Pedro Almodóvar: la TOP 10 film per capire il regista spagnolo

Pedro Almodóvar: la TOP 10 film per capire il regista spagnolo

In tutta la sua carriera Pedro Almodóvar ha fatto dell’estetica un tratto distintivo ed originale. Ma quali sono le ragioni della sua ascesa a simbolo indiscusso del cinema spagnolo? Questa speciale classifica indaga proprio quelli che sono considerati i suoi film rappresentativi, non solo dal punto di vista estetico.
Pedro Almodóvar: la TOP 10 film per capire il regista spagnolo

Pedro Almodóvar è uno dei registi più influenti dell’ultimo secolo e certamente la voce più eminente del cinema spagnolo. La ricerca estetica riconoscibile e i temi tanto delicati quanto attuali che ha affrontato nelle sue pellicole lo hanno reso uno dei punti di riferimento non solo per la settima arte, ma anche per l’attivismo occidentale in fatto di femminismo, identità di genere e orientamento sessuale. 

Ma come ha fatto a diventare un simbolo spagnolo, così socialmente riconosciuto? La risposta non può che trovarsi nelle trame complesse delle sue pellicole e per questo andiamo ad indagare le sue migliori 10 pellicole per capire meglio come Pedro Almodóvar è diventato…Pedro Almodóvar.

10°- L’indiscreto fascino del peccato

L'indiscreto fascino del peccato di Pedro Almodòvar
L’indiscreto fascino del peccato di Pedro Almodóvar

Il titolo del film del 1983 è già un chiaro manifesto di molti temi cari al regista spagnolo. Protagonista femminile che vive ai margini della società, un omicidio e una serie di intricati collegamenti. Ma nel caso specifico di questo film, il dualismo che si interseca tra l’amor sacro e l’amor profano è il motore della vicenda.

La protagonista è Yolanda, cantante di night club madrileni, che, dopo aver trovato il corpo del marito morto, si rifugia in un convento per scampare alle possibili accuse della polizia. L’attenzione del regista si sposta però proprio nel mondo occulto che le suore si sono create, fatto di romanzi osceni e consumo e spaccio di eroina. Il film iconoclasta fece molto scandalo poiché sparava a zero sul mondo ecclesiastico, minandone i precetti fondamentali.

9°- Il Matador di Pedro Almodóvar 

Matador di Pedro Almodóvar
Matador di Pedro Almodóvar

L’ambiguità del ricorrente tema spagnolissimo della corrida fa il suo ingresso per la prima volta nel film del 1986, Matador. Non è la sola novità strutturale del cinema di Almodóvar, perché con questo film inizia uno dei suoi sodalizi più importanti. Almodóvar scrittura un giovane e sconosciuto Antonio Banderas per la parte di Angel, un allievo della scuola di corrida che soffre di vertigini che gli causano delle visioni.

Durante una lezione con il torero Diego Montes, Angel ha una visione di una donna che, durante un rapporto sessuale, trafigge a morte un uomo, proprio come un matador con il toro affrontato. Da qui una serie infinita di eventi intrecciati che toccano tutti i temi più affrontati dal regista tra cui l’omosessualità, la violenza e la perversione sessuali e il peso onnipresente della religione.

L’indagine su questi temi è propria della tradizione artistica spagnola che, in un ideale fil rouge temporale, lo collegano all’esperienza artistica di Goya e ancor più al cinema surrealista di Luis Buñuel (qui per un’analisi approfondita del regista aragonese).

8°- Il Dolore e la Gloria di Pedro Almodóvar 

Antonio Banderas in Dolor y Gloria
Antonio Banderas in Dolor y Gloria

Facciamo un salto molto in avanti con il film del 2019, acclamatissimo dalla critica, Dolor y Gloria. Film autobiografico con Banderas (e chi se non lui, per altro premiato a Cannes) nei panni di Salvador, un regista omosessuale famoso ora in fase calante sia fisicamente che artisticamente. Anche qui un susseguirsi di argomenti cult del suo cinema come la malattia, il rapporto complesso madre-figlio e la dipendenza da droghe (spesso sceglie l’eroina perché più invasiva e violenta nel gesto).

In tutti i posti dove il personaggio di Antonio è stato, ci sono stato anche io, la casa di Salvador è una copia della mia, ci sono i miei mobili, i miei quadri, tutto quello che nel film non ho vissuto potrei però averlo vissuto”. Queste le parole dello stesso Almodóvar per far capire quanto questo film sia un unicum nella sua filmografia, utile quanto mai alla comprensione del suo cinema.

7°- Il matriarcato di Volver

Penelope Cruz in Volver
Penelope Cruz in Volver

Per il suo Volver, Almodóvar sceglie un cast praticamente tutto al femminile (l’unico uomo viene ucciso quasi subito) comandato dalla sua musa Penelope Cruz, nominata agli Oscar e trionfatrice a Cannes. Il film è polarizzato sull’amore materno contro le violenze del mondo, e il regista ha tenuto a sottolineare uno dei suoi (e dei nostri) principali riferimenti filmici sul tema, mostrando nella scena Irene (Carmen Maura, altra attrice fedelissima di Almodóvar) mentre guarda in TV Bellissima di Luchino Visconti.

Alle tematiche tipiche, in questo film Almodóvar si cimenta con la dimensione sociale e religiosa del paranormale, e lo utilizza come strumento narrativo per un thriller realistico.

6°- Lègami o Legàmi?

Scena tratta da Lègami! di Pedro Almodóvar
Scena tratta da Lègami! di Pedro Almodóvar

La domanda non è lecita perché la risposta è nel titolo. L’imperativo sottolineato dal punto esclamativo non lascia interpretazione. Ma il protagonista occulto di questo film è il legame tra Ricky (Antonio Banderas), giovane ragazzo da poco uscito da una casa di cura, e l’oggetto del suo desiderio, la pornostar tossicodipendente Marina (Victoria Abril). La pedina, la stalkera e infine si intrufola in casa sua e la sequestra. La lega al letto e la imbavaglia, accecato dal suo progetto perverso di sposarla e avere dei figli da lei. Banderas anticipa di un solo anno la simile interpretazione di Kathy Bates in Misery non deve morire

5°- Donne sull’orlo di una crisi di nervi

Antonio Banderas e due delle donne "cubiste" sull'orlo di una crisi di nervi
Antonio Banderas e due delle donne “cubiste” sull’orlo di una crisi di nervi

L’universo femminile è l’argomento più gettonato nel cinema di Almodóvar. In Donne sull’orlo di una crisi di nervi si manifesta in una commedia degli equivoci, sofisticata da un’estetica coloristica ricercata. Nelle scenografie di Almodóvar domina indiscusso il rosso, colore simbolo di amore e violenza, nonché emblema della Spagna e icona di lotta per i diritti delle donne.

Parti integranti dell’estetica almodovariana sono le sue attrici. Rossy De Palma è l’esempio più lampante di una “maschera” almodovariana, già narrativa di per sé e indirizzata verso un’estetica cubista spagnola (vedasi anche le varie locandine, tutte di chiara influenza Picasso e Braque). In questa pellicola si inserisce il tema del viaggio come “fuga” e ritorno, poi fondante per Tutto su mia madre, Parla con lei e La mala educación.

4°- La pelle che abito

Scena tratta da La pelle che abito di Pedro Almodòvar
Scena tratta da La pelle che abito di Pedro Almodóvar

Forse La pelle che abito è il film narrativamente più complesso e intricato di Pedro Almodóvar che ricostruisce il tessuto della sua pellicola esattamente come il suo perverso protagonista, il dottor Robert Ledgard (Antonio Banderas). Di professione chirurgo plastico, Ledgard vive isolato nella sua villa e passa la sua esistenza a sperimentare una nuova pelle sintetica che avrebbe potuto salvare la moglie, morta in un incendio a seguito di un incidente stradale.

Ledgard non si dà pace e con freddezza scientifica si trasforma in un Mengele della chirurgia plastica, superando il limite etico della trangenesi e sperimentando su cavie umane il suo prodotto. Il thriller è tra i più crudi di Almodóvar e l’estetica si fa sempre più noir, tanto che inizialmente il regista decise di girarlo in bianco e nero.

3°- Tutto su mia madre

Scena quasi pop art di Tutto su mia madre
Scena quasi pop art di Tutto su mia madre

Film del 1999, capolavoro di Pedro Almodóvar, Tutto su mia madre vince ai primi Oscar del secondo millennio come Miglior film straniero. Madrid ospita la tragedia iniziale. Manuela (Cecilia Roth) e suo figlio Esteban sono a teatro a vedere Un tram chiamato desiderio. Alla fine dello spettacolo, sotto una pioggia torrenziale, attendono l’uscita dell’attrice per un autografo, ma quest’ultima si rifugia subito in auto per non bagnarsi. Esteban, nel rincorrere l’auto, viene travolto e ucciso sulla strada.

Da qui il dramma di una madre sofferente per non aver rivelato al figlio l’identità del padre. Cos’ Manuela decide di compiere un viaggio per esaudire il desiderio del figlio morto e arriva a Barcellona alla ricerca del transessuale Lola, padre ignaro di Esteban. L’umanità e la sensibilità che traspaiono da questa pellicola sono riassunte nella scena del viaggio in treno da Barcellona a Madrid, in cui il tunnel è metafora di un parto di rinascita.

2° – Pedro Almodóvar Parla con lei

Parla con lei di Pedro Almodóvar
Parla con lei di Pedro Almodóvar

Con Parla con lei, Pedro Almodóvar ottiene finalmente il premio più ambizioso per la sceneggiatura. Un Oscar per il dramma costruito su due binari in cui i due protagonisti sono Marco, scrittore argentino, e l’infermiere eccentrico Benigno. I due si incontrano per la prima volta a teatro casualmente e Benigno viene attirato dalla commozione di Marco.

Passano i mesi e nel frattempo, Marco si è innamorato di Lydia, una famosa torera che subisce un gravissimo infortunio ed entra in coma. Viene ricoverata nella clinica dove lavora anche Benigno, che si occupa amorevolmente di Alicia, un’altra ragazza in coma. La trama disegnata da Pedro Almodóvar è avvincente e ricca di colpi di scena, con picchi di estetica sfocianti anche nel metacinema.

1°- La mala educación di Pedro Almodóvar

Gabriel Garcia Bernal ne La mala educaciòn
Gabriel Garcia Bernal ne La mala educaciòn

Il racconto, in parte autobiografico, è una perfetta sintesi di tutti gli intenti sociali, le tematiche e l’estetica dell’Almodrama. Con la differenza che l’excurus sull’indagine del primi turbamenti sessuali parte in età adolescenziale. Gabriel Garcia Bernal (altro grande nome uscito dalla fucina spagnola) è Juan, un ragazzo con il sogno del cinema che si finge suo fratello Ignacio per poter essere scritturato dal regista Enrique, primo amore di Ignacio.

Il film torna negli anni ’60 sui banchi di una scuola cattolica di Madrid, dove Ignacio ed Enrique sperimentano le loro pulsioni omosessuali, sotto l’occhio vigile e malato di Padre Manolo. Quest’ultimo abusa di Ignacio e fa allontanare Enrique dal collegio. Segue una serie di vendette, violenze sessuali, finzioni e amori che fanno di questa pellicola uno dei più drammatici quadri dipinti su pellicola da Pedro Almodóvar.

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