Editoriali
La campagna elettorale per il secondo mandato di Ursula von der Leyen in Polonia
La Commissione europea ha annunciato che ritirerà la procedura dell'articolo 7 del trattato contro la Polonia per violazione grave dello stato di diritto, minato da otto anni di deriva illiberale. Una buona notizia per Donald Tusk, che però rischia di aiutare l'estrema destra
La Commissione europea ieri ha annunciato la sua intenzione di ritirare la procedura dell’articolo 7 del trattato contro la Polonia per violazione grave dello stato di diritto ed è una buona notizia per Donald Tusk. Dopo essere riuscito a cacciare i nazionalisti del PiS dal potere a novembre, il primo ministro e il suo governo sono impegnati nel difficile compito di ricostruire le fondamenta della democrazia polacca, minate da otto anni di deriva illiberale. Secondo la Commissione “la Polonia ha varato una serie di misure legislative e non legislative per affrontare le preoccupazioni sull’indipendenza del sistema giudiziario, ha riconosciuto il primato del diritto comunitario e si è impegnata ad attuare tutte le sentenze della Corte di Giustizia dell’Ue e della Corte europea dei diritti dell’uomo in materia di stato di diritto, compresa l’indipendenza della magistratura”. Di conseguenza – agli occhi della Commissione – “non esiste più un rischio evidente di violazione grave dello stato di diritto”. Quello della Commissione è soprattutto un incoraggiamento ad andare avanti. La sfida di Tusk non è ancora finita ed è resa più complicata dall’infiltrazione del PiS nei vari livelli del potere in Polonia, a partire dal presidente, Andrzej Duda, che può mettere il veto a tutte le leggi approvate dal Parlamento.
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