Intervista a Cino: "Il mio approccio? Istintivo e mai uguale!" - imusicfun
Cino

Cino, all’anagrafe Mattia Cerri, è un producer multiplatino e un autore Warner Chappell. 

Comincia a suonare molto giovane e si cimenta nei primi dj set, dopo aver frequentato lo IED di Milano inizia a lavorare come consulente per i brand nella creazione di una sound identity.

Qualche anno dopo diventa consulente musicale per la trasmissione televisiva “Quelli del Calcio” e durante il programma ha modo di incontrare i tantissimi artisti ospiti in trasmissione. Proprio in questa occasione conosce Marracash e in maniera completamente inaspettata decidono di collaborare al brano “Niente Canzoni D’Amore”.

Inizia così la sua carriera come produttore che lo porta a lavorare con tantissimi artisti della scena pop italiana tra cui Elodie, Fiorella Mannoia, Michele Bravi, Clementino, Mr. Rain, Alessandra Amoroso, Ghemon, Eros Ramazzotti, Shade, Federica Abbate e molti altri. 

La peculiarità delle sue produzioni è quella di riuscire ad attingere da stili diversi combinando elementi tipici della musica elettronica, tecno e da club ad una forte componente melodica e suonata, mettendosi al servizio dell’artista e della storia che vuole raccontare. 

 Cino, ad oggi, vanta la firma di diversi brani di grande successo, tra cui “Ascendente” di Elodie, “La hit dell’estate” di Shade, “Per le Strade Una Canzone” di Eros Ramazzotti con Luis Fonsi, “Quando un Desiderio Cade” di Michele Bravi e “Mariposa” di Fiorella Mannoia, brano in gara alla 74esima edizione del Festival di Sanremo. 

Intervista a Cino

Mi puoi tracciare un bilancio dell’esperienza al Festival di Sanremo 2024?

Sanremo per me è stato senz’altro uno spartiacque: da un lato la mia storia, musicalmente parlando, proviene da tutt’altra parte, tanto che il festival non l’ho mai davvero seguito ma piuttosto è sempre stato un sottofondo latente che, per la sua immensa risonanza, va a finire che comunque ne senti parlare.

D’altro canto, invece, il mio primo Sanremo come autore e produttore mi ha regalato una sorpresa ed un’emozione indescrivibile: sinceramente, non avrei mai pensato di provare un’emozione così grande nel sentire il tuo nome pronunciato su quel palco. Devo ammettere che ho decisamente sottovalutato questo suo “potere” così come i giorni che trascorri a Sanremo durante il festival ti regalano incontri e persone fantastiche. Da insider tutto ha un’altra luce e apprezzi profondamente l’impegno che sta dietro alla realizzazione di un’opera così storicamente importante. E proprio per questo, d’ora in avanti spero di tornarci sempre! 🙂

Sei originario del cremasco, una zona che ha dato i natali anche a Davide Simonetta, altro autore e producer di successo. Secondo te perchè musicalmente quella zona per anni è rimasta nascosta?

Penso che non ci sia un motivo vero e proprio, a volte è questione di destino, a volte di bravura, a volte di fortuna: in realtà, musicalmente parlando, Crema ed il cremasco non sono un territorio con delle tradizioni musicali così forti o identitarie: fa parte del grande calderone in cui la musica popolare che senti abitualmente alle sagre si mischia con quello che propongono le radio e le tv.

Credo invece che la provincia, in generale in tutta Italia, ti porti ad avere una fame atavica nel voler realizzare il tuo sogno: quanto più sei lontano da esso, quanto più devi impegnarti per muoverti verso il tuo obiettivo. Forse è questo il valore aggiunto da chi viene dal niente.

Come definisci oggi il tuo approccio musicale?

Istintivo e mai uguale per ogni canzone.

Qual è l’aspetto della tua musica che ti rende maggiormente orgoglioso?

Il mio senso di appartenenza. Penso di avere un mio modo di esprimermi attraverso la musica ed oramai credo di aver consolidato le mie radici che scendono a fondo nella musica techno così come nei temi melodici ed orchestrali delle grandi soundtrack.

Hai lavorato con i più grandi artisti italiani e non solo. Qual è la collaborazione che ancora oggi consideri la più sorprendente e inaspettata?

Tutt’ora quella con Fiorella! Mai e poi mai avrei pensato di aver l’opportunità ed il privilegio di poter lavorare insieme ad una leggenda della musica italiana. Ciò dimostra che il potere della musica è immenso e che non esistono confini se non quelli dettati – volutamente – dall’industria.

Qual è il segreto per essere credibili lavorando su generi diversi tra loro?

Bella domanda. Sinceramente nel music business odierno, e ti parlo di 2024, l’unica credibilità che mi pare di vedere contare nel mondo della musica mainstream sono i numeri: tu puoi scrivere, produrre o cantare quello che vuoi e l’unica cosa che importa è che faccia numeri. Non vedo particolari movimenti musicali legati ad un messaggio, uno schieramento politico, alla salvaguardia del pianeta, ai diritti di qualsiasi categoria o altro. Penso che quest’era discografica, sicuramente florida, sia comunque più consono definirla con tanti altri aggettivi più che con credibilità.

Hai avuto modo di collaborare anche con un artista internazionale come Luis Fonsi. Che ricordo hai di quell’esperienza?

Arricchente. Ho incontrato Luis Fonsi per la prima volta a Sanremo, in realtà dopo che la canzone era giù uscita, perché insieme ad Eros erano tra gli ospiti di quella edizione. Ci siamo conosciuti al ristorante, poco dopo l’esibizione, ed abbiamo trascorso un po’ di tempo insieme parlando di quanto fosse inaspettato il modo in cui la musica ti porta a collaborare. Ancora mi chiedo com’è stato possibile arrivare a lavorare con un artista del genere. E non di meno con Eros eh…

C’è un traguardo che ancora non hai raggiunto e a cui ambisci?

Ambisco ad essere un produttore completo e ad essere ancora qui tra tanti anni. Sto lavorando sodo, quotidianamente, per migliorare quegli aspetti che ancora non mi soddisfano e non mi permettono di essere come vorrei.

Qual è oggi, secondo te, il più grande pregio e il maggior limite della musica italiana?

Il più grande pregio è la creatività che noi italiani abbiamo intrinseca, per storia e tradizione. Siamo nati con i geni dei più grandi artisti che il mondo abbia mai conosciuto ed il nostro modo di pensare ed intendere la vita ci permette di stupire ogni volta che creiamo qualcosa. Il nostro più grande limite il campanilismo, il pensare che l’unico mondo che esista sia il nostro e che i confini siano quelli della penisola.

Chi è secondo te il principale artefice del successo della musica italiana anche all’estero?

Nel 2024? Spotify.