Louis Waters (Robert Redford) riceve una sera dalla sua vicina di casa Addie Moore (Jane Fonda) una singolare proposta: passare alcune notti insieme, per chiacchierare e addormentarsi l’uno accanto all’altra e sconfiggere così le rispettive solitudini. Entrambi sono vedovi e hanno superato i settant’anni; sebbene vicini da lungo tempo, non si sono mai conosciuti veramente. Louis accetta e lentamente tra i due nasce un’affettuosa amicizia, che si trasforma in un sentimento profondo e che porta un leggero scompiglio nella piccola città dove vivono (e dove tutti si conoscono).

Dal punto di vista strettamente cinematografico, non è certo un capolavoro Le nostre anime di notte, diretto da Ritesh Batra (Lunchbox) senza grandi guizzi registici e tratto dal romanzo omonimo di Kent Haruf. Ma il suo limite principale, quella semplicità di racconto in una storia che scorre tranquilla senza scossoni o forti conflitti che la animano, è anche forse il suo maggior pregio. Grazie alla presenza di due straordinari interpreti – Redford e Fonda, indimenticabile coppia anche in A piedi nudi nel parco – senza i quali è difficile immaginare il film, Le nostre anime di notte racconta con grazia e garbo una cosa difficilissima da raccontare al cinema: l’ordinarietà dell’amore, la sua naturalezza, la sua semplicità. E lo fa emozionando sinceramente lo spettatore con piccoli gesti, con frasi lasciate a metà, con un sottilissimo umorismo. Un amore che può sbocciare imprevisto a qualsiasi età, coinvolgendo persone normali in una normale cittadina di provincia, con alle spalle storie di vita vissuta anche dolorose e tragiche, come dolorosa e tragica spesso è la vita. Ed è apprezzabile che il film eviti alcune delle insidie maggiori delle pellicole sulla “terza età”, lo scadere nel grottesco o il lasciare un certo retrogusto di tristezza. Con Le nostre anime di notte siamo di fronte a una storia d’amore. Bella e semplice. Tutto qui. E ci basta.

Maria Elena Vagni