controllare. Ma se una moglie non riesce a controllare il marito, sai che fa? Si fa rispettare. Lo contrasta”.

I piani della coppia si sgretolarono quando Napoleone fuggì dall’Elba facendo un ultimo viaggio di ritorno durante i Cento giorni nel 1815 e Gioacchino decise di schierarsi dalla sua parte, mettendo tutto a rischio in una tremenda scommessa che, come sappiamo, fallì. Murat fuggì in Corsica prima di essere arrestato dal re di Napoli appena restaurato, Ferdinando I, e giustiziato sommariamente per tradimento il 13 ottobre 1815 a Pizzo Calabro.

Per Carolina si aprirono le porte dell’esilio. Per ragioni di sicurezza muterà il nome in contessa di “Lipona”, termine che era il perfetto anagramma di “Napoli”.

Isolata dal resto della famiglia, il 3 marzo 1818, Girolamo Bonaparte scrisse così a sua sorella Elisa: “Non spero niente per Carolina, sono anti-francesi e anti-famiglia – La nostra posizione in rapporto a Carolina, è un inferno, a lei non mi lega più niente”.

Carolina si trasferirà nel Castello di Frohsdorf in Austria con il generale Francesco Macdonald, antico ministro della Guerra, che è il suo amante (secondo alcuni, diverrà il suo secondo marito). Infine, nel 1832 le viene concesso il permesso di risiedere a Firenze, dove compra Palazzo Grifoni.

Durante gli anni trascorsi a Firenze, i figli della contessa di Lipona, nati dal matrimonio con Gioacchino Murat, vivevano lontani dalla madre: Luciano ed Achille si trovavano negli Stati Uniti, Letizia a Bologna, sposata al conte Pepoli e Luisa a Ravenna, unita in matrimonio al conte Rasponi.

Quella che veniva ancora considerata “la più pericolosa dei Bonaparte” non ottenne mai il permesso di andare a Roma a trovare la madre, con cui si era in parte riconciliata, e morì sola, con un veloce e nascosto funerale presso la Chiesa d’Ognissanti, dove tuttora riposa.

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