Synopsis
During Fascism and after WWII, a school porter sacrifices himself so his son, who is slightly ashamed of a lowly background, can become a respected professor.The film also takes a few jabs at Italy's rapid governmental reshuffles.
1946 ‘Mio figlio professore’ Directed by Renato Castellani
During Fascism and after WWII, a school porter sacrifices himself so his son, who is slightly ashamed of a lowly background, can become a respected professor.The film also takes a few jabs at Italy's rapid governmental reshuffles.
Aldo Fabrizi Giorgio De Lullo Mario Pisu Diana Nava Lisetta Nava Pinuccia Nava Nando Bruno Guido Agnoletti Raffaele Caporilli Diego Calcagno Gino Cavalieri Gaetano Chiurazzi Armando Libianchi Ennio Flaiano Francesco Jovine Gianna Perea Labia Aldo Mattiacci Paolo Monelli Ercole Patti Attilio Riccio Mario Soldati
Aldo Fabrizi Renato Castellani Suso Cecchi d'Amico Fausto Tozzi Aldo De Benedetti Fulvio Palmieri Emilio Cecchi
Meu Filho Professor, My Son, the Professor, Professor, My Son
Part of the Composed by Nino Rota collection.
In a very rare interview someone on the crew actually shoves a cigarette into Rota’s face while he’s talking, on camera. (No this was not normal, not even for the 60’s, not even for Italy.) This catches Rota off guard as you can see here but then he takes the cigarette and continues talking. A moment later the hand come from off screen again, this time to offer him a light.
“Oh, I don’t smoke” Rota says smiling.
“Then why did you take the cigarette?”
Why indeed? He stumbles around for an answer and finally says “As a souvenir” and he laughs and everybody on the crew laughs with him.
In a…
I didn't know how engaged I was in this story until hints of tears appeared in front of my eyes at the end of it! Aldo Fabrizi was brilliant!
Un uomo diventa padre e decide subito che il figlio da grande dovrà diventare professore nella scuola presso la quale lavora come bidello. Inizia una narrazione monotematica, fatta di quell’autocommiserazione retorica tipica di un certo cinema italiano del secondo dopoguerra, di cui però subiamo le conseguenza ancora oggi quando tentiamo di esportare all’estero un film in cui gli italiani non sembrano dei poveracci. Non c’è costruzione dei personaggi, soltanto pedine utili per una storia parecchio melensa, che vorrebbe raccontare un’ingiustizia classista, ma finisce nell’annoiare per la sua continua ricerca di ogni stratagemma possibile per creare del melodramma vittimista.
Orazio Belli è custode e bidello di un liceo romano dai primi anni venti fino alla fine della guerra. Si prende cura da solo del figlio a cui ha riservato dalla nascita il destino di professore, come volontà di riscatto dal suo ruolo. Il figlio cresce, va a studiare fuori e diventa insegnante in provincia, infine viene trasferito nel liceo dove è nato ma si mostra imbarazzato dalla figura paterna.
In piena epoca neorealista, Castellani dipinge, con i toni della commedia agrodolce, uno spaccato di Italia che attraversa l'intero ventennio fascista senza mai toccarne con mano le nefaste conseguenze. Solo due momenti, seppure chiave del film, sfruttano il periodo temporale: l'esilio del professore mentore di Orazio jr. e la raccomandazione richiesta per l'esenzione della chiamata alle armi.
Magistrale, come di consueto, l'interpretazione di Fabrizi che regge da solo l'intero film, fino all'amarissimo finis.