True Detective: Night Country, cosa si nasconde sotto il ghiaccio? La nostra intervista alla regista Issa López
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True Detective: Night Country, cosa si nasconde sotto il ghiaccio? La nostra intervista alla regista Issa López

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Con Jodie Foster e Kali Reis, la nuova stagione del crime drama antologico andrà in onda su Sky e in streaming su NOW da lunedì 15 gennaio.

True Detective: Night Country, cosa si nasconde sotto il ghiaccio? La nostra intervista alla regista Issa López

Dopo tre stagioni antologiche che hanno riscontrato grande attenzione da parte della critica e del pubblico, True Detective torna con un nuovo formato: una miniserie in sei episodi interamente ambientata in una Alaska avvolta dalla notte invernale. True Detective: Night Country vede protagoniste una leggenda dell'entertainment americano come la due volte premio Oscar Jodie Foster (Sotto accusa, Il silenzio degli innocenti) e la new entry Kali Reis, ex-pugile di successo adesso passata alla recitazione. Il cast comprende anche caratteristi di affidamento come John Hawkes, Christopher Eccleston e Fiona Shaw, mentre Nic Pizzolatto, che aveva scritto tutti gli episodi precedenti, ha passato il testimone alla messicana Issa López, sceneggiatrice e regista dell'intera quarta stagione. L'abbiamo incontrata a New York. Ecco cosa ci ha raccontato di Night Country, in Italia in onda in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW dal 15 gennaio ogni lunedì con un nuovo episodio.

La trama di True Detective: Night Country

Ambientata nell'immaginaria cittadina di Ennis, nelle gelide regioni artiche dell'Alaska, True Detective: Night Country segue Foster nei panni di Liz Danvers, una detective che collabora con la collega Evangeline Navarro (Reis) per risolvere il caso della scomparsa di otto uomini dalla Tsalal Arctic Research Station, la locale stazione di ricerca che gestivano. Muovendosi nella lunga notte invernale di questo luogo apparentemente dimenticato da Dio, le due detective, che non vanno perfettamente d'accordo, devono affrontare i loro demoni e l'oscurità per scoprire segreti sepolti e ben custoditi dal ghiaccio.

Intervista a Issa López

Cosa l'ha spinta a prendere le redini di uno show acclamato come True Detective?
La prima stagione di True Detective aveva creato una mix indimenticabile di indagine da crime-thriller con le atmosfere dell'horror. Io volevo in qualche modo rimanere fedele a quell'idea inserendola però in un nuovo contesto. Sono sempre stata un'appassionata di storie del mistero. Quando HBO mi ha contattato, ho detto loro che stavo pensando di realizzare un western ambientato in un paesaggio ghiacciato. Sono partita da quest'idea per costruire il setting principale di Night Country, dove due donne si trovano unite quasi loro malgrado ad affrontare qualcosa che si nasconde nel buio della notte che ricopre l'Alaska per giorni e giorni.

Lei viene dal cinema: lavorare per la serialità richiede un approccio diverso?
La televisione richiede una disciplina maggiore nella scrittura; devi costruire un cliffhanger per ogni episodio e devi mantenere fede alle attese dello spettatore seriale ancora e ancora. Il cinema è un medium che esige una maggiore sospensione dell'incredulità, vuole coinvolgerti in un numero di magia, mentre la televisione ti propina qualcosa di maggiormente accessibile, una storia e dei personaggi a cui quasi sempre puoi avvicinarti. Io ho voluto mischiare queste due componenti in Night Country, creando dei personaggi complessi che vivono in un mondo che nasconde pericoli continui. Sotto questo punto di vista la serialità si è avvicinata moltissimo al cinema negli ultimi anni.

True Detective: Night Country

Come si è trovata a lavorare con le due protagoniste?
Jodie si è avvicinata a questo progetto con professionalità che solo i grandi artisti posseggono, con la disciplina di un'atleta di livello mondiale. Devo ammettere che all'inizio non ero pronta ad accompagnarla fin dove voleva spingersi con il personaggio di Danvers. Ne abbiamo discusso a lungo per poi riscrivere questa figura di donna che nasconde molte incertezze, che possiede un passato in grado di tormentarla, un dolore che l'ha costretta a costruirsi una corazza fatta di rudezza e maniere sbrigative. Jodie ha dato tutta se stessa al personaggio, trasformandolo dalla donna indifesa che avevo immaginato in principio a un poliziotto dalla psicologia molto complessa e affascinante. Proprio per questo abbiamo dovuto alterare anche il personaggio di Navarro, con Kali che ha contribuito notevolmente a renderlo maggiormente sfaccettato: una donna che non sa a che mondo appartiene e che sta cercando di trovare la propria strada anche attraverso l'indagine che sta portando avanti.

C'è qualche film a cui si è ispirata per realizzare il notevole primo episodio?
Se mi fai questa domanda significa che conosci già la risposta: ovviamente La cosa di John Carpenter. Un film fin troppo avanti coi tempi nel momento in cui uscì nelle sale. L'atmosfera di continuo sospetto, l'orrore che si scatena all'improvviso e sconvolge i personaggi, erano cose che volevo riprodurre nello show. Oltre ovviamente all'ambientazione della stazione scientifica. Tutta la parte soprannaturale del film che in un certo modo viene nascosta, celata dietro il realismo della messa in scena, ho tentato di mescolarla con alcuni rimandi della mitologia creata da H.P. Lovecraft. Ma anche Alien di Ridley Scott e Shining di Stanley Kubrick hanno influenzato le mie scelte in un modo o nell'altro.

True Detective: Night Country

Ha quindi dovuto studiare l'iconografia e le regole dell'horror a fondo per questo progetto?
No, le conoscevo già molto bene. Io sono una vera geek, da bambina divoravo la letteratura horror, soprattutto Lovecraft ed Edgar Allan Poe. Volevo riportare quel senso di sconosciuto, di pericolo incombente dentro True Detective, qualcosa da cui la seconda e terza stagione, pur in maniera differente, avevano deviato. In Night Country ci sono elementi ancestrali che incombono sui personaggi, cose che sembrano essere esistite prima della Terra o delle stelle, e adesso si nascondono nel buio o nel ghiaccio, pronte per essere risvegliate.

È stato complesso girare interamente di notte?
A tratti è stato davvero impegnativo, con le temperature che scendevano ampiamente sotto lo zero e vere tempeste di neve. Abbiamo girato l'intera serie in Islanda, un territorio naturale magnifico che ci ha permesso di trovare le atmosfere e i luoghi che ci servivano per ricreare il senso di oppressione della storia, anche negli spazi ampi e desolati. Per fortuna abbiamo avuto esattamente quello che ci serviva, anche a livello di condizioni meteorologiche. Non è stata una sfida facile a livello produttivo ma sono orgogliosa del risultato che tutti insieme abbiamo ottenuto.

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